Riabilitazione fonica

La maggior parte degli operatori dei sordi vogliono lavorare sulla riabilitazione fonica, consistente  nel favorire l’articolazione  della parola il più possibile comprensibile all’orecchio degli udenti. Questo è bene: permette al sordo di pronunciare parole e frasi chiare agli ascoltatori, anche a chi “non ha fatto l’orecchio” alla sua voce. Sorge tuttavia un interrogativo che, con gli anni e gli studi universitari, si presentò sempre più insistente in me: perché non preoccuparsi in modo che il sordo segnasse bene, utilizzando un’appropriata grammatica visuomanuale? Ho assistito quando amici sordi - e io stesso - recitavamo la  poesiola per Sua Eccellenza il Vescovo che, entusiasta per la chiarezza della favella, benediceva l’azione benemerita della Madre e del suo  gruppo, ma non ho visto mai plaudire un religioso quando il non udente segnava così bene da ‘fondersi’ con/nella motilità del proprio corpo che, con e nelle sue mani, diventava messaggio di comunicazione profonda. Capivo che esisteva una parola diversa che non doveva essere - per forza - solo la lingua verbale. Per ora ero appiattito sulla considerazione del Priore di Barbiana, Don Lorenzo Milani, che diceva «E’ la lingua che ti fa eguali». Ricco o povero iconta meno, l’importante è che tu parli… la lingua della maggioranza! Era un discorso ineccepibile per gli scolari udenti, e  su questo il Priore aveva ragione. Ma nel nostro caso di sordi la volontà e il coraggio talvolta venivano meno. Perché? Semplicemente perché molti non ce la facevano a coordinare l’articolazione fonatoria. Le mani erano più svelte della lingua (fisiologica). Eppure la filastrocca dei docenti e degli Esperti era la solita: «Se impari a segnare sei perduto!» E l’assillante frase che tormentava la mia adolescenza era: «Se segni diventi sordomuto!» Non volevo restare senza favella. Ma intuivo che i miei amici silenti, senza comprensibile articolazione fonica, non dovevano essere giudicati terra terra. Nella mia lotta per conservare la voce non mi negavo i segni significativi, sebbene mi fossero vietati, con drastiche bacchettate sulle mani! I docenti e il gruppo degli Esperti tenevano molto al buon nome della Scuola, si sapesse dell’ostracismo alla mimica, come insistevano a chiamare la comunicazione dei sordi utilizzanti i segni.

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