Renato Pigliacampo, il "Guerriero del silenzio", è stato scrittore, poeta, linguista e sociologo, ricercatore scientifico, infaticabile animatore delle lotte per i diritti degli handicappati, in particolare delle persone sorde, di cui condivideva il medesimo "amaro fardello".
È scomparso il 29 giugno 2015, a solo 67 anni. Aveva appena completato il suo ultimo romanzo.
Di seguito come si presentava su questo sito.

Salve!
Come ogni sito personale s’apre con la presentazione del titolare che comunica la sua storia, personalità e sensibilità, così dico di me….

Sono nato vicino al Borgo Selvaggio:

All’estremo lembo di ponente di Recanati
in territorio Cantalupo, a Bagnolo
specchiatosi nel verde di Montefano,
in quelle terre d’humus di conti Degli Azzoni,
io venni alla vita un ventinove del Quarantotto.
Terra terra mio sangue di uomini ferrigni
e su, alto, sui palazzi di città blasoni
di nobili famiglie (…)

Prima di leggere libri, ho appreso dal vergaro della valle a conoscere e interpretare la natura.
A dodici anni – quando i sogni s’aprivano verso mete possibili oltre i monti azzurri cantati di Leopardi – una malattia mi immerse nel Silenzio.
Fughe per l’Italia in cerca della Guarigione.
L’arte di Ippocrate non risanò il senso dell’udito ferito.
In quegli anni non c’era il progetto d’integrazione dei disabili nella scuola. Fui vagabondo in varie scuole specializzate. A contatto con i simili, che sfoggiavano la lingua dei segni, compresi molto, «entrai intuitivamente nell’uomo».
Di poi aprii percorsi culturali-sportivi-politici-associativi-sociali con una iperattività e presenza da essere etichettato «il Guerriero del Silenzio».
Ma un Guerriero senza armi è un guerriero morto. Le mie “armi” potevano essere la cultura, la ricerca.
Laureatomi con lode in Pedagogia in indirizzo psicologico a “La Sapienza” di Roma, continuai gli studi ottenendo il dottorato in Sociologia e Ricerca Sociale; di poi approfondii gli studi psicolinguistici. Dopo sette anni d’insegnamento in una scuola speciale, tornai nel territorio d’origine per svolgere presso l’ASL la professione di psicologo (il primo «non udente» iscritto all’Albo).

Oggi continuo ad insegnare, studiare, scrivere, narrare, lottare… ma - se mi volgo dietro - scopro di aver coperto smisurate distanze.
La scheda biografica lo ricorda..
«Non essere presuntuoso» mi dico. Non voglio esserlo! Vorrei che i giovani – in particolare i ragazzi sordi - vedano in me, se mi è consentito dirlo, un esempio di riscatto dall’avverso destino.
Questo è certo: nessuno mi ha mai comandato a bacchetta né mi sono prestato al conformismo.

Caricaaaaaaaaaa!

Buon viaggio.