CANTO IL MARE, LA VITA
lo canto, canto l’onda del mare
in un silenzio sepolcrale:
e mentre le mani creano il segno
per narrare ciò che è stato
nell’idioma di Recanati
(oh terra di poeti e testoni, terra
amica nemica di donne sensuali
d’estate denudarsi in spiaggia adriatica
per diversificare il consueto alcova)
m’avvedo che ormai il destino ha vinto.
Tu onda genesi dal mio corpo
da mani che imprimono sapere
e pensieri di filosofi e poeti,
con te ho vissuto uno spazio di vita
quando avrei potuto dare di più
se avessi accolto la proposta politica,
se mi avessero dato fiducia le istituzioni,
se i pregiudizi non avessero fermato
le porte del Silenzio atroce.
So che vivo ancora (o qualche volta?),
quando ritorno al borgo selvaggio
noto mia madre ciacolare
con le donne di paese che sottovoce
le chiedono del figlio fuggiasco all’Urbe
per riscattare gente silente bussare
alle soglie del potere ipocrita
aggroviglio d’amplesso mercimonio