ANCH’IO…
«Sono nato in una notte d’estate tra due pause. Parlami: ti ascolto.»
Vincente Aleixandre, Spagna come labbra
I
Anch’io ho camminato sull’onde
incerti passi di bimbo
fantasticando voli di gabbiani
sfiorato da spiffero di vento
la barca spinta dalla brezza
dall’uno all’altro felice approdo.
Dodici anni durò la rotta:
bastanti per ascoltare suoni
racconti del nonno vergaro
babbo pescatore di frodo
Ancora sofferma la memoria
su voci della casa a mezzadria:
gli animali parlavano di lui con lui.
(Poi prese per il mare attraversando il «borgo selvaggio»[1]
pensava d’intraprendere un viaggio
che lo conducesse ad accattivarsi la vita.
Ma un giorno cadde;
gli fu imposta l’isola di Silenzio
torvi uomini in divisa
– servi del potere locale -
lo presero in consegna:
su un treno, negli anni Sessanta,
partì col cuore in tumulto
sogno irrinunciabile di voci;
il treno sottopassò gallerie
giungendo all’isola.
Eccolo al giogo d’impegno
sulla sillaba malsicura:
il capire la labiolettura lo studiare
il segno significativo
il resto è difficile raccontare)
Il ragazzo aveva fermezza di gente rurale
sguardo triste di uomini della sua regione,
si entusiasmò per lo studio inimicandosi il palazzo del potere
che lo voleva obbediente servile.
Lesse libri (scritti dai grandi).
Sollevò simpatie.
Varcò gli atenei.
La storia, nell’isola di Silenzio,
ebbe vita nel racconto in versi
che recitava ai suoi.
Resurrezione
(succede quando l’uomo s’impegna).
Adesso la marea divaricando in riva
ricostruisce memoria di allora
pare che l’onde chiamino ancora
il ragazzo a solcare nuove rotte.
Egli osserva l’orizzonte,
non risponde dal silenzio.
Da Renato Pigliacampo, Adobe, Nuova Compagnia Editrice, Forlì, 1990.
[1] La leopardiana Recanati.
Â