I candidati al parlamento
Per le elezioni politiche del 13 e 14 aprile i candidati (il termine deriva dalla candida veste portata dai senatori di Roma per mostrarsi degni del popolo delegante) di molti partiti hanno fatto il diavolo a quattro per essere inseriti nella Lista del proprio partito. Chi non è stato accolto ha perso addirittura la ragione rinnegando, su due piedi, il partito per ’saltare’ sul carro di un altro. Perché tante insistenze e bramosie? Tali uomini non hanno in tasca le soluzioni dei problemi, non sono geni come Leonardo da Vinci. Di solito sono individui che si piegano a disposizioni di parte, alla loro «parrocchia» elettorale, e che esercitano il nepotismo a scapito della meritocrazia. Per loro la politica è una scorciatoia per conseguire privilegi personali, familiari o amicali. Per loro riuscire a farsi eleggere parlamentari è come vincere alla lotteria Italia e, arraffato il premio, pochissimi si impegnano per migliorare le condizioni sociali di una comunità (di cultura, di risorse economiche, di salute, di svantagigo psico-fisico-sensoriale…).
Se guardiamo agli altri Paesi euopei ci avvediamo che i loro rappresentanti politici non hanno gli stessi benefici dei nostri. Così in quei Paesi è ben diversa la selezione dei rappresentanti. Noi italiani crediamo tutti di essere allenatori di calcio e capaci politici. In realtà, molti rappresentano solo la propria presunzione, la smania d’uscire dalla nicchia nella quale sono confinati per carenza di studi, volontà, passione e sacrificio. E’ necessario tagliare la testa, toglierci dintorno la miriade di pagliacci e demagoghi che albergano nelle istituzioni del nostro Paese. Questo è possibile solo eliminando l’eldorado che la gente dappoco auspica di conseguire con la carica elettorale. I “candidati” che ora si azzuffano per entrare in Lista sappiano che verranno retribuiti secondo il guadagno della loro professione. Un esempio nelle Marche è stato il magistrato Vito D’Ambrosio, che fu retribuito con lo stesso stipendio ricevuto nella sua professione, una volta eletto governatore della regione. Chiese e ottenne il distacco. I servizi, intendo le persone per esercitare il compito, furono messi a disposizione dall’Ente. Vero che lo stipendio del giudice è elevato, ma questo stava ad indicare che il suo “impegno politico” era per la comunità, per un’idea o proposito, non per migliorare la condizione sociale per sé e i propri accoliti.
Finiamola di farci prendere in giro.