La Democrazia ancora violata

Aprile 5th, 2009

Che tristezza costoro, Politici
avvantaggiati dalla parola.
Parola? No, chiaccchiera. Promessa.
Se avessi favella sciolta, io
che di essa farei?
Ti chiamerei accanto, elettore
per dirti «Scegli il migliore,
la magia sia in democrazia!».
Ciò che non hanno capito, loro!

Io col mio Silenzio

Febbraio 24th, 2009

«Corriamo il pericolo di lasciare dormire tante parti del loro potenziale, non per malvolere, ma perché il tradizionale ruolo assistenziale ha generato una tendenza di pessimismo: gli esseri umani, compresi gli insufficienti mentali, possono diventare solo ciò che da loro si aspettano quelli che li circondano» così scrive Geoffrey Harris.  I  sordi e gli ipoacusici - e tanti altri  restati un passo indietro da chi si appropria di una presunta normalità -finiscono per sperimentare il condizionamento che, alla lunga, ci fa smarrire la nostra strada  maestra. Nessun delitto è tanto atroce quanto quello commesso dall’uomo normale! E normale rispetto a chi? Noi abbiamo bisogno di esigenze differenziate, che implichino impegni di persone intelligenti e colte che hanno una mente equilibrata. Il resto siamo noi - persone - nella nostra creatività di scambi con gli altri.  Eppure continuano a parlare di noi indicandoci “i diversamente abili”. Coniano di continuo nuovi termini a che pro o per che cosa? La società ci utilizza a pro domo sua. Ho scritto più volte che, molti handicaps, sono inventati dai normali, sì  - i normali -  ma in che senso? Io vorrei essere uguale a me stesso: capace di esprimere  le mie potenzialità, tutte. Negative e positive. Quelle devo dominarle con l’intelligenza, queste ultime devo esercitarle nella maieutica socratica. Il resto sono io, col mio Silenzio.

Per Eluana e gli altri

Febbraio 11th, 2009

«E’ grande il rammarico che sia stata resa impossibile l’azione del governo per salvare una vita.» Sono parole di Silvio Berlusconi, capo del Governo, riferendosi al blocco del protocollo  che stabiliva la fine  dell’esistenza di Eluana Englaro. Come sempre, Silvio Berlusconi, scarica sugli altri i ritardi: e in questa vicenda sulla coscienza del presidente della repubblica, Giorgio Napoletano. C’è sempre qualcuno a cui addossare le responsabilità.. Ma la verità è un’altra, quella che sua Emittenza  nasconde. Il padre di Eluana aveva scritto alle massime autorità dello Stato nel   2004, affinché formulassero una proposta legislativa per le persone in coma vegetativo. Gli fu risposto dal presidente del senato, Pera, da Casini, dallo stesso Napoletano, ma non da Berlusconi che, come capo del governo, doveva adoperarsi per sollecitare i suoi ministri a rispondere alle realtà, simili a quelle denunciate da Beppino Englaro. Siamo cattivi, anzi spietati, vogliamo permettercelo perché protagonisti: Berlusconi probabilmente era impegnato per le “sue leggi”, per raccomandare le vallette? Dobbiamo anche aggiungere che è stato cinico il comportamento di taluni politici, evidenziando il loro nulla di persone. Questo Paese dovrebbe imparare molto come comportarsi nei confronti delle persone che sperimentano sul proprio corpo la disabilità, convivono da protagonisti col dolore insieme ai familiari, o con chi  vuole loro bene: e non avviene perché non sa fare,  adeguandosi per “assistere” e “intervenire” quando fa comodo, nel momento in cui sono accese le telecamere e il popolino sta davanti alla televisione. E’ protervia che l’emittente di Berlusconi (Rete 4) col palafreniere del capo del governo, Emilio Fede, blatera per ore al teleutente (meno per noi sordi, evidentemente non ha soldi, sua Emittenza, per una stenotipista), affinché “una parte” di teleutenti, una volta ancora, la beva. E’ vero che dobbiamo rinnovarci, anche nella Carta, ma secondo le esigenze democratiche, e non attraverso un decreto legge che riceve plauso esclusivamente dall’unto del Signore (…). E’ triste dichiararlo che, pur pagando il canone televisivo alla TV di Stato, una percentuale di telespettatori è esclusa dalla comprensione delle trasmissioni, perché l’informazione è predisposta per chi ha il senso dell’udito sano. Non vogliamo essere patetici ma cittadini secondo i bisogni, sebbene con problemi sensoriali o fisici. E’ reale che «non tutto quello che affrontiamo può essere cambiato. Ma non possiamo cambiare niente finché non lo affrontiamo» (James Baldwin). Un politico capace sa prevenire. Con Berlusconi, capo del governo, verificate bene!,  assistiamo solo a sceneggiate: l’Italia si è trasformata in un palco dove recitano attori, molti dei quali reclutati per declamare la propria parte. Stiamo zitti, rispettiamo la pace di Eluana. www.renatopigliacampo.it

Eluana Englaro

Febbraio 6th, 2009

La vicenda Englaro non mi piace. E’ orribile la recita. Eluana è immobile:  cento “categorie” per bene, quelle brave a recitare dopo, a salire sul palco, a correre in TV per esercitare il bla-bla su disposizione del conduttore del programma. Esse vogliono essere “ascoltate”. Sono riunite in associazione. Lo permette la Costituzione. Ragionano che Eluana è persona: e il loro presidente ha diritto di  “far sentire la sua filosofia”, che è quella degli adepti che lo hanno eletto alla carica. Eviva, parlano  allora all’unisono le stesse considerazioni! E’ un continuo blaterare, scaricabarile. Eluana non è più rispettata. Sono essi a renderla vegetativa;  quel corpo diviene pro domo mea (res publica). Nessuno si alza per dire quel che effetivamente pensa. Regna il falso! Il politico smentisce la verità che affema in privato.

Questa è infima recita. Io ho casa a Porto Potenza Picena, a 300 m dal noto Istituto Santo Stefano, un Centro strutturato come una azienda S.p.A - e non può che essere così -, la quota più elevata appartiene all’imprenditore De Benedetti. Di fatto un’azienda privata che guadagna sulla sofferenza (dando lavoro a circa 300 dipendenti dei paesi del circondario). In questa azienda ci sono  una quarantina di individui (malati)  in stato di coma. Qualcuno se ne è andato all’altro mondo, passando - di sicuro - per uno status simile a quello di Eluana.  Allora di Eluana ce ne sono tanti da parecchio tempo. Ma continuiamo ad attendere per  predisporre per il “testamento biologico”, saltiamo su quando accadono casi eclatanti? Quando la persona, come il genitore di Eluana, punta il politico perché comprenda il problema? La verità è che siamo bravi a recitare  una parte di comodo, ma impreparati e ignoranti per affrontare la realtà che cambia. I politici devono essere preparati: e non lo saranno mai sino a quando sono scelti direttamente dai leaders di partito che vogliono che essi recitino il copione.

Per Cristiano

Gennaio 20th, 2009

Ti conosco solo attraverso l’attenta osservazione della tua fisionomica negli incontri delle assemblee nazionali, che vanno nell’arco di un decennio del Movimento Italia dei Valori prima e del Partito poi. Un percorso che va da Rimini, mi sembra vestissi la divisa di poliziotto, sino all’ultimo incontro di Vasto del mese di settembre 2008. Vedevo leggere le labbra di tanti, indicandoti «Quello è il figlio di Di Pietro». Io e gli amici silenti, volti anonimi tra i tanti provenienti da ogni dove d’Italia, ma non ignorati. Infatti guardavi, non distante dai relatori, la  giovane che faceva  “i segni dei sordomuti”, come spicciamente gli udenti nominano la lingua dei segni. Poi rompemmo la “barriera del Silenzio” tu e io ed osai proporti come si faceva «Di Pietro» in Lingua Italiana dei Segni (LIS). Così  agendo notai che tua sorella, seduta accanto a te, era affascinata delle mani in movimento. E proposi altri segni: “poliziotto”, “politico” e “Idv”. Non ti capacitavi come noi esponenti del mondo del Silenzio fossimo approdati all’Idv: e io loro capofila orgoglioso, insieme alla prof.ssa Maura Marini, che tuo padre chiama “la mia Pasionaria”. Ora, Cristiano, non mi è chiaro di che cosa sei  incolpato. Sei un tutore della legge, mi sembra in aspettativa. Tua moglie svolge il tuo stesso lavoro. Sei padre di tre gemelli! Leggendo i quotidiani seri ed equilibrati ne esci, per il lettore comune, come un buon ragazzone. Ma a te non si può attribuire l’aggettivo che, Padoa Schioppa, rese famoso durante il governo Prodi, bamboccione. I bamboccioni sono una categoria in attesa, quasi semifalliti che stazionano fra il Bar e lo Stadio. Questa appartenenza non può esserti attribuita. Allora permettimi di dirti, Cristiano, che sei ingenuo, un bonaccione che interpreta le regole alla buona. Forse come usava fare il contadino di una volta che, adocchiato il toro di razza del viciniore, chiedeva  al proprietario che lo favorisse nel montare la sua vacca, ma che il vitellino che ne sarebbe venuto restasse di sua proprietà. Tuo padre l’ha compreso (quasi) subito scendendo nell’arena politica come funzionino le cose. Tu ancora no. Che significa, Cristiano? Vuol dire che siamo invasi da esperti bravi nel recitare la propria ‘parte’: e se leggerai questa mia sino alla fine capirai. Mi permetto delle riflessioni, che appaiono esulare dalla tua vicenda, ma non è così. Noi sordi e ipoacusici eravamo ad un passo, alla fine del governo Prodi, dal riconoscimento della lingua dei segni, fu approvato un Dl,  affinché la stessa  fosse riconosciuta strumento  di comunicazione della comunità sorda. Come avviene in molti Paesi nordici (Finlandia, Danimarca ecc.) e fosse insegnata nella scuola come lingua facoltativa. La presidente nazionale della nostra associazione ENS, Ida Collu, sospingeva per il traguardo. L’osservazione dei Silenti nelle assemblee nazionali, forse non ti ha dato tutta la capacità di “vedere” le persone. Perché l’opportunità di osservare e parlare de visu col tuo  interlocutore ti avrebbe evitato d’essere spiato. Poi la spiata di taluni compiuta nei tuoi confronti per avere riscontri delle raccomandazioni per gli amici, non è condannabile perché non c’è nulla di imputabile. Si vuole solo la gogna dell’ex-magistrato Di Pietro nel momento in cui ha osato risvegliare gli italiani dal sonno perché dimenticano che il capo del governo non è stato giudicato dalle accuse per prescrizione. Tuo padre è «colpevole», per tanti politici infangati, per il fatto che porta avanti, in Parlamento, la stessa fermezza dell’impegno in magistratura. I nemici politici di tuo padre, manco a farlo apposta, hanno considerato una leccornia  massmediale la tua ingenuità. Marco Travaglio, che ritengo uno dei giornalisti più intelligenti, ad una domanda di un collega se la tua disavventura aveva nociuto all’Idv, ha risposto: «Di Pietro senior ha fatto un figurone». Ma tra la tua condanna e la Lex (Legge), tuo babbo ha alzato la mano, disponendo agli ex-colleghi: «Si vada avanti. Indagate a 360°.» Ricorda la vicenda di Salomone, al quale  furono condotte due donne, entrambe affermavano che erano genitrici di un bambino. Salone, giudice imparziale e ispirato, propose di suddividere il bambino in due parti uguali affinché si accontentassero entrambe. La madre vera urlò immediatamente: «No! Gli sia dato.»  Confessando lì per lì d’essere la vera madre.   Conclusione, Cristiano. Siamo circondati da opportunisti. Tu sei stato una vittima dello spettacolo politico del nostro tempo, anzi di questo continuo recitare alla corte delle televisioni di proprietà di quello lì.  Ogni settimana o mese abbiamo una recita teatrale: la vendita dell’Aitalia, Kakà e altre innumerevoli “parti”, con la smania del sondaggio. Intendi? Mi fermo qui. www.renatopigliacampo.it

Giustiza e disabilità (parte seconda)

Dicembre 28th, 2008

Il ‘contratto’ esclude spesso, a priori, chi non può avvantaggiarsi di un’organizzazione di pressione su chi detiene  il potere. Spesso il diritto soccombe per prigrizia, per vigliaccheria, per menefreghismo e  per tutto quanto riguarda le miserie umane. Prendiamo, per esempio, la comunità dei sordi. Ad ogni nuova legislatura la TV di Stato propone una convenzione per favorire  i sordi nel superamento delle ‘barriere di comunicazione’. La RAI, in pompa magna,  firma  un contratto (una convenzione) stabilendo che un monte di ore mensili dei programmi televisivi  sarà sottotitolato per i sordi e gli ipoacusici.  Questa convenzione non è mai rispettata. Io stesso, presidente della comuntà dei sordi delle Marche, sono dovuto scendere in piazza con il direttivo delle mie Marche per un sit-in. Ai dirigenti della telvisione di Stato non frega niente dei sordi e degli anziani! Così a quasi tutti i leaders dei partiti. La loro disattenzione sulla condizione dei più deboli mette a nudo la debolezza del ‘pensiero sociale’. Sono convinti di governare il potere attravero quei dirigenti che, gli stessi partiti, formano appositamente nelle loro direzioni. Norberto Bobbio lo aveva ammesso e, con lucida ironia dichiara, è vero che «la democrazia è il governo del popolo»; poi aggiunge con sarcasmo che bisogna indicare «chi» è questo popolo. La democraza, perché  sia completa, ha bisogno di coraggio per percorrere vie inesplorate,  specificando chi è il popolo al quale si riferisce. A questo punto il popolo dei disabili non è mai indicato. Il fatto che non sia  manipolabile è una condanna. Nella società di oggi aumentano i disabili perché, chi ieri era spacciato per mancanza di interventi medico-riabilitativi, oggi può essere tenuto in vita. Ma Ippocrate, almeno un’alta percentuale dei suoi colleghi, finisce per far vivere una quantità di gente ’spenta’, i cui apparati, sebbene funzionino, lo sono sempre a metà, per lo più per salvare le apparenze dei congiunti. Dunque c’è l’esigenza di una maggiore vigilanza per controllare le istituzioni e il potere politico, detenuto attraverso i partiti. Nussbaum ci conduce di fronte a realtà inquiete, a  operatori che scelgono, a parole, il lavoro di inclusione dei disabili nella società di maggioranza, ma  si bloccano, si agitano quando gli stessi protagonisti suggeriscono come vogliono la società di inclusione e, soprattutto, la classe politica, vale a dire quella che propone le leggi. Ho, su questa linea, un’esperienza recente. Essendo presidente regionale della comunità sorda e ipoacusica delle Marche, mi sono mosso - come tanti colleghi presidenti regionali - per compiere un sit-in di fronte alla sede della RAI per portare l’attenzione  sulla carenza delle sottitolazioni dei programmi televisivi, e su altre istanze disattese dal  governatore della mia regione. Ebbene costui ha dato disposizioni immediate all’ufficio stampa, snocciolando cifre su cifre, che la  mia regione, non solo rispondeva ai disabili rispetto alle altre regioni, ma dava di più rispetto alle risorse offerte dal governo centrale. La questione, così impostata, era sbagliata. Come sempre avviene da chi fa politica con un  corpo cosiddetto non ‘toccato’ dalla disabilità. Costui crede che il problema possa essere risolto con le risose, le quali, ahimé, finiscono sempre nelle tasche dei sani (!); al contrario gli investimenti vanno esaminati con la critica approfondita dei protagonisti. Io non mi sono mai vergognato di essere sordo. La vergogna scaturice quando una persona udente, di più se essa è un politico, parla di sordità, indirettamente di me presente, senza che chieda la presenza di un interprete di lingua dei segni o labiale, per farmi capire. Se noi continuiamo a stare impalati, senza reagire per l’assenza dell’esperto, di fatto della partecipazione che favorisce la democrazia, siamo finiti, struementi alla mercé di una democrazia costruita sullo sfruttamento. Inesistente o utile sola alla casta.

Natale al Borgo

Dicembre 25th, 2008

Sono al paese di mia madre
per festeggiare il Natale.
Su al borgo raccolti parenti e amici
attorno allo scoppiettante fuoco.
Ho vissuto tanti Natali
e nessuno uguale all’altro.
Ma tutti mi sono nel cuore.
Ricordo quelli della valle
con la neve che copriva la collina
e lo scirocco del Cònero
a Te conduceva il pensiero
Bambino. La mia domanda
allora ammutoliva al Mistero
per godermi sereno il Natale.
Tanti ne ho vissuti, madre!
Un gironzare ovunque per l’Italia
per chiedere Giustizia e Amore
per il mio popolo di Silenzio.
La vita va con i miei e i tuoi Natali.
Stringiamoci forte questo Natale.

Inedita. Natale 2008.

Giustizia e disabilità (prima parte)

Dicembre 21st, 2008

 Martha C. Nussbaum ha portato l’attenzione sulla teoria delle capacità, allo scopo che ciascuno di noi raggiunga la felicità che sarà esprssa secondo le proprie potenzialità. L’autrice ammette che è un errore del nostro tempo (cfr Le nuove frontiere della giustizia. Disabilità e appartenenza di specie) che la democrazia e la politica siano gestite solamente da chi è giudicato normale. Di fatto portando l’attenzione su tre problemi irrisolti: 1) le questioni della giustizia nei confronti delle persone con  handicap; 2) il problema dell’estensione della giustizia a tutti i cittadini; 3) il nostro modo di trattare gli animali non umani. L’autrice fa presente che è sbagliato considerare cittadini – come succede  in particolare oggi – solo baldi giovanotti, escludendo le donne, i bambini, gli anziani e i disabili. Siamo nell’errore iniziale di fornire i principi politici, fondamentali, solo a chi è giovane, invece dobbiamo estenderli a tutti i cittadini. Per Nussbaum la teoria della giustizia di Rawls è la migliore perché non esclude nessuno dalla partecipazione democratica, se non chi vuole tirarsi fuori dalla società stessa. Se i disabili sono considerati membri della società, come in fondo essi sono, è evidente che la società è chiamata a risolvere i loro problemi  di partecipazione  (superamento della disabilità delle strutture e formazione del personale specializzato), affinché le  loro potenzialità siano attive nella stessa società. Una volta, per esempio, si torturava chi era mancino. Predominava il pregiudizio. Era considerato addirittura handicappato, simile alla donna che, a detta degli uomini, era incapace di  esercitare delle professioni, in quanto soggetta al ciclo mensile, e di fatto disadattata a decidere con serenità in quei periodi.

La democrazia allora non esiste per disabili? E chi la garantisce poi? Sono sempre “quelli lì” a comandare con le stesse strutture dotate per i normali.  Questo, di fatto, mina la democrazia alla base perché qualcuno è assente. E ciò che dice Sylvain  Maréchal nel  Manifesto degli Eguali,  in cui sono ammessi gli affilati egualitarismi di Babeuf e dei suoi congiunti. Maréchal invoca una società nella quale «non ci sono più fra gli uomini altra differenza che quella dell’età e del sesso». Buttare fuori con disinvoltura donne, bambini e handicappati  - dalla nave della politica - quando succede nel loro primo affacciarvisi c’è il sospetto che siano migliori, soprattutto nei confronti dei bambini che si sono accostati per alfabetizzarsi sulla Giustizia, anche con la presenza di Figure carismatiche e da imitare, e se li escludiamo (a parte la farsa dei consigli comunali dei bambini) ci comportiamo nello stesso modo di quando schiavi, donne, handicappati e stessi gli bambini non avevano nessun diritto. Non dobbiamo più continuare a giocare sull’ambiguità del termine «diritti dell’uomo», occorre, invece, valutare che cosa può dare quest’uomo quando è messo nella condizione di partecipare nelle sue potenzialità per facilitare la crescita della democrazia nella società.

Dell’uomo chiacchierone il pericolo politico

Dicembre 15th, 2008

L’osservatore della politica estera del New York Times, James Roston, affermava che «Il mondo è guidato da governi che comandano per mezzo della forza e della paura, o da governi che non godono della fiducia della maggioranza dl popolo». Eppure, come avviene in molti Paesi dell’Occidente, tutti i governi dovrebbero farsi guida del loro popolo perché democraticamente eletti. Quando qualcuno porta l’attenzione sul governo di Berlusconi affermando che è potenzialmente dittatoriale intende portare l’attenzione sul fatto che agisce o indirizza le scelte per rafforzare esclusivamente la propria leadership e quella dei sodali. Ciò è soprattutto adoperarsi all’acquisizione del potere, estendendolo sempre di più. E’ la caratteristica dominante delle persone  con disagi psichici, con conflitti  non risolti. Ma ci sono anche statisti maturati per un’idea di fondo: per la giustizia, il riscatto sociale ad una condizione economica di svantaggio ecc. Berlusconi non ha paragone con Churchill, De Gaulle, uomini carismatici, maestri della parola; Kissinger, tecnico della politica (…). Poi? Poco altro. Forse Mao, giudicato «L’ultimo dei grandi dinosauri e con ciò intendo gli statisti che sono stati attivi in guerra. Gli europei hanno elevato ad un’alta considerazione l’altezza del giuramento del guerriero» (André Malraux su Newsweek). Ma Berlusconi chi rappresenta? Di certo gli avvocati che lo difendono dalle malefatte, stipendiati con la carica di parlamentari, ovviamente il culto della sua persona e le sue aziende. Berlusconi è un man-language. Capace di costruire una sfilza di parole senza che le passassero per il cervello: e questo le degrada a sconclusionata chiacchiera. Il giornalista Marco Travaglio l’ha capito da  una vita. Idem il presidente dell’Idv, Di Pietro. Molti politici si addormentano sulle parole di Berlusconi. Questo porta l’Italia ad un rischio internazionale nel momento in cui il capo del governo va all’estero o parla a nome dell’Italia: mina vagante e a rischio economico per tutti i cittadini. Berlusconi non deve essere lasciato solo a  modificare la riforma della Giustizia – come sta muovendosi tutt’ora -perché la governerà a proprio piacimento. Gli indizi psicologici della sua fobia per la Giustizia (e ADP) - non servono riproporli, basta seguirlo nelle sue sortite quotidiane. Maestro-giocoliere della parola utilizzata a proprio piacimento, secondo le momentanee opportunità, allo stesso modo come fa con la Giustizia. Che alla lunga però, come tutte le dèe, ne smaschera la natura: un attore  asceso alla ribalta per soggiogare gli spettatori e conservare la padronanza del palco  del  teatro su cui recitala la propria condizione  di “unto del Signore”, un uomo oligarchico con  smanie di protagonismo che ha ingessato il dibattito politico in Italia.  

Cuore di Porto Recanati

Dicembre 2nd, 2008

Ascolto il battito di Geo.
Sempre sei stata, o terra
affine al mio corpo dialogo
teso nei sogni di queste colline
da cui ogni giorno sono generato
nel volto dei mezzadri che ricordo.
(Oh! le mie Marche di vergari e tabaccoli,
gente robusta con mani callose
il cuore generoso; ancora mi parlano
nell’idioma del passato
nelle sere che calano sul mare)

Sono andato nell’ultimo volo
per imitare il gabbiano sfiorante l’onde.
Sulle spalle ho la croce del debole.
Mi sono dato ai fratelli del Silenzio.
Volato oltre i Sibillini, oltre
il Cònero per fondermi nell’arcobaleno.

La mia storia la sussurra il vento
che soffia per le vie della mia Porto.
A me non è dato ascolto se non che
nelle labbra che muovono rapide parole.
Nemico talvolta a me stesso, sui libri
indago la verità per sperare consenso.
Un abbraccio d’amore, mia Porto Recanati.

da Renato Pigliacampo, L’albero di rami senza vento, Gianni Iuculano Editore, Pavia 2006.