…QUEL MESSAGGIO CHE IMPONE RIFLESSIONE

Nella campagna elettorale per le elezione amministrative della mia provincia, mi sono reso conto quanta distanza ci sia fra il Palazzo e l’elettore «medio». L’uomo “comune” si attende la soluzione dei problemi. Sono trascorsi mesi e mesi a far cagnara sulle avventure erotiche del signor B. Tutta l’Italia è diventata «guardona», a fregarsi le mani  seguendo “Annozero” e/o “Ballarò”. La donna divenuta oggetto, valutata per il lato B (i glutei), l’intelligenza resta inconsiderata. Così che un’ottima capacità amatoria, con esperienze kamasutriane - per il piacere del  leader politico di turno - affossa la professionalità e le doti politiche. Siamo pertanto ridotti a valutare zero il Cogito e dieci l’Eros. Mi è capitato d’incontrare qualche anziano elettore che, a fatica, mi diceva: in questa campagna elettorale non si è parlato per niente delle persone deboli, di chi maggiormente si trova in difficoltà. Il vecchino grintoso: «Eh! come  pensi di cavartela, tu, con i volponi della politica?»: e mentre lo labioleggevo, continuò: «Quelli parlano tanto, esperti di parole e promesse,  trombano poi l’elettore… Sono sia a destra che a  sinistra.» «Esatto» dico io, «per questo tentiamo di risolvere i nostri problemi. Il signor B. pensa a Ruby, come se la questione fosse unica… A noi ‘diversi’ il Palazzo ci impone uno status… » «Ci vuole coraggio.» «Mi vanto di averlo!» e allungo all’anziano il mio ‘santino’. In fondo allo stesso c’è un’opinione di Indro Montanelli che, il 10 febbraio 1998, sulla  famosa rubrica «La Stanza» tenuta nel Corriere della sera scriveva: «Renato Pigliacampo la ammiro. E baratterei il mio udito con la sua fiducia nella vita.» Il vecchio inforca gli occhiali, legge. «Mi piaci» dice l’anziano elettore, «ti voto.»   Più volte mi è successo simili incontri. La gente non ha bisogno di rumors ma di testimonianze del fare. Essere protagonisti nella disabilità significa aiutare a crescere tutta la comunità, senza piangersi addosso. Si dice sempre che la collettività compie sacrifici finanziari per le categorie più deboli, perciò il potere istituzionale li controlla per verificare se sono veri o falsi invalidi. Non si pensa a sufficienza quel che può insegnarci il disabile sensoriale o qualsiasi altro  disabile per  predisporre una comunità di/per  tutti. E’ il solito problema sociale del nostro paese. Una volta il “matto” veniva spedito in manicomio; il cieco nell’istituto dei ciechi; il sordo(muto)  nell’istituto dei sordomuti. L’Ente locale (la provincia) inseriva in bilancio il budget di mantenimento in quelle istituzioni (…).  Oggi auspichiamo l’integrazione e la riabilitazione, ma costano perché, giustamente, i soggetti pretendono assistenza specialistica e altrettanto personale qualificato .  Il Welfare non riesce ancora a dividere la spesa  per l’aspetto medico-riabilitativo dalla creazione degli operatori specializzati. Il risultato è il malcontento e la confusione massima!. Noi saremo in prima fila per chiedere il rispetto della Risoluzione dell’ONU; lo faremo spiegando, adoperandoci negli studi per dare risposte di partecipazione. L’Idv dovrebbe prenderne atto.

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