L’ENS che «era» e l’ENS «virtuale» di oggi (Primo Flash)

Maggio 20th, 2013

Non è facile capire e addentrarsi nell’Ente Nazionale Sordi perché, ogni parola, potrebbe essere fraintesa sia dai protagonisti che dagli udenti che non hanno a che fare col mondo del Silenzio o, soprattutto, quelli che hanno contatti quotidiani, per lavoro, con i sordi.

Attualmente è al vertice dell’Ente associativo di diritto privato il signor Giuseppe Petrucci, agrigentino. Ci sono molte cose  da dire sulla gestione dell’ENS. La maggior parte dei Soci è alla finestra aspettando gli eventi.

Quali? I giornali hanno scritto parecchio sull’ENS, innanzitutto Il Fatto Quotidiano che, per due volte, è intervenuto con due articoli del giornalista Paolo Tessadri: l’uno pubblicato il 10 ottobre 2012 col titolo «Soldi e immobili, l’Ente Sordi dissanguato», l’altro il 22 febbraio 2013 «Ente sordi, spese allegre: rimborsi, vestiti e case di lusso» sempre a firma di Paolo Tessadri.

Le risposte della presidenza non sono state sufficientemente tranquillizzanti per i tesserati che, dobbiamo ricordarlo, hanno mensilmente una trattenuta dall’INPS sulla propria indennità di comunicazione per una precedente convenzione ENS-INPS nel periodo della presidenza Collu. Ovviamente la trattenuta non è tassativa. Il Socio può decidere di versare la quota direttamente alla propria Sezione di appartenenza, NdA). Pertanto è democrazia amministrativa che, i soldi versati dai sordi soci, siano resi pubblici secondo le voci di spesa. In un prospetto esplicito nel sito dell’ENS centrale. Comunque sia, il bilancio preventivo e consuntivo dell’ENS diventa un fatto di trasparenza necessario per tranquillizzare tutti i Soci.(Nel caso di bilanci l’ENS pubblicizza le proprie decisioni sia agli organi interni che a quelli di vigilanza e, ovviamente, ha i propri sindaci, NdA).

Alle denunce della stampa il presidente ha replicato con risposte che non rientrano nel nostro giudizio se hanno un fondamento o se siano carenti. Comunque sia, ci sono state interrogazioni parlamentari. Il ministero vigilante (dobbiamo ricordare che l’ENS riceve contributi annuali dallo Stato) ha inviato la GdF. I Soci stanno aspettando le indagini dei competenti organi. Vogliono essere informati. Non è possibile prendere per oro colato tutto ciò che è detto da una parte. Comunque sia, ogni socio effettivo, può rivolgersi ad un avvocato e chiedere agli organi competenti sul fine statutario di quanto versa mensilmente all’ENS.

E’ pur vero che l’approvazione del bilancio, dapprima preventivo e poi consuntivo, da parte del CD e poi dal Consiglio  Nazionale, può avere un significato di correttezza (…).. Ma la situazione dei sordi italiani è drammatica: una  dispersione di potenzialità scolastiche e culturali senza precedenti! E questo nel menefreghismo delle Istituzioni! Nelle insinuazioni generali degli iscritti.

Restiamo con delle domande che via via tenteremo di porre. La prima: l’ENS ha ancora utilità d’esistere nel contesto socioculturale di oggi? Molti dicono di sì, altri ammettono che bisogna intervenire perché lo Stato non ha compiutamente portato a termine la riforma del passaggio delle competenze agli Enti Locali. Vedi  il DPR 31 marzo 1979 e successive Leggi, di cui  la Legge 104/92. Cosicché oggi abbiamo disparità di interventi per la stessa disabilità. Ogni regione legifera  secondo i propri rappresentanti politici.

RICERCA DI PERDONO

Aprile 1st, 2013

  

Lascia che ti parli del mio Silenzio
di solitudine in attesa di sera –
sera adagiata sul litorale
col soffio di brezza di mare
capelli arruffati sconvolgono
aggrovigli di neurali voci
che intonano nell’udito ferito

«Non sei più il mio sposo.»
Più che fuggito in Potentia esiliato

interrogandomi perché è stato?
Oggi non so più chiedere «perdono»
perché è un’azione che si fa a due voci.
Nella clessidra la rena discende e
il tempo del nostro amore è finito
resto a mirare lontano basito
(…)

IL DRAMMA INVISIBILE DELLA SCOLARIZZAZIONE DEI SORDI

Aprile 1st, 2013

DRAMMA INVISIBILE DELLA SCOLARIZZAZIONE DEI SORDI
Siamo nel 2013, tempo in cui la scuola italiana si barcamena per una didattica per i disabili  proposta  dai «docenti di sostegno» (notate  bene la terminologia), senza che i dirigenti dei ministeri proponenti e/o programmano i corsi di specializzazione indichino, con umiltà e competenza, a quali disabili si riferiscono i loro programmi. Perché dobbiamo dirlo ad alta voce: le difficoltà di approfondire l’incarico professionale dei docenti, faticoso, spesso cozza contro i confusi pastrocchi degli emendamenti e Circolari del MIUR che, alla  fine, non rispondono ai Bisogni Educativi Speciali (BES). Ciò ha indotto qualche docente di «sostegno» di fare di tutta l’erba un fascio.  Ecco che i loro direttori scolatici osannano, nei convegni o negli incontri con i colleghi delle Scuole territoriali, che la disabilità è superabile quando non se ne tiene conto (sic!).  E’ una sortita per non avere grane giuridiche. Al contrario, la questione è presente perché deve essere il docente, veramente capace, a rimuovere gli ostacoli per mezzo di una programmazione didattica efficace, ricorrendo ad approfondite conoscenze nosologiche e psicologiche per  rispondere ai bisogni del suo scolaro  meravigliosamente speciale.

Amo così riferirmi al soggetto con problemi di disabilità, portando più attenzione nei  confronti del mio simile, il quale sperimenta, come me, il deficit dell’ascolto.  A questo punto dobbiamo renderci conto che troppi insegnanti occupano la cattedra del «sostegno» senza avere formazione adeguata nelle discipline pedagogiche, psicologiche e neurologiche in genere! Non parliamo poi di una didattica specializzata per l’istruzione dei sordi proveniente dallo studio e dalla ricerca della peculiarità delle aree mentali che entrano in gioco nel processo di apprendimento.    

Poi è fondamentale porre l’attenzione sulla comunicazione fra docente e discente. Insegnare al sordo, senza possedere lo «strumento» di relazione, è come l’istruttore che intende insegnare a nuotare a un bambino con la vasca vuota d’acqua! IL BES pertanto deve essere programmato con gli specialisti della didattica, ovviamente presenti psicologi e psicopedagogisti specializzati, vale a dire professionisti che facciano parte di un’équipe territoriale operante per l’inclusione.

E qui sorge la legittima domanda: che cos’è l’inclusione? La risposta che riteniamo idonea è quella che si prefigge l’obiettivo per il soggetto di confrontarsi con i coetanei nella modalità più appropriata perché manifesti le potenzialità psicointellettive proprie dell’età cronologica. E’ uno sforzo immane del docente specializzato che, così operando, favorisce anche – diciamo pure migliora – i processi di apprendimento degli scolari udenti che sperimentano acquisizioni fondate particolarmente sul canale sonoro acustico. Sono mancanze che talvolta sfuggono ai docenti di cattedra e/o agli psicopedagogisti. Oggi evitiamo di comparare, con un monitoraggio valutativo serio ed efficace, la preparazione didattica raggiunta dallo scolaro con deficit uditivo rispetto il coetaneo udente, dando priorità al sovraccarico di sedute logopediche, giustificandole che, quando il piccolo sarà capace di parlare i codici dei coetanei, sarà «normale», quindi superata la disabilità dell’ascolto!. Trattando il bambino su questa direttiva si considera esclusivamente soggetto da riabilitare, ossia un malato. I genitori sono spesso terrorizzati della disabilità del figlio perché esibiscono la propria normalità percettiva, o quella dei fratelli, o cugini come metro di paragone, finendo di non rendersi conto che il figlio non si adegua agli altri perché non ha risposte ha propri bisogni educativi speciali. E’ la stessa cosa del bambino superdotato quando si annoia in una classe non programmata per la sua dinamica di apprendimento: psicologi e insegnanti esprimono giudizi impropri, piuttosto che analizzare i motivi della svogliatezza, dell’assenza all’attenzione  di apprendimento. (…)

Renato Pigliacampo

Cfr Scuola di Silenzio, Lettera ad una  Ministro (e dintorni), Armando, Roma 2006.

 

Protetto: 12.03. 2001) L’ISOLA DEL SILENZIO

Marzo 28th, 2013

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L’Informazione

Febbraio 25th, 2013

(25.11.1996) L’informazione sociale è concretizzata verso la persona; il «segno» è dunque mirato trasformandosi via via in «simbolo». I simboli/codici  riguardanti la nostra lingua non sono sufficientemente diffusi nel nostro Paese: e non lo sono perché i sordi del passato sono stati tenuti nascosti; e ancora oggi non ci sono persone qualificate per dare «risposte» linguistiche sulla ricchezza di questi simboli. Allora questi simboli, da non confondere coi «segni» della comunicazione della lingua segnica-visiva finiscono per essere mera coreografia o prestigio per pochi.

Protetto: IL CORAGGIO DI AMARE IL SILENZIO

Febbraio 10th, 2013

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L’ostacolo dei sordi è «il sordo»

Settembre 18th, 2012

Sei un abisso d’ignoranza

simile a chi è senza cognizione.

Non è colpa tua. Poco ti hanno istruito.

Ogni giorno maneggiavi parole

su tonalità di voci e sintassi.

Ma l’Ostacolo regnava tristo e

per la mente la loquela spenta

attendendo infuso di gesto vocale.

Hai disperso il canto, poeta: e il sogno.

Svaghi nelle sere sul litorale

per non cedere alla Prepotenza e

invitti si credono nella Menzogna.

L’Angelo ritornerà sulla Terra

non celando i misteri di Dio e

aspre saette sulle istituzioni e

nella pugnace lotta prevarrà.

«Era un uomo» qualcuno dice.

«Che resta di lui?» insiste. «Un’icona.»

Laura, studiosa di pedagogia, dice:

«L’Ostacolo dei sordi è il sordo

INDIZIO FRATERNO

Settembre 5th, 2012

Mi è accanto in silezio
sulla spiaggia per Numana.

Scalcia l’acqua sospirando sogni. 

Dice senza voce: «Hai sbagliato tutto.»

Leggo le labbra. Perplessi

guardandoci negli occhi proseguiamo.

Pensa che appartenga all’albo dei falliti:

io lo stesso di lui.

Così tanto ci rispettiamo!

«L’Adriatico è mutato» dico.

«Il mare di allora bambino.»

Ride, ironìa strana

segna il volto bellissimo.

«Hai sbagliato tutto» insiste.

«Potevi restare in città, colà

avresti fatto soldi, dicevi alla radio

con Zavattini, un’altra spinta e… »

Comprendo il discorrere labioleggendo.

Ha dato pugni pesanti sui ring d’Italia

ma le labbra son quelle di mamma.

Ridice dell’ingenuità del ritorno.

…………………………………….

Lontano fisso orizzonte di cielo

nel quale m’abbeverai fanciullo

nell’onda ancor cara al suono

sullo scoglio amico e gabbiani

schiamazzanti nel gironzare.

Con Ermanno vado a piedi nudi.

E’ stato un sogno rivisitato.

Guarda le sue mani potenti.

«A metà fu abbuiata la mia strada»

afferma. «Potevi tu l’ultimo sforzo

Non sapevo dei suoi sogni di gloria

e dolore. Sconosciuto fratello.

«Vedi, talvolta i luoghi t’invocano.»

Sorride bagnandosi il volto d’acqua di mare

gonfie gocce gli cadono sul viso abbronzato

guardandolo nella vitalità che prorompe

comprendo la materia che cinge sua vita.

Il silenzio regna anche verso Numana:

il Cònero si protende gibboso sul mare.

«Finiremo tutti dentro» dice.

Ha capito che ho scelto l’ideale

Mare azzurro di giuliva infanzia

volteggiano ad ali spiegate gabbiani

nell’ultimo volo alla costa.

L’onda che giunge nasconde le lacrime.

«Difficile restare» aggiungo.

Da Renato Pigliacampo, Dal silenzio, Forum/Quinta Generazione, Forlì 1983.

L’America che condanna gli handicapati a morte.

Agosto 14th, 2012

Il 54enne Marvin Wilson, afroamericano del Texas, nel 1992 uccise uno spacciatore di droga informatore della polizia. Le indagini successive hanno dimostrato che il suo Q.I. è di 61,  pertanto oltre  il limite di 70 che definisce il «titardo mentale». Secondo i giudici era in grado di capire quando commise il delitto. Dal 1976 la Costituzione americana ha permesso la ripesa degli omicidi legali. Alcune esecuzioni non sono accompagnate da un battage pubblicitario, alla chetichella si accompgna  i condannati al patibolo. Si può discutere alla lunga sulla condanna a morte degli handicappati. Ma il test per conoscere il Q.I. di Wilson sembra viziato dalla somministrazione erronea di test. La verità è evidente: gli usa, grande Paese, che  risolve il possibile e, talvolta, l’impossibile non riesce ad interpretare lo status mentale di un suo cittadino per stabilire se è sano di mente o no. Conta poco ricercare se l’azione di Marvin sia  dovuta ad un impulso irrefrenabile, oppure da un incallito assassino seriale (…). A tutt’oggi 3.251 detenuti sono rinchiusi nel settore “braccio di morte” in attea d’essere giustiziata. In molti Stati americani è in vigore l’omicidio legale. Durante il nazismo, i deportati venivano selezionati, separati per status fisico e, talvolta, per informazione (omosessuali, zingari ecc.), gli scartati venivano inviati alla camera a gas. La grande  America fa letteralmente pena: la  Corte federale si lava le mani, come  Ponzio Pilato, sulle sentenze emesse dai Giudici degli Stati. La legge degli Stati prevale sulla legge della nazione. Lavarsi le mani fa comodo a parecchi: e avviene quando ci costa fatica decidere perché, nella decisione intrapresa, perdiamo uno status che ci inchioda al conformismo:  Che cos’è la deocrazia se non che una cnfessione di perdono verso chi ha sbagliato anche nel momento efferato di un delitto? La legge, che condanna a morte, l’approva  l’uomo che, seduto in un consesso elettivo, sta esercitando un’azione che, quasi mai, ha sperimentato di  persona nella miseria e nell’umiliazione di chi, ora, manda al patibolo     decidendo «condanna a morte!». Così l’handicappato è condannato due volte: prima nella società dei cosiddetti  normododati che non l’ha assistito  con strutture e personale qualificato nella  sua specifica condizione e, poi,  è scaraventarlo nel cestino dei rifiuti. L’America, grande paese, si condanna da sola con certe azioni,  per ritrovarsi al pie’ di altri paesi verso i quali pontifica la sua democrazia.

La società fantasma o del pressappoco

Agosto 8th, 2012

(21.11.1996) Molti sordi convivono con un’idea estranea alla loro natura, ossia il «fantasma» della sordità rifiutata. Rincorrono la vocalità dell’udente, hanno la fisima di voler parlare come essi, finendo per conseguire l’obiettivo di una «normalità del pressappoco o fantasma» (Goffman, 1983).