Ciò che importa è quello che c’è di diverso
“Non si piange sulla propria storia, si cambia rotta” (Spinosa). Parole prese in prestito perché entrino in testa. Le avevo ricopiate nella seconda pagina di copertina, in bella vista, del mio Diario. Credevo che avessero un significato per tutti, di più per gli adulti. Di più ancora per chi fa politica. Mi ero sbagliato. Quando uno ha una “storia politica” finisce marchiato. Come le vacche che vanno a pascolo nella contrada Bagnolo di Recanati. Si è spesso costretti a condividere una linea politica perché uno che ha la ‘tesserina’, burattino nelle mani del burattinaio della zona, alzerà la mano secondo le disposizioni di colui che gli ha promesso il posto, “per meriti politici”, quando sarà parlamentare (sic!).
Ce n’è più di uno, dalle nostre parti, che la pensa così. Anche nell’Italia dei Valori. Preferisce far rischiare il partito, che scompaia, piuttosto d’aprire la porta ai capaci, coloro che ardono di passione. Quest’ultimi sono tenuti dai soliti “capetti”, i quali preferiscono non confrontarsi e proseguono nella routine del bla-bla. Una volta mi è capitato di scuotere la platea politica con delle frasi del poeta Nolan, tetraplegico: “Accettatemi per ciò che sono e io vi accetterò per come voi siete accettati“. Obbligato a parlare così perché tra i tanti blateranti non ce ne era alcuno che avesse volontà solidale di riassumermi labialmente o per iscritto quanto veniva detto nel dibattito. Eppure ce ne sono tanti a criticare “quello che non fanno le altre fazioni per i disabili”, ma ahimé anche i nostri sono forgiati sulla stessa cultura del pregiudizi e di interessi infimi. Com’è lungi l’invocazione del procuratore capo di Milano, Borrelli: “Resistere, resistere, resistere!” E pur noi, nel partito, in attesa che rientri Di Pietro (il nostro Mosè) dalla missione nell’Arca del governo, riprenderemo il viaggio.
Ormai il tempo che mi è dato volge al tramonto: e il mio desiderio di parlare nella sede del Palazzo, per portare la parola del Silenzio, resta un’illusione. Sono stati vincitori i furbi di giornata, i plagiatori di idee e di progetti, i “politici” insomma… non le persone! Vorrei che fosse presente, nella mia fatica quotidiana, più attenzione alla diversità perché coloro che la pratichino potessero far politica (nuova), in strutture e personale adeguati. Oggi, nella comunità, si impone un bisogno urgente di rinnovare i metodi di fare politica, l’educazione dell’accoglienza politica, la rigenerazione di una proposta utile a tutti e non ai pochi. “Ciò che conta nelle persone, e nelle scuole, è quello che c’è di diverso, non quello che è uguale” (Roland Barth). Aggiungo con forza: “e anche nei partiti, compresa l’Italia dei Valori!“