Il governatore, l’amante e i politici italiani
Il governatore dello Stato di New York, Spitzer, è stato costretto a lasciare la carica perché i media hanno scoperto una tresca sessuale con un’amante. Gli Usa sono attenti sulle «corna» di chi li governa. Il vicegovernatore, David Paterson, cieco, che di certo aveva udito nel palazzo i pettegolezzi sul suo principale dirigente, dopo qualche mese di guida amministrativa ha confessato pubblicamente che pure lui incontrava un’amante in uno degli hotel della catena Days Inn. La storia politica di Paterson, che poteva essere edificante per tanti disabili, si è mutata lì per lì nella miseria umana. Qualche giornalista ha scritto che lo «sdogamento mediatico dei diversamenti abili come occasionali figli di buona donna è un progresso culturale». Ahi, la verità è che una percentuale di noi è sollecita a “copiare” le azioni dei cosiddetti normali. Paterson, per giustificare il suo comportamento, ha ammesso che era tradito dalla consorte. Le corna inducono diritti di pari opportunità. Una nota giornalista de Il Corriere della sera, M. Laura Rodotà scrive: «Un cieco che fa carriera politica e va a far casini nei motel è simpatico… ». Invece non lo sarà un sordo che grida ai leader di partito per avere pari opportunità di partecipazione alla politica attiva.
Noi sordinon ci rendiamo ancora conto che siamo usati dai politici normali governanti le Istituzioni o che accedono al parlamento col nostro voto, spesso decisivo! Prendiamo, per esempio, l’informazione televisiva della TV di Stato. In moltissimi altri Paesi dell’UE l’informazione, a favore dei sordi o audiolesi, è gestita direttamente da giornalisti sordi. In Italia siamo ancora sottotutela. L’inteprete di lingua dei segni è semplicemente declassata a tradurre in LIS le informazioni scelte o proposte dal giornalista della RAI. Quando saremo noi a poter fare un TG per i nostri eguali? Quando le notizie saranno permesse nella scelta ed elaborate prettamente per il canale visuomanuale e non - come avviene ora - pensate dalla telegiornalista udente per il canale acustico verbale? Capisco che qualcuno affermerà che lo stesso vale per le diverse comunità presenti nel nostro Paese. Vero, ma qui è chiamata la persona stessa nel processo di integrazione socioculturale: e infatti, nel tempo, si integra nella lingua e cultura di maggioranza, grazie proprio all’ascolto. Per noi, invece, c’è l’ostacolo della sordità - come affermano taluni ricercatori sordi - che influenza il processo psicolinguistico e cognitivo. Di fatto accende la nostra identità, il nostro essere-e-non essere nella comunità di maggioranza verbale.
A questo punto diventa penosa la scappatella del politico cieco presa come chance di emancipazione o/e di liberazione da una condizione fisico-sensoriale. In essa ci vediamo la stessa debolezza del cosiddetto normale e, come tale, dovrebbe essere giusticata l’azione, senza alibi e assoluzione. Se pretendiamo gli stessi diritti dobbiamo sottoporci al rispetto delle stesse regole, soprattutto quando vogliamo rivistere responsabilità politiche della comunità di maggioranza. Io disprezzo i politici che, dinanzi all’assemblea di partito o congressuale o dei colleghi in parlamento impugnano la legge urlando la democrazia e le pari opportunità, sapendo - per primi - di violarla quando preferiscono, nelle direzioni nazionali, di candidare i soliti uomini-yes, pronti ad alzare la manina per “fare maggioranza” o per contrastare proposte altrui anche se positive, uomini Lista insomma! Noi disabili sappiamo benissimo che entrando nei partiti o facendo politica ci sporchiamo le mani, come diceva il Priore di Barbiana, Don Lorenzo Milani, ma vogliamo «tirarle fuori pulite». E’ questo il reale sforzo compiuto dai disabili per farlo comprendere ai leader di partito. Quando ci dicono di no mostrano di stare bene con i propri rappresentati di «mani sporche»!