Trenodia di poeta

Non stupirti, poeta, se la tua follia
di rincorrere parole d’amore
non accosti il volo dei sogni;
non crucciarti se le tue parole
rimarranno sorde alla gente
tanfata dal gruppo di potere;

dal volto non scendano lacrime
per chi non accoglie il tuo canto
che poni sulle ali del vento
nelle sere vaganti per il porto
dove alberghi per nascondere
al vecchio pescatore solitudini
del «borgo selvaggio di mare». (1)

Mai sarai vincitore in vita.
Sei tra il bene e il male,
di te ragionano con poco senno
senza approfondire la storia.
Sei cerchio di luce
nei raggi di sole che splende
sull’ultimo giorno di vita.
Testardo vai sino in fondo,
sì testardo per riempire l’urna
dove dormono le tue ceneri.

Forse qualcuno - pia illusione -
fermerà lo sguardo sui tuoi occhi
che puntano dall’avello l’orizzonte.

1. Riferito a Porto Recanati, in contrapposizione a “borgo selvaggio” (Recanati).
da Renato Pigliacampo, L’albero di rami senza vento, Iuculano editore, Pavia 2007. (info@iuculanoeditore.it)

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