Le etichette
L’anno internazionale delle persone handicappate può essere considerato l’anno della presa di coscienza dei disabili dei propri problemi: processo che diverrà attivo e insistente in chi ha buona istruzione di base per svolgere azione di critica verso la società e le istituzioni. Purtuttavia i protagonisti che fanno udire la propria voce sono pochi. Le rivendicazioni dei disabili sono, come sempre è avvenuto, delegate ai «normali». I sordi potrebbero essere sostenuti, nei primi anni d’inserimento nelle scuole pubbliche, dagli educatori e docenti che hanno operato con loro nelle scuole specializzate statali e no. Ma costoro - molti dei quali trasferiti nelle pubbliche scuole - non si spendono più di tanto per i nuovi programmi scolastici e riabilitativi. Gli «enti inutili» che sino ad allora avevano ghettizzato gli handicappati - a dire delle forze politiche di sinistra - nelle “scuole speciali” sono spogliati delle funzioni di assistenza e di ‘guida’ nei confronti dei protetti. Spezzata l’appartenenza alla «categoria speciale» restava l’individuo col suo handicap; infatti - senza distinzione - tutti venivano chiamati «portatori di handicap». La nuova etichetta era stata attaccata, non all’entrata delle istituzioni speciali, come era evidente ieri all’ingresso dei portoni, ma sulla porta dell’aula frequentata con i coetanei normodotati. I pochi docenti trasferiti nelle scuole pubbliche dove sono finiti? Per lo più tacciono. Non hanno coraggio né capacità d’iniziativa di intervenire per formare i colleghi e dar loro i fondamenti metodologici e didattici necessari agli studenti speciali. Ecco intanto entrare nella scuola nuovi professionisti: psicologi, pedagogisti, terapisti d’ogni tipo. Costoro sono bravissimi (Cfr. Scuola di Silenzio, Lettera ad una Ministro (e dintorni), Armando editore, Roma 2005) nello stendere relazioni sul «caso»; per lo più è farina del sacco di un collega collaboratore del periodico professionale o dell’ordine che, puntuale, si porta nella borsa di servizio. Tutto è ammantato di patina scientica e professioanle, con una sortita, scritta o parlata, di tanto in tanto del nome di un luminare, di cui annunciano d’esserne stati allievi all’Università di***. Così devono agire, muoversi ed essi stessi convincersi d’essere sopra le parti. Tutto deve procedere con metodo: ciascun portatore di handicap, indicazione ormai canonica, ha la propria cartella personale dove è annotato tutto proprio tutto. Se sorgono perplessità sui termini adottati o frasi nel contesto di un periodare liceale, si chiede indicazioni all’esperto della rivista dell’associazione professionale o dell’ordine. Nella riunione dell’équipe settimanale ciascuno potrà fare passerella o bella figura leggendo, agl’intervenuti, la propria prosa scientifica (…). Il coordinatore del gruppo sintetizzerà il tutto con una proposta di lavoro per la settimana prossima a cui, tutti, si associano.