LA VOCE VERBALE
Sabato, Novembre 23rd, 2013Renato Pigliacampo. Da Itinerario di Silenzio
Pigliacampo Renato, Parole nel movimento. Psicolinguistica del sordo, Armando, Roma 2007.
Settembre 14th, 2013
Scrivevo il (03.11.2011) In genere si parla molto di sordità e dei sordi. Ma raramente i politici lasciano ai protagonisti l’opportunità di costruire un progetto che risponda alla soluzione dei loro bisogni; col trascorrere decenni e decenni nel mondo della sordità e dei sordi rivestendo i diversi ruoli - sia come dirigente di una grande associazione sia come docente di sordi nella scuola dell’obbligo e poi didatta nei corsi di specializzazione - posso confermare che, il sordo istruito bene e colto, diventa elemento pericoloso per tutta la società. Questo avviene perché matura una dura critica verso le azioni della comunità. Pertanto l’amministratore udente teme di finire nella gogna dinanzi agli occhi del “popolo spettatore” per essere tacciato d’insensibilità quando non è in grado di rispondere ai «bisogni speciali». E’ urgente che i politici preparino, in seno al proprio partito, delegati che abbiano sensibilità e intuizione per i «differenti» o i «diversi» per rispondere fattivamente allo status dell’altro. Da Pensieri e riflessioni sul Silenzio, in via di stampa.
Una volta un sordo, bramoso di gloria e di applausi, vedendo che tanti suoi amici sordi o udenti raggiungevano prestigiose presidenze e, di fatto, sedersi su comode poltrone di comando, dedusse che non era poi tanto difficile. “Provo anch’io” pensò.. Chiamò pertanto una cerchia di fedeli amici che addestrò così bene che, da lì a poco tempo, riuscì nell’intento di sedersi sulla desiderata poltrona! Tuttavia non ci volle tempo per accorgersi che non era facile come supponeva essere presidente perché bisognava saper ben parlare e conoscere la grammatica. «A che serve la grammatica italiana?! Io ho la LIS, userò la grammatica della LIS per parlare ai politici e al popolo udente!» pronunciò con presunzione a chi gli era vicino. Chiamò pertanto accanto a sé un’interprete personale per questo specifico compito, sollecitandola a tradurre alla perfezione il suo pensiero affinché le istanze - del suo popolo - fossero chiare ai politici.
L’ interprete factotum si dette da fare perché la parola del suo presidente potesse raggiungere Deputati e Senatori. Passa un mese, niente, passa un anno nemmeno, nessun parlamentare si faceva vivo col presidente per accogliere le istanze dei sordi! Una mattina, molto contrariato, il capo dei sordi chiama la sua assistente personale di LIS e di lingua italiana domandandole:
«Come mai nessun politico mi risponde? Lei mi traduce male!»
La collaboratrice si vede offesa rispondendo piccata:
«Io ho sempre tradotto e interpretato in meglio il suo peggio: e questo pure nell’ultima traduzione, ma mi sono stufata di riempire la sua zucca vuota. Ho deciso, da oggi in poi, di non studiare più o di inventare passabile discorsi per lei!.»
Il presidente aveva capito che era kofos (vuoto) e, umiliato, ma finalmente sereno, comprese che ogni poltrona impone un sacrificio sia a se stesso che agli amici onesti e tanto più ai compari che ti hanno aiutato, i quali saranno poi i primi a buttarti in mare.
Renato Pigliacampo
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