Io col mio Silenzio
«Corriamo il pericolo di lasciare dormire tante parti del loro potenziale, non per malvolere, ma perché il tradizionale ruolo assistenziale ha generato una tendenza di pessimismo: gli esseri umani, compresi gli insufficienti mentali, possono diventare solo ciò che da loro si aspettano quelli che li circondano» così scrive Geoffrey Harris. I sordi e gli ipoacusici - e tanti altri restati un passo indietro da chi si appropria di una presunta normalità -finiscono per sperimentare il condizionamento che, alla lunga, ci fa smarrire la nostra strada maestra. Nessun delitto è tanto atroce quanto quello commesso dall’uomo normale! E normale rispetto a chi? Noi abbiamo bisogno di esigenze differenziate, che implichino impegni di persone intelligenti e colte che hanno una mente equilibrata. Il resto siamo noi - persone - nella nostra creatività di scambi con gli altri. Eppure continuano a parlare di noi indicandoci “i diversamente abili”. Coniano di continuo nuovi termini a che pro o per che cosa? La società ci utilizza a pro domo sua. Ho scritto più volte che, molti handicaps, sono inventati dai normali, sì - i normali - ma in che senso? Io vorrei essere uguale a me stesso: capace di esprimere le mie potenzialità, tutte. Negative e positive. Quelle devo dominarle con l’intelligenza, queste ultime devo esercitarle nella maieutica socratica. Il resto sono io, col mio Silenzio.