Italia dei Valori: l’esodo è iniziato
Non capisco perché qualche amico mi vuole umiliare dicendomi che “non poteva che finire così!..”. Io non mi sono candidato, stavolta. Stavolta non ho buttato né il nome né i soldi al macero. I navigati della politica mi hanno avvertito in tempo. Sono stato previdente: e
quindi ho evitato la solita “incazzatura”. Il “nostro partito” non esiste in periferia. C’è chi, il solito colonnello delegato a livello territoriale, afferma che “non fatichiamo”, “non ci muoviamo”, “non corriamo dietro ai potenziali elettori”, eccetera, eccetera. Scarica la colpa - è ovvio! - su di noi. Sa che dice il falso.
Ricordo la prof.ssa Maura che, all’alba del movimento, faceva cento cose per stimolare la crescita dello stesso. Anch’io ci avevo messo l’anima: venivano a darmi una mano anche una flotta di giovani silenti durante le elezioni. La verità è diversa: la gente ha capito che il re è nudo. Non mi riferisco a Di Pietro, intendo i presuntuosi capi che non gradiscono avere attorno potenziali concorrenti, perché, appiccicati al loro trono, temono di perderlo.
L’egoismo e l’oscurantismo mentale stanno distruggendo il partito. L’unica via è fare un congresso nazionale per rinnovare la classe dirigente. Di Pietro si è immolato per la legalità delle istituzioni, ma non ha vigilato abbastanza nel suo partito. Lo affermo senza cattiveria. Era certo difficile districarsi tra i leccapiedi e i soliti attori della politica, ma Antonio – uomo intuitivo e intelligente – avrebbe dovuto capire che, chi dava di gomito per salire sul palco, era un Totò recitante senza averne l’inventiva. Adesso restano le macerie. Sta sparendo persino lo “zoccolo duro”, i duri e puri, vale a dire il 2% che ci permetteva di galleggiare, oppure – come è avvenuto in taluni comuni delle Marche – immischiarci con gli “udeurini” per salvare la faccia. Non ho voglia di dire altro.
L’esodo è iniziato.