Formazione e Nuovi Media

Modelli culturali ed organizzativi per le
tecnologie della formazione

bullet1Prefazione

Le possibilità e potenzialità (forse in parte ancora in nuce) offerte dai nuovi media alla formazione sia aziendale che istituzionale, di ogni ordine e grado, è certamente un argomento non solo accademicamente interessante ma anche estremamente applicativo.
Non mancano certamente saggi che, da varie prospettive e/o angolazioni, ne affrontano la tematica ma già il sottotitolo di questo pregevole lavoro di Marco Pigliacampo, "Modelli culturali ed organizzativi per le tecnologie della formazione", costituisce non solo il tema conduttore del lavoro stesso bensì quella che ritengo sia la "giusta chiave" per il binomio "formazione-new media", ovvero il costante e necessario reembedding (per dirla alla Giddens) del mezzo nel contesto, senza il quale riancoraggio le effettive possibilità/potenzialità dei new media per la formazione correrebbero il rischio di una vanificazione degli stessi in un uso ritualistico di efficacia marginale, anche se di apparente efficienza.

Pigliacampo richiama infatti l’attenzione di noi tutti sui temi di fondo che devono premettere (quasi a guisa dei prerequisiti simmeliani) ed accompagnare le logiche e le prassi new-mediali per la formazione (il nuovo paradigma formativo, il sistema culturale di riferimento, il cambiamento sistemico, ecc.) da un lato; dall’altro, ed in maniera non solo tecnica (che pure è assolutamente indispensabile dato l’argomento) ma anche profondamente concettuale, vengono esplorati i territori dei new media nelle loro sfaccettature ed implicazioni. Ne risulta un quadro complessivo (mi si perdoni il gioco di parole) "complesso" e né può essere altrimenti, un quadro che non consente semplificazioni e/o facili entusiasmi così come atteggiamenti apocalittici e neo-luddismi di ritorno, bensì solo una costante necessità di ricerca, sperimentazione e costruzione di ambiti teorici suscettibili sempre di revisione e perfezionamento.

Il "sapere" in questo testo è "robusto"; ovvero Pigliacampo non si limita ad un approccio lineare nella trattazione del tema ma cerca di rintracciare, attraverso una riflessione sui principali contributi multidisciplinari (come psicologia cognitiva, sociologia, teoria culturale delle organizzazioni, cibernetica, andragogia), un quadro compiuto di riferimento che è allo stesso tempo una solida base per sviluppi futuri.
La formazione, questa "pratica sociale problematica" (come la definì compiutamente Margiotta), può ovviamente arricchirsi degli apporti delle nuove tecnologie della comunicazione perché la formazione (qualsivoglia attività formativa) è sempre e comunque "comunicazione", nel senso più pieno di "comunicare a" (trasmissione) e di "comunicare con" (relazione) ma anche nella logica di "contesto" ove viene a svolgersi e finalizzata alla costruzione di un "senso" condiviso che è ciò che rende di fatto possibile l’apprendimento e ne consente, conseguentemente, lo sviluppo personale ed organizzativo: ben venga quindi questo lavoro che aiuta ad un seria riflessione sulle tematiche affrontate.


Pierfranco Malizia
Sociologia dell'organizzazione
Università di Teramo
LUMSA di Roma


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