IO NON (MI) SO PIU’ DI CHE VIVO
IO NON (MI) SO PIU’ DI CHE VIVO
Io non mi so più di che vivo.
Da lungo tempo cerco una casa
sulla soglia di quel borgo amato,
dove mia madre contava gli anni
e ogni tanto soleva dirmi
a questo punto sei arrivato.
E lei nel viso tondo mostrava
stese le dita della mano.
Poi al varco dell’adolescenza
ella non mostrò più gli anni.
Solo mi trovai per le strade
coi silenzi del mondo, per il muto
orecchio non più vidi amico alcuno.
Forse mi sciolsi nel pianto,
forse percorsi scoscesi sentieri
in cerca di lupanare di città.
Ora ripensando alla fatica
di quegli anni di lotta mi lascio
scorrere la mano dalla penna, le dico:
«Perché allora non mi fosti fedele?»
Continuo a parlarle come chi stanco alla morte.
Ma all’opposta congiura di sentimenti
scappo nel canto di silente poeta
e vago in cerca di speranza
unico legame – credo – di vita.
da Renato Pigliacampo, Canti del mio silenzio, Edizione E.N.S, Roma 1973.