Siamo intimi in silenzio nelle parole segnate:
immote bandiere sull’acqua
né sussurro di vento impaccia
né colloquio con la natura
ci è caro; noi due delusi a segnare;
e s’ allontana quel che non abbiamo avuto:
il ramo fiorito di mia stirpe
luce che cammina verso il Nuovo.
Le barche vanno a pelo d’acqua
raccontando storie di ieri e oggi:
di moldave croate donne dell’est
che han svenduto anima e corpo.
Lontano qualcuna piange, o canta
per comunicare quel che resta, il vuoto.
Con te mi sono accostato alla spiaggia
per riprendere il colloquio col mare:
ancora una volta sommerge il Silenzio:
e mentre a testa china sulla rena cammino
un vecchio pescatore accenna
che sono fesso a cavare coi gesti
seduzione da donne forestiere.
«Prendile di dietro» dice
«a colpo sicuro» ridacchia.
Ho rinunciato a rincorrere i sogni.
L’ombra scende sul mare
come se stanotte
dovesse sposare l’Ignoto
pure io vestirmi di tenebre.
Silenzio tormenta ferisce.
Pronunci lentamente «amore»:
che le mie orecchie s’aprano sicure
e mosse da fonemi intonati
risponda la lingua capace.
Ondivago è sulla spiaggia il mare.
Gocciolano stille che raccolgo in mano.
Oh mio Dio perché non mi doni Pace?
Perché Tu con me non sei goccia?
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Renato Pigliacampo, inedita, Porto Potenza Picena, primavera 2007.