Troppa medicina specialistica e poca conoscenza psicopedagogica del fenomeno sordità
Non si parla della sordità a sufficienza come fenomenologia sociale, evento; se ne discute invece troppo a livello medico specialistico, cosicché non si studia più il «metodo» per le necessità dello scolaro. Gli insegnanti cosiddetti di sostegno, non hanno conoscenze specifiche per elaborare progetti di apprendimento secondo la peculiarità del bambino. Nelle scuole specializzate di un tempo il docente si avvedeva dell’insufficienza riscontrata nell’alunno comparandolo ai simili presenti nella stessa classe. Spesso si avvedeva che lo svantaggio d’apprendimento non centrava per niente con la sordità, era causato dalla svogliatezza, da disattenzione nel seguire le spiegazioni eccetera. Eventi presenti come nello scolaro udente. Oggi notiamo che il bambino, per ogni ordine e grado di scuola, è “visto” come presenza che – per quel che fa o riesca a fare quasi come il coetaneo udente – diventa un fatto eccezionale! I docenti polivalenti (sic) si stupiscono allorché il loro alunno comunichi per iscritto abbastanza chiaramente il pensiero. Quante volte nelle mie esperienze di visiting nelle scuole o di docente ho dovuto sorbirmi la labiolettura degli insegnanti polivalenti che mi annunciavano entusiasti che il loro alunno «è normale», «capisce tutto», «sa parlare bene» per il motivo, appunto, di impostare un dialogo a voce! Io non ce l’ho con i docenti di sostegno, perlopiù brave persone, sono incavolato - così la maggior parte dei sordi istruiti e colti - con lo Stato che non perfeziona i docenti secondo le loro richieste di divenire professionisti di un settore specifico della scuola. La professionalità è presente solo in alcuni di loro, negli altri le conoscenze didattiche e di comunicazione – se ci sono! – si estendono per ogni tipologia di disabilità. Per lo Stato, favorire un buon insegnamento nei confronti dei disabili, significherebbe aumentare risorse da investire; solo così ne sortirà un docente realmente specializzato, un professionista la cui opera – giustamente – va riconosciuta a livello economico; al contrario si continua ad andare avanti restando sul «pressappoco», sulla «polivalenza», sulla fisima di acquisire la lingua verbale, fermandosi sempre sulla soglia. Ignorante è il Paese che si blocca a mezza via nell’istruzione dei disabili, non avendo capacità né volontà di migliorare la qualità dell’istruzione, non riconoscendo che sono proprio i disabili!, veramente integrati, a favorire la crescita culturale migliorando la scuola. Lo psicologo L. S. Vygotskij affermava a cavallo del secolo scorso che «l’umanità prima o poi sconfiggerà la cecità, la sordità e la debolezza mentale (…)», aggiungendo poi che prima avverrà tuttavia la conoscenza del fenomeno per via sociale, pedagogico e psicologico. Ahi, non è stato così. La sordità appare sconfitta, oggi, con gli impianti cocleari, con le protesi computerizzate, con le staminali eccetera. Il bambino sordo diviene, con la nuova tecnologia, un individuo del «sentire» e non dell’«ascoltare», là dove la persona è in marcia per crescere individuo cosciente della propria potenzialità. Negando al sordo un’istruzione elevata gli si nega la piena coscienza dei propri diritti. Il problema va ricondotto nelle strutture appropriate della scuola e dei docenti specializzati.