ALLORA LA COLPA E’ DI ADP?
(L’astuzia del capo del Governo che la dà a bere agli uomini
dappoco)
Inutile consumare altre parole su ciò che è avvenuto nelle ultime settimane; tra le tante ne prevale solo una: Berlusconi. Si parla (tantissimo) e si sparla (poco) sul capo del Governo. Egli è al centro dell’Universo perché è stata ferita la sua maestà. La società mediatica, sulla quale il signor B ha fondato il suo impero economico e di potere, inizi a riflettere dalla vicenda, dall’oggetto lanciatagli dal giovane Tartaglia. Seguendo la trasmissione “Annovero”, tramite le sottotitolazioni, ho notato che molti temi non sono messi a fuoco, non sono date convincenti risposte, perché l’interpretazione dell’interlocutore, chiamato a chiarire certe azioni, finisce per non chiarire niente! Forse solo lo psichiatra Galimberti c’è andato molto vicino: il signor B ha problemi psicologici (latenti), un superego che può essere ridimensionato con un altro altrettanto forte. B pretende di governare/comandare su tutto e tutti. La Festa del tesseramento non era altro che il suono del flauto che era andato a snidare topolini, i quali accorrono dietro al pifferaio. In una traversa di Piazza Duomo il signor B si sgola, attacca chi non condivide il suo operato, l’opposizione è nemica. Alla fine il signor B, emulo dei grandi Statiti a cui si paragona, anzi si sente superiore, imitandoli nel “bagno di folla”, ma stavolta gli è fatale. Ecco che il giovane Tartaglia “psicolabile”, come lo definiscono i giornalisti, gli tira in faccia un oggetto simbolo della sua Milano, il duomo. Egli, pur sanguinante, non si piega, esce rabbioso dall’auto per puntare il poveretto che ha osato l’affronto, ormai sopraffatto dai bodyguard, dai CC e poliziotti. La rapida azione del capo del governo, nella vicenda, induce gli psicoanalisti ad analizzarne la psicologia. B vuole assicurare i suoi fans e, nello stesso tempo, è pronto a sfidare i suoi nemici. Egli, sanguinante, chiama a testimoniare tutto il suo popolo. Per dirgli: vedete, mi immolo per voi: loro sono “comunisti”, “giustizialisti”, “antidemocratici” e “invidiosi”. Il solito copione della filosofia berlusconiana del rifiuto di giudizio sulla sua persona, che non può essere criticata perché capo del governo, eletto dal popolo in un paese democratico (…). Affrontare B su questo terreno rendono spuntate le arme dei suoi avversari politici. Non perché B sia un genio, certo ha potenzialità di astuzia oltre la media, un’intuizione che arriva prima degli altri politici a capire il fatto politico, tuttavia la questione di fondo è che B attinge energie intellettuali e strategie da centinaia di seguaci. Gli è possibile perché ha reso mercimonio cultura e informazione. Tutti i ‘pensatori’ d’Italia, furbi e disonesti, sono a sua disposizione. Sono sul mercato. Anche quelli che, una volta acquisiti, finiscono in panchina, mordendosi le mani di rabbia, a si consolano con il gruzzolo che gli è elargito mensilmente. B ha ottenuto il suo scopo togliendoli alla concorrenza. Quando qualcuno critica che guida l’Italia come un’azienda (la sua), dici il vero. Un esempio. Va a Dubai in visita ufficiale, ma aggancia un emiro e vende una delle sue ville sarde, riuscendo a strappare una cifra astronomica. Quale statista, in passato, avrebbe utilizzato tale carica per un proprio tornaconto? Nessuno. Solo B perché non rispetta la democrazia, evidente nelle sue vicende giudiziarie. Riflettere-riflettere-riflettere, più che seguire la nota invocazione di Borrelli del suo “resistere”!