(Oggi nonna Maria, la mamma di Renato, lo ha raggiunto. Poco più di due mesi dopo.)
MAMMA
Il tuo cuore amato nome benigno pronuncio
ora che so intonare gloria è in te
caro fiore, vita del mio giardino;
mamma, unica e grande
parola più dolce mai fu ideata dai poeti
speranza bellezza di te, specchio di me:
ti chiamo t’invoco t’amo.
Io e tu siamo uno
negli occhi vivaci
nelle labbra a cuore
nelle gote arrossate
nel neo sul naso.
Mamma devo dirti tante cose
(molte più di ciò che credi)
soccorrimi con la voce
quando vana sarà la mia nel grido
(so già che pochi giungeranno)
solo tu verrai curva in soccorso
di «tuo figlio», del «tuo bambino»;
sebbene avrò settant’anni
o cent’anni o quanti non so
su di te potrò sempre sperare.
Tu sai cosa ci lega:
vita dolore morte
e ci lega lo srotolare dell’esistenza stessa
nel DNA che ci unisce per sempre
come tu fosti cinta a tua madre
la nonna alla bisnonna
indietro nella notte dei secoli
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Renato Pigliacampo