Itinerario di Silenzio (Parola che sorge)

Mi rendo conto del valore e del gran dono della comunicazione allorché, partecipando qualche tempo fa ad un convegno de La Spezia, ho  incontrato Claudio Imprudente di Bologna. Egli, incarcerato tetraplegico, ha per esprimersi solo la «lingua degli occhi». Il suo assistente-interprete gli mette davanti alla visione una tavoletta alfabetica. Claudio ‘punta’ la lettera che lo interessa come il falco la preda. L’interprete «costruisce» la frase. Che fatica compie Claudio per destreggiarsi nel linguaggio degli occhi, per generare una ruga che significa emozione, il batter di ciglia che vuol dire ironia.(…) Ma pure la bravura dell’interprete attira stupore allorché decofica quegli occhi che svicolano via, anzi talvolta seducono la sinuosità della lettera. Gli occhi di Claudio seguono una grammatica precisa. Leonardo da Vinci aveva già scoperto la ricchezza del saper osservare. Molti udenti «sentono» ma non «ascoltano» la profondità della parola. Lo stesso i vedenti «vedono» ma non «osservano». Il nostro novello Socrate, con l’ausilio dell’interprete, riesce nella maiuetica della parola: eccola, è nata, inducendoci a riflettere quanta pochezza d’attenzione le diamo, anzi la prostituiamo per il nostro tornaconto proprio perché non valutiamo quanta fatica costi all’uomo che la veicoli pregna di idee e sentimento. Vorrei che i chiacchieroni o chi se le ritrovano pronte nelle orecche assistessero alle conferenze di Claudio Imprudente! E i giovani, soprattutto loro per imparare a rispettarle, spogliandole dalla superficialità e dal conformismo, ne penetrino l’essenza profonda socratica. Per Claudio Imprudente, a Lerici, dove i più noti poeti europei hanno arricchito il loro Canto, ho sollecitato il mio estro a testimoniare il coraggio di Claudio nelle parole che ci ha donato. 

PAROLA CHE SORGE

Nel golfo dei poeti, in Lerici azzurra
assisto ad una preghiera da Villa Marigola
di Claudio Imprudente tetraplegico
che punta gli occhi sull’alfabeto
per dirmi che vita è amore e pena.

Segno d’una parola che scende e sale:
egli la ricrea e lancia agli smarriti presenti.
Così io giunto dal Colle dell’Infinito
confermo il Silenzio del mio destino
nel mio essere segnante
comprendo la fortuna
di queste mani libere.
Apro gli occhi per vedere parole
e apprendo da te, Imprudente,
che la vita è coraggio e lotta.

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