Comunità sorda e…

Settembre 24th, 2007

In tanti anni di convivenza con le persone con gravi problemi d’udito, ho notato che la loro (nostra) tragedia non è la disabilità dell’ascolto, ma la continua pressione della società di maggioranza di «farci udenti». Il fatto che scriva società di maggioranza significa che riconosco nei sordi una società di minoranza (B. Mottez, 1983) e, come tutte le piccole comunità, costretta a subire quella. Qui in Italia siamo stati tenuti negli istituti ufficialmente sino al 1977 del secolo scorso. Poi liberati, ma verso dove? Ovviamente verso la società di maggioranza: e tanti di noi, nella stessa, hanno sofferto ancor di più la solitudine affettiva sperimentata nei collegi. La nostra diversità si è manifestata psicologicamente forte proprio là dove dovevamo integrarci, diventare simili agli altri. Perché l’integrazione è stata sempre proposta in modo unilaterale, non considerando la nostra personalità, il nostro essere e divenire psicologico. Sino ai primi anni del terzo millennio non si è pensata una «società per tutti», ma solo ad una «società dei normali». Sospettiamo che il sordo, nel corsi dei secoli, sia stato incompreso per il fatto che, intelligente, si è rifiutato di sottostare alla demagogia dell’udente che voleva convertirlo, modellargli il cervello a sua immagine (…). Io amo me stesso per il semplice motivo che sono io, nella mia originalità di pensiero e risposte. Sì, perché esiste una lingua culturale che supera l’ovvietà. L’originalità di linguaggio del sordo disturba l’udente, ne rende incomprensibile ii pensiero strutturato sulla lingua dei segni. Ebbene la gente comune lo commisera, lo svaluta nella disabilità ideativa. Il personale medico e paramedico insiste di risanare l’udito. Oggi, per l’impianto cocleare, il ministero della sanità spende attorno i 30.000 euro per soggetto impiantato. Il bambino sordo… allora non è più sordo con l’impianto cocleare; che metodologia adottiamo per istruirlo? L’esperto s’alza dalla cattedra affermando «Ovvio quello degli udenti, dei normali». Ma il piccolo non ode bene come l’udente, se così fosse il ministero del welfare gli sospenderebbe l’indennità di comunicazione e le altre provvidenze, che continua a percepire anche dopo l’impiano cocleare. Non ho mai visto, davanti alla visita della commissione medico-legale, dei genitori con reddito medio-basso dire «Dopo l’intervento per l’impianto cocleare è diventato udente».

Un DL restato inapplicabile

Settembre 14th, 2007

Il CdM (consiglio dei ministri) su proposta del ministro della solidarietà Ferrero, ha approvato il DDL (decreto di legge) che «promuove una partecipazione piena e completa delle persone sorde alla vita collettiva, assicurandone l’integrazione sociale, economica e politica, in attuazione della recentissima Convenzione di New York sui diritti delle persone con disabilità (firmata il 30 marzo 2007)». Un’alta percentuale di sordi considera la «piena partecipazione» alla vita della società con la presenza di personale linguisticamente prerato, vale a dire l’interprete di lingua dei segni che traduce dall’acustico-verbale al visivo-manuale e viceversa. E’ molto importante, sul piano sociale, la presa d’atto del legislatore. La Fiadda (che raccoglie le associazioni federate delle famiglie con bambini sordi) come è noto si opponeva perché a suo dire, a torto,  pensava che l’associazione nazionale dei sordi (l’ENS) avrebbe sospinto i propri soci o le famiglie a considerare soltanto la lingua dei segni per i loro bambini. Questo, come abbiamo affermato più volte, è falso. Le famiglie faranno la scelta che più le aggrada. I bambini segnanti, esposti alla lingua dei segni in famiglia o con personale altamente qualificato, potranno ‘confrontarsi’ con i simili  educati al cosiddetto oralismo. Non vogliamo rivangare le obsolete diatribe «metodo mimico-gestuale» (sic) o «metodo orale» (doppio sic) che per secoli ci hanno lasciato sulla soglia della partecipazione, confondendo anche noi stessi perché, i pedagogisti, deducevano «se parla bene, questo ragazzo, di certo è migliore, superiore a quello che fa i brutti gesti». Oggi sarà possibile permettere o  favorire l’opportunità dello sviluppo del linguaggio tramite due canali. La famiglia che opterà solo per quello acustico-verbale rifiuterà al figlio la chance che gli è più congeniale. 

Tanta acqua è passata sotto i ponti. Taluni pensano che è stato fatto un passo indietro riconoscendo la «mimica», come era chiamata durante il periodo del mio sviluppo alla conoscenza del linguaggio. Oggi ci sono studi e ricerche neurolinguistiche documentanti che la natura ha ragione sui sordi caratterizzandoli nel segnare. Pertanto non siamo tornati al medioevo. Stiamo perfezionando e approfondendo meglio ciò che non avevamo capito. Ma è bene continuare a studiare, a svolgere seria ricerca sull’affascinante mondo percettivo del bambino con problemi d’udito. E’ venuto il tempo di spostare l’attenzione dalle orecchie, in difficoltà per l’intelligibilità del segno acustico, agli occhi sveltissimi che modellano i processi psicomotori della corteccia cerebrale deputata al movimento delle mani e delle posture.

I sordi ricercatori, gli studiosi del settore del linguaggio sono chiamati a dimostrare più che mai  ora “quel che valgono”. Le proteste e manifestazioni pubbliche per avere riconoscimento legale della LIS deve seguire lo attento sforzo per selezionare docenti che la insegneranno sia ai sordi sia agli udenti nelle pubbliche scuole dello Stato che l’ha riconosciuta.

L’atleta Pistorius

Settembre 12th, 2007

Ho visto in televisione il Golden Gala di atletica leggera allo stadio olimpico di Roma. Il sudafricano Oscar Pistorius, amputato agli arti inferiori, ha quasi vinto la gara dei 400 m sui normodotati. Qualche politico, per esempio l’On. Casini, ammirato, ha lì per lì patrocinato presso la federazione internazionale d’atletica leggera che sia ammesso alle Olimpiadi «normali» di Pechino. Mi sono accorto che oggi bisogna fare attenzione nell’etichettare le persone. Io, per non sbagliarmi, mi limito a giudicare solo la testa. Mi viene in mente la frase di quel deputato finnico che, anni fa, ad un convegno di disabili di Helsinki fece presente che gli interessava, della persona, solo la mente, chiedendo sempre al protagonista quali servizi e strumentazioni fossero necessari perché la sua mente fosse a disposizione di tutti.

Ricordo invece le cento esperienze avute con i nostri politici. Taluni davvero piccoli piccoli… per capire le reali intenzioni e capacità di un leader di partito, basta studiarlo nelle azioni o scelte compiute dinanzi alla disabilità o ai disabili tesserati per il (suo) partito. Se valuta il disabile per l’impegno, la tenacia e lo sostiene perché il messaggio condotto si propaghi a tutti gli iscritti, alla comunità, per migliorarne strutture e servizi, significa che siamo di fronte ad un grande politico, ad un uomo di Stato, utile sul serio alla società. Se, al contrario, vede (o tratta..) il disabile come fosse un “pollo” da spennare, cioè in modo da ottenere consensi elettorali nel mondo dei disabili ma senza conferirgli voce, siamo davanti ad un politico «misero», uno di tanti. Ne ho visti parecchi girarmi dintorno proponenti la nullità: e quando osavo alzare la voce, farglielo capire, affermavano ch’ero presuntuoso, approfittavo d’essere… handicappato (sic). La politica d’oggi ricerca testimonianze forti, d’aprire le porte a gente come «Pistorius» per mostrare a tutti come si vince, si opera, si progetta una comunità di tutti e per tutti. La parte migliore di un politico non può essere solo quella che riesce ad ottenere risorse finanziarie per edificare mastodontiche opere, ma la capacità d’accogliere e far rappresentare, nel suo partito, atti di solidarietà e le voci dei protagonisti-Pistorius.

Concorso di poesia

Settembre 9th, 2007

CONCORSO INTERNAZIONALE DI POESIA «CITTA’ DI PORTO RECANATI», XX EDIZIONE 2008

Il Comune di Porto Recanati, il CASISMA (Centro Attività Informazioni sulla Sordità Marche) e l’Associazione “Coro a più voci” organizzano il Concorso Internazionale di Posia «Città di Porto Recanati», XX edizione 2008.

Art. 1 - Il poeta invierà una poesia a tema libero, edita o indedita. La poesia non superi i 50 versi e sia inviata una sola copia (la segreteria del Premio provvederà a fare le copie per i componenti della Giuria), riporti l’indirizzo, l’indicazione dell’e-mail e la dizione: «La poesia inviata, di cui sono autore, non ha vinto il primo premio in altri concorsi.»

Art. 2 - La Giuria stilerà la graduatoria di 10 Finalisti, dai quali saranno scelti i tre Vincitori dei premi in denaro, mentre per i restanti concorrenti, sino al 10° classificato - se presenti alla cerimonia di premiazione - avranno il rimborso delle spese una tantum di 50 euro, pergamena riportante nome e cognome del concorrente, l’ordine di classificazione e il dono di una targa o coppa. La Giuria assegnerà Premi, offerti da privati o enti, a quei poeti la cui opera testimonierà il riscatto sociale da una condizione di svantaggio o sia d’insegnamento per i valori in essa trattati. L’Associazione culturale «Coro a più voci» offrirà un’artistica targa al concorrente la cui poesia sarà ispirata al tema L’Infinito o ad uncanto degli Idilli del grande poeta di Recanati.

Art. 3 - I premi in denaro sono:

1° classificato 1000 euro, targa e pergamena

2° classificato  600 euro, targa e pergamena

3° classificato  400 euro, targa e pergamena

Art. 4 - Le poesie dovranno essere spedite entro il 30 aprile 2008 (farà fede il timbro postale di partenza) per posta (non spedire per raccomandata) al seguente indirizzo: Concorso Internazionale di Poesia «Città di Porto Recanati», XX edizione 2008, Casella Postale  n° 61   62017 PORTO RECANATI  (MC). Le poesie potranno essere inviata anche per e-mail (le copie per i membri della Giuria saranno  riprodottte dall’organizzazione) all’indirizzo di posta elettronica pigliacampo@cheapnet.it purché il concorrente dimostri di aver versato la tassa d’iscrizione di 20 euro sul conto corrente postale 29687621 intestato a Renato Pigliacampo c/o Casisma, Via del Sole, 18   62017 Porto Recanati (MC), o con altro mezzo a scelta del partecipanre.

Informazioni potranno essere richieste per e-mail pigliacampo@cheapnet.it o per messaggio cellulare al n. 335 7236926.

Si prega di non attendere gli ultimi giorni per spedire i propri elaborati.

 

Parole nel movimento

Settembre 1st, 2007

Per i tipi di Armando Editore è uscito il mio nuovo libro: “Parole nel movimento. Psicolinguistica del sordo“.

L’intento del saggio è quello di approfondire le problematiche sulla scolarizzazione dei sordi e degli audiolesi nelle classi delle scuole pubbliche. Il libro conduce in un percorso fatto di conoscenze socio e psico-pedagogiche, linguistiche, antropologiche e neurolinguistiche, che sono utilizzate per elaborare un’originale teoria finalizzata a facilitare l’approccio alla scuola dei bambini con handicap uditivi.

Nel libro cerco - ancora una volta - di spiegare efficacemente la psiche e la mente del bambino non-udente comparate ai processi psicocognitivi dei coetanei cosiddetti “normali”. Penso che leggerlo sia quasi un dovere per coloro che trattano le problematiche del Silenzio.

Link: Vedi e compra il libro sul sito di Armando Editore

Lo sviluppo del linguaggio

Agosto 4th, 2007

La professione di psicologo in una struttura pubblica mi ha permesso di capire che i professionisti della psiche e del soma hanno l’obiettivo (e come dar loro torto?) di sanizzare l’individuo secondo uno standard che ricada in una norma. Allo stesso modo di quando si eseguono le analisi del sangue per sapere se i nostri apparati corporei sballano. Se i dati ricadono tra x e y stiamo bene, siamo nella norma, non c’è necessità di approfondire le ricerche diagnostiche. Ovviamente i dati ricadenti nella normativa sono stati ricavati da un tot di ricerche sistematiche su individui secondo l’età e il sesso. Nel mondo dei sordi si paragonano i dati dello sviluppo psicocognitivo e linguistico sui coetanei udenti normodotati. Volterra e altri studiosi dello sviluppo del linguaggio dei sordi hanno dismostrato che se esposti alla lingua dei segni da sempre alla fine del primo anno di vita la quantità dei segni prodotti dal bambino sordo equivale alla quantità delle parole emesse dal bambino udente. La differenza è nella modalità di emissione: l’uno utilizza la modalità visuomanuale l’altro la acustico-verbale. Gli psicologi tuttavia non hanno inteso ragionare e riflettere sulla «quantità» dei codici espressi ma sulla «qualità» che, a loro giudizio, rientrava nella norma/normalità solo quella del bambino udente. La ricerca finiva qui: pochissimi si sono spinti ad analizzare i processi percettivi della produzione del lessema visivo-manuale. I sordi segnanti sanno bene che la maggior parte dei loro interlocutori udenti non li capiscono quando comunicano esperienze e concetti; fingono, allo stesso modo di loro quando sono indotti a labioleggere un apparato labiobuccale ‘impossibile’ per natura o per ignoranza di articolazione del soggetto che hanno di fronte. Il sordo - pensatela come volete ma è così! - è vittima della comunicazione della società di maggioranza; perciò dall’ignoranza e menefreghismo di una società informatissima dai media il sordo è messo fuori gioco nel diritto all’informazione. Siamo nel 2007 e ancora l’ente radiotelevisivo dello Stato trova difficoltà ad assegnare ai professionisti sordi d’informazione i loro dipartimenti e strutture per dirgli «Fatevi il vostro telegiornale a segni e con i sottotitoli». Invece le notizie sono riprese e tradotte dalle interpreti dai telegiornali strutturati nella forma mentis di giornalisti udenti per telespettatori (udenti). Ciò induce a pensare che i sordi non sono considerati, e tutti credono a quel che dicono gli otochirurghi impiantisti «i sordi non ci sono», o il loro ‘peso’ culturale e politico-associativo è debole sulle strutture pubblcihe e/o istituzionali.

Don Lorenzo Milani e la lingua

Luglio 11th, 2007

Ho sempre pensato che la sordità si vince con la cultura. Un sordo ignorante è doppiamente svantaggiato (handicappato) perché non sa interpretare i significati della lingua scritta e parlata del proprio Paese. Pertanto è fondamentale, per il progresso sociale del sordo, impegnarsi per un’efficace scolarizzazione nella scuola pubblica. Ho scritto, qualche anno fa, un lvolumetto polemico contro la allora ministro della P.I., Letizia Moratti, rifacendomi alla proposta del Priore di Barbiana, Don Milani. Il titolo del libro, firmato con lo pseudonimo «Scuola di Silenzio», Lettera ad una Ministro (e dintorni), Armando, Roma 2005, non ha avuto, ovviamente, risonanza sui giornali e/o riviste nazionali perché non ho ‘entrature’ negli stessi né sono furbo a creare casini. I burocrati del ministero e gli interessati del governo, anche perché le elezioni politiche erano alle porte, si guardarono di scendere in polemica con un protagonista.  Questo muro di gomma mi irritava molto. Durante le riunioni al ministero ero presente. Ricordo la coordinatrice del Gruppo, D.ssa Maiolo, del Gabinetto della ministro, ora al comune di Milano a seguito della Moratti, combattuta, durante le riunioni delle associazioni nell’ampia sala adiacente la segreteria del ministro, verso di me tra ammirazione e rabbia di buttarmi fuori. Frenata tuttavia nell’agire perché componente ufficiale, per l’Associazione ENS, del gruppo di lavoro del ministero per «l’integrazione degli handicappati». 

Un Paese che nasconde proposte per il progresso scolastico e culturale dei disabili sensoriali gravi, sordi e ciechi, è destinato a peggiorare di anno in anno nell’istruzione pubblica, viene meno alla principale funzione di Stato democratico per le pari opportunità tra ricchi e poveri, disabili e normali.

La cultura che io sognavo - e proponevo -  era oltre,  non bazzicava il sottobosco culturale. Durante gli anni romani avevo frequenza di contatti con Cesare Zavattini che, più volte, mi aveva portato nella famosa radiotrasmissione «Chiamate Roma 3131». Per un sordo non è facile parlare alla radio. Perché non può ascoltarsi. Ricordo la pazienza dello scrittore e sceneggiatore Zavattini nell’insistenza a ripetere quel che volevo dire. Mi teneva, prima di andare in onda, un’ora di esercitazione di prove. Mi consigliava come ’staccare’ le parole, anche sentendo con la mano, tenuta a contatto della gola, le vibrazioni delle corde vocali, «altrimenti te le mangi» diceva. Per non deluderlo mi impegnavo molto per non creare un’insalata di fonemi: esperienza che mi sarà utile nella professione di psicologo e nelle lezioni all’Università di Macerata.

Nel 1981, con gli amici sordi del Centro culturale per sordi di Civitanova Marche, proposi un concorso nazionale di poesia a tema fisso: «Handicappato, chi sei?». Era intenzione verificare cosa pensassero, i cosiddetti normali, sulle realtà dell’handicappato, come comunemente era indicato. Al concorso parteciparono oltre 150 poeti di tutt’Italia. La Giuria, presieduta dal prof. Luigi Martellini di Fermo, qualche anno dopo sarà professore ordinario di Letteratura italiana all’Università della Tuscia, Viterbo, era composta dal poeta prof. Guido Garufi di Macerata, dal giornalista Dr. Giampiero Cavalli di Civitanova Marche e da me. Vinse il concorso Francesco Mannoni di Arzachena, Sassari con la poesia «Inno», con la  seguente motivazione: «Per la problematica del discorso poetico e la complessa articolazione del linguaggio che si svolgono attraverso una ricerca stilistica e formale autonoma e sicura, densa di significati e carica di introspezioni psicologiche». Riporto il testo.

Inno

  • Mi doneranno certo chiare immagini, altra indulgenza e pause
  • fossilizzate nel clamore indegno che impiaga tutta la mia vita.
  • Vergogna, ingiusto sentimento, più volte mi ha distolto e addolorato.
  • Uomo senza vene d’uomo urlo la pena che aggroviglia il cuore.
  • E l’amore, il negato amore che sbrana l’insaziata viltà
  • della parola esplode a fiotti e mi sommerge di rosso stordimento.
  • Sia dannato il mio tempo e tutto ciò che in ferrose ingiunzioni
  • mi confina. Sono isola chiusa nel fragore della tempesta
  • che sventagliando sfrana i profili della terra. Mi si doni
  • qualcosa che rapisca la mente  perduta nel chiarore d’una gioia
  • sovrana. Sia appagata la mia sete umana di baci e chiarezze,
  • la necessità che affonda unghie avvelenate nella carne
  • -  insulso poema d’orrori - e si compia l’epopea dell’epico abbordaggio.
  • Venga avanti la primula tracciando giro d’astri nel suo passo
  • e al soave mùrmure si distenda su giacigli infiorati di mimosa.
  • Non chiederò da quali anni provenga né quali riti a me
  • concessa. Ascolterò battiti e sospiri senz’altra volontà
  • che l’annullarmi nei suoi abbracci. Chiederò il bene
  • il dolce miele dell’istinto, la tenerezza di soffusi incanti
  • nei pensosi loggiati del meriggio quando disciolto si rovescia
  • il sole sulle palpebre schiuse alla congiura.
  • Null’altro assecondi la prestigiosa voluttà del cuore
  • né m’insozzi l’errore d’un sol dubbio. Nel pianto della mia
  • desolazione cresce l’inno che spalanca il cielo.
  • L’amore non ricerca nel suo vivere preordinate regole di vita.
  • Sia l’uomo ciò che medita la gioia non la dignità musa ferita.

Francesco Mannoni (Da Handicappato, chi sei?, Centro  Culturale ENS, Civitanova Marche, 1982.).

Volevo dare un segno di presenza, di coscienzazione delle problematiche che sperimentavo/sperimentavamo ogni giorno. Il concorso «Handicappato, chi sei?», ebbe risonanza regionale e nazionale. L’anno seguente proposi al sindaco di Porto Recanati, Dr. Luigi Matassini, di continuare l’esperienza conservandone spirito e organizzazione. Era la genesi del 1° concorso internazionale di poesia «Città di Porto Recanati», per il quale per decenni mi sono speso, con presenza di poeti di chiara fama provenienti da tutto il mondo. La Giuria preseduta da personalità (Valerio Volpini, Luigi Martellini, Leonardo Mancino, Guido Garufi, Gastone Mosci, ecc.) che hanno tracce nella storia della letteratura italiana.

Mi spingeva il coraggio: uscire dalla commiserazione del popolino per indurre la società normale a riflettere. Sarà la mia bandiera d’attacco negli anni successivi.

Italia dei Valori: l’esodo è iniziato

Luglio 10th, 2007

Non capisco perché qualche amico mi vuole umiliare dicendomi che “non poteva che finire così!..”. Io non mi sono candidato, stavolta. Stavolta non ho buttato né il nome né i soldi al macero. I navigati della politica mi hanno avvertito in tempo. Sono stato previdente: e
quindi ho evitato la solita “incazzatura”. Il “nostro partito” non esiste in periferia. C’è chi, il solito colonnello delegato a livello territoriale, afferma che “non fatichiamo”, “non ci muoviamo”, “non corriamo dietro ai potenziali elettori”, eccetera, eccetera. Scarica la colpa - è ovvio! - su di noi. Sa che dice il falso.

Ricordo la prof.ssa Maura che, all’alba del movimento, faceva cento cose per stimolare la crescita dello stesso. Anch’io ci avevo messo l’anima: venivano a darmi una mano anche una flotta di giovani silenti durante le elezioni. La verità è diversa: la gente ha capito che il re è nudo. Non mi riferisco a Di Pietro, intendo i presuntuosi capi che non gradiscono avere attorno potenziali concorrenti, perché, appiccicati al loro trono, temono di perderlo.

L’egoismo e l’oscurantismo mentale stanno distruggendo il partito. L’unica via è fare un congresso nazionale per rinnovare la classe dirigente. Di Pietro si è immolato per la legalità delle istituzioni, ma non ha vigilato abbastanza nel suo partito. Lo affermo senza cattiveria. Era certo difficile districarsi tra i leccapiedi e i soliti attori della politica, ma Antonio – uomo intuitivo e intelligente – avrebbe dovuto capire che, chi dava di gomito per salire sul palco, era un Totò recitante senza averne l’inventiva. Adesso restano le macerie. Sta sparendo persino lo “zoccolo duro”, i duri e puri, vale a dire il 2% che ci permetteva di galleggiare, oppure – come è avvenuto in taluni comuni delle Marche – immischiarci con gli “udeurini” per salvare la faccia. Non ho voglia di dire altro.

L’esodo è iniziato.

Conoscere per risolvere le tematiche

Giugno 19th, 2007

Gente di studio, profuma di laurea con lode e ha il dottorato di ricerca, ma non sa nulla del mondo percettivo visivo del sordo. Essendo ignorante la maggior parte di questi professionisti che opera nell’ASL tenta di modellare i sordi secondo le proprie teorie. Ora va di moda gli slogan di una marca di protesi acustiche che, dagli schermi televisivi, ovviamente con frasi verbali ad effetto per gli udenti (!) e mai con didascalie per i sordi (potenziali utenti) è affermato che «nessuno è sordo». Fa eco un’altra marca concorrente «il nostro orecchio bionico vince la sordità». I genitori, i nuovi professionisti stipendiati dall’ASL, fremono a queste parole perché confermano la via della normalità. Per ora non gradiscono la presenza di vecchi retaggi pedagogici sui «gesti dei sordomuti». L’obiettivo è l’integrazione ad ogni costo. Medici o psicologi comandano settori specifici per il «recupero riabilitativo e psicologico» dei disabili  sensoriali del territorio. I docenti che operano nelle scuole  sono catechizzati sul come agire. Ovviamente si propaganda il parlare con i sordi, parlare! Ci sono riunioni nelle scuole in cui, novelli seguaci di Mons. Giulio Tarra, riprendono alla lettera il suo «insegnare la parola con la parola». A parlare in questi incontri sono sempre gli udenti: e sono presuntuosi perché, avendo le orecchie aperte, credono che lo sia anche il loro cervello! La mia esperienza professionale, quale psicologo di una ASL, mi ha portato ad aspre divergenze con taluni colleghi che vedevano i sordi dal loro punto  di vista di udenti,  scorgendo la sordità come svantaggio che impediva la dirigenza di strutture e reparti “come gli udenti”. Proprio nella mia ASL ci fu un caso di esclusione di una sorda nella frequenza di un corso di operatore sanitario alludendo, il direttore del corso, che l’handicap le impediva di svolgere le mansioni proprie… I giudici del TAR, a cui si rivolse la giovane, le dettero ragione ammettendo che aveva tutti i requisiti per la professione sanitaria, tanto è vero che divenne indispensabile nei reparti degli anziani afasici riuscendo a capire le le loro richieste grazie alla labiolettura, impossibile per le colleghe udenti.

Tuttavia la questione della comunicazione dei sordi nelle strutture delle istituzini pubbliche è ancora irrisolta. Io ne ho sofferto molto. Poi con la mia grinta, talvolta con la mia simpatia sono riuscito a prevalere e ad avere, durante le riunioni, personale specializzato esterno per capire bene i colleghi per l’impostazione dei programmi d’intervento. A poco a poco l’apertura verso la persona sorda nella mia ASL è avvenuta quasi nel momento in cui stavo avviandomi alla quiescenza. Ho provato dispiacere lasciare i colleghi psicologi proprio perché ormai ci capivamo nelle capacità culturali, professionali e linguistiche, riuscendo a trasmettergli un “mondo di Silenzio” che non era handicap ma doviziosità dove, io e loro, ci arricchivamo.

Relazioni, interventi e articoli

Maggio 22nd, 2007

Coloro che fossero interessati all’approfondimento scientifico delle materie che tratto (Psicologia e pedagogia della disabilità sensoriale, Lingua e linguaggio nel sordo, Teoria e tecnica della Lingua dei Segni) possono trovare una serie di relazioni, articoli e interventi tenuti in convegni nazionali e internazionali, nonché materiali didattici utilizzati nelle docenze presso l’Università di Macerata sul mio sito (www.renatopigliacampo.it).

I materiali si possono leggere e scaricare nella sezione “Ricerca e Università“, scegliendo la pagina “Interventi e meteriali didattici”.