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PARTECIPAZIONE LIMITATA

Lunedì, Marzo 26th, 2012

Ricorderà il primo governo  Berlusconi che, ogni qualche giorno, compariva, sulle TV di Stato, una propaganda alludendo ad una questione, che sfociava con la didascalia «Fatto!». Uomo mediatico sapeva come vendere la mercanzia ad un popolo telepatico, con una mente limitata al un ragionamento politico. Adesso, col governo Monti,  c’è chi  dice: «Visto, ha fatto in qualche mese quel che, governi di destra e di sinistra, non sono riusciti a compiere per anni!»
Nel nostro paese c’è uno smisurato desiderio di amore per il potere fine a se stesso. Se fate una ricerca  nel Parlamento italiano, verificherete che oltre il 70% dei parlamentari ha avuto in famiglia un genitore o un parente che, in un modo o l’altro, ha svolto politica elettiva (in comune, provincia, regione o e nelle stesse Camere….). Ne sortisce che, la politica, è  un’azione esclusivamente di interessi personali. Non sorprende più di tanto. Ma stupisce tuttavia per i nuovi elettori italiani, o  quando  gli stessi fanno un paragone con i politici di altri Paesi europei. Di solito qualche poeta, di rado, entra in politica con l’illusione e la tipica ingenuità dei poeti che le loro forti emozioni, sollevate nella mega aula denominata «parlamento», ovverossia del bla-bla, possa condurre ad un convincimento concreto, con una legge,  di progresso sociale e di un idoneo welfare chi  li sta ascoltando. Mi sono messo a ridere (o a piangere?) nel costatare che gli stessi parlamentari dell’Idv, al Senato hanno votato positiva la  legge per l’approvazione della Lingua dei segni italiana, alla Camera, la medesima legge, in Commissione è stata bocciata, dopo che tutti avevano orecchiato sermoni di rappresentanti di lobby, facendomi dedurre che si valuta sempre una «parte», ma nel nostro caso, considerato che la disabilità è così democratica che non si veste di colori di partito, a vincere sono i furbastri   che tessono per impedire e sconfiggere qualcuno. Nietzsche disse una bestemmia ammettendo che, i poeti, non hanno pudore delle proprie esperienze, le sfruttano. Vorrei sfruttare la mia disabilità uditiva per dare a tutti un’eventualità di partecipazione. Come avviene per i sordi di alcuni Paesi dell’EU. La realtà è differente in Italia. La chiamata, come ho scritto tante volte, c’è allo scopo di aderire in quel momento. Credo che ogni partito sarà effettivamente democratico quando riconoscerà, non solo alcuni diritti individuali, ma come  afferma il filosofo Norberto Bobbio, anche quelli sociali, altrimenti è una democrazia dimezzata. Il fatto che qualche leader alla fine se ne accorga, non giustifica il poco che si fa nei partiti per la «partecipazione». 

I sordi, Machiavelli e gli udenti furbastri…

Venerdì, Marzo 23rd, 2012

Riflessioni profetiche scritte 40 anni fa (13.07.1972)

I Gesuiti hanno accusato per anni e anni Machiavelli di empietà, emarginando le sue opere tra le “proibite“. Il Principe fu “un’opera scaturita dagli inferi“ a dire degli eminenti teologi del XVII secolo. Perché? Semplicemente perché temevano che l’intelletto laico si destasse e togliesse loro gli innumerevoli benefici sociali e l’autorità sul popolino. Ripetere che la religione cattolica ha frenato la presa di coscienza della libertà intellettuale è superfluo confermarlo. Ugualmente oggi i sordi si comportano come tanti Machiavelli che stanno lottando per raggiungere l’indipendenza dagli udenti infiltratisi nella loro associazione ENS per lucrare ogni mese un puntuale stipendio. Sino a quando gli udenti sono nell’ENS e continueranno a tessere sottobanco accordi col potere governativo, e le fazioni di partito, che è un male di tutti gli enti parastatali (l’ENS, quando  scrivevo questi appunti, era un ente parastatale, NdA) i sordi resteranno esclusi, ineducati. Se vogliamo il bene dei nostri fratelli silenziosi dobbiamo dar loro veri educatori e non pseudoinsegnanti. E’ nostro dovere di protagonisti intellettualmente più pronti venire in aiuto ai compagni di sventura perché prendano coscienza della loro condizione sociale. Cerchiamo di riflettere su queste parole più che sulle loro orecchie chiuse.
 

PROPORSI COME REALTA’ COSTRUTTIVA PER VALUTARE IL «SILENZIO»

Martedì, Marzo 20th, 2012

Ciascuno di noi, nel momento in cui attraversa un periodo di patos, eleva la classica frase: «Voglio cambiare il mondo!»  Ma nessuno, come affermano parecchi filosofi, pensa di cambiare se stesso. Il motivo è semplice: per cambiare dobbiamo sempre rischiare di persona, vale a dire rimetterci in gioco. Di solito rimaniamo esclusivamente marionette che si esercitano nelle dichiarazioni, o nel semplice esercizio loquelico. «Cambiare» ci impone, per primi, all’esercizio intellettuale e filosofico di un’etica morale di   scelte  profonde che ci muti da cima a fondo! Oggi, la comunità in genere, ha intrapreso la via del solo «sentire», o del solo «pettegolare», chiacchiera enfatica che, ieri, veniva  adottata dalle comari del rione o del vicinato. Oggi, la parola, è merce e, come tale, sfoggia gli strumenti di mercato (vedi la diffusione dei DVD, il copyright che ne deriva su ogni medium che fa girare l’idea-prodotto culturale…). Qualche opera potrà essere un prodotto culturale, qualche altra no, restando solo pattume. Siamo allora al mero  sentire: voce spenta che non diverrà mai parola.
 

Pensando alla parola/logopedica, alla voce del bambino con problemi d’udito che, la logopedista, si adopera con tenacia a rendere comprensibile, ci avvicina alla speranza di ogni madre di bambino sordo, ed è ovvio che sia sacrosanta attesa, questo auspicio, di accedere alla loquela da parte dei genitori! Ma se non avverrà - questo processo di apprendimento -  secondo   gli stadi di sviluppo del bambino,  tanti progetti dei genitori, e della madre in particolare, naufragheranno. Allora si pensa all’impianto cocleare. Può essere utile e/o no. Talvolta il piccolo ‘impiantato’ resta solo col tipico di sentire senza approfondire ciò che “ode”, un pappagallismo appunto per accontentare parenti o/e amici d’occasione affinché i genitori possano dire che, il bambino, è «normale». I genitori riflettano su questo perché altrimenti l’impianto cocleare diverrà un esercizio che interesserà esclusivamente un gruppo   considerato al solo fine di sradicare la sordità, senza considerarne il «valore». Sì, mi riferisco ai valori del Silenzio. Noi sordi o ipoacusici dobbiamo insegnare a considerare il positivo presente nel Silenzio, soprattutto in una società, come quella di oggi, dove niuno più ascolta perché è saturo, piegando esclusivamente sul «sentire»,  in cui - gli elementi della parola - restano in superficie. I bambini hanno necessità di ascoltare il Silenzio che deve essergli presentato dagli psicologi e pedagogisti sordi. L’ENS, se esiste o si propone su questi Progetti, dovrebbe essere in prima fila a proporsi nei Programmi.�
 

«IL LATTE DELLA VITA»

Venerdì, Marzo 2nd, 2012

Il 12 dicembre 1938, su proposta del Ministro di Grazia e  Giustizia, On. Arrigo Solmi, fu approvato, dal consiglio dei ministri, un decreto legge che metteva fine all’ostracismo dei «sordomuti analfabeti» i quali, nell’articolo 340 del vecchio “codice Rocco”,  erano condannati a non fruire in toto dei diritti civili, cioè non poter ereditare i patrimoni dai genitori o da altri cespiti familiari o, per esempio, sposarsi e così via; insomma erano «interdetti»!

Sono trascorsi quasi 80 anni, ebbene una percentuale di sordi italiani (non più chiamati “sordomuti”, dopo l’approvazione della legge 20 febbraio 2006, n. 95, che vieta questa definizione) è mercé nelle mani di lobbisti. Ogni qualvolta che la legge sulla lingua dei segni italiana sta per essere riconosciuta, ecco sortire gruppi di (ri)abilitazione connessi con la sordità, intromettendosi e sollecitando persino piccole associazioni di sordi e dei loro familiari a prendere drasticamente posizione contro la maggioranza dei “segnanti”. E’ una storia che si ripete, in questi ultimi vent’anni, portandoci a domande radicali. Come mai questa resistenza è fortemente attiva nel nostro Paese? Perché questo guazzabuglio anti-LIS è presente quando l’ENS, in un modo o l’altro, appare debole o incapace con i propri rappresentanti elettivi?

Ci sono due fondamenti sui quali riflettere: il primo fa riferimento all’ignoranza di fondo su «che cos’è la lingua», considerandola in senso generale. Il secondo sulla praticabilità di accogliere (e insegnare!) questa lingua nella comunità di tutti, cioè nelle aule scolastiche della scuola dell’obbligo. Il fatto che, tale lingua, abbia avuto l’imprimatur di studiosi del calibro di Noam Chomsky, per non citare altri insigni linguisti o filosofi del linguaggio, significa che la società ne ha paura. Perché? Lo abbiamo scritto nei nostri testi (cfr. R. Pigliacampo, 2009) perché, approvando lo Stato la lingua dei segni, deve riconsiderare  in toto le strutture della società e, principalmente, delle istituzioni dello Stato. Quando la precedente Presidente dell’ENS (massima associazione dei sordi d’Italia) era riuscita a fare approvare dalla I Commissione del Senato la proponenda legge sulla LIS, poi abortita dalla VII Commissione della Camera dei Deputati, aveva compiuto una grande rivoluzione socioculturale che, solo gli ignoranti e i pressappochisti, non avevano capito o, in malafede, restavano miopi o, come detto, legati alla coda dei lobbisti egoisti.

E’ in questo momento che una lingua si salva nel venire al mondo! E chi può farla vivere se non chi la utilizzi? Ecco allora l’imbroglio degli uomini sciocchi e degli psittacisti udenti, ma anche sordi, alla litania che non è lingua, che i sordi sono restati alla mimica, che la società non la conosce che che….

Siamo nel 2012 e che io sappia, solo l’Università statale «Ca’ Foscari» di Venezia, ha una cattedra per l’insegnamento della LIS con un programma di «lingua». In altre Facoltà d’Italia, di solito in quelle di Scienze della Formazione Primaria, sono attivati Laboratori linguistici estendendo l’azione didattica a meri Moduli di Lingua e linguaggio per non udenti, a uso dei futuri docenti di sotegno… dei sordi o ipoacusici!

C’è una mancanza di volontà e di coraggio del governo? Credo in parte sì. Ma davanti alla Commissione del Senato, Ida Collu, riuscì a scagliare altrove il masso di Sisifo che ostacolava la realtà dei sordi d’essere protagonisti nella lingua! In Italia ci sono sordi con titoli accademici e professionali che possono ribattere punto per punto ai denigratori della lingua dei segni. Sono capaci di programmare un processo d’insegnamento psicolinguistico idoneo ad aprire la mente verso la polisensorialità dei processi dello sviluppo psicocognitivo e linguistico. Non si dà loro fiducia: e soprattutto perché il potere è kofos. Incredibile tuttavia che il ministro dell’istruzione Profumo non lo abbia ancora intuito! E un mondo iperinformato come l’attuale «dove una teoria dei mutamenti culturali non è possibile senza la conoscenza dei mutamenti di rapporti tra i sensi provocati dalle tecnologie» scrive Marshall McLuhan, fa pensare che, senza l’apporto esperienzale dei sordi o degli ipoacusici, che sviluppano apprendimenti socioculturali su canali percettivi diversificati, non avverrà mai il processo gratificante auspicato per i docenti che insegnano ai sordi né i sordi stessi e i loro genitori comprenderanno che la sordità si sconfigge con  un’ottima scolarizzazione. Resta sempre vivo e ammonitore il giudizio del sacerdote Luigi Vischi, precettore di Giacomo Carbonieri, psicologo antesignano del secolo XVIII: «la cultura è il latte della vita del sordo». E i primi a capirlo siano loro stessi! Ma io mi domando, al limite: sono in possesso, oggi, i sordi del ‘latte della vita’?

GIUSTIFICAZIONE DEGLI INSUCCESSI NELL’ISTRUZIONE DEI SORDI…

Mercoledì, Febbraio 29th, 2012

(22.08.2004) Per giustificare spesso l’insuccesso d’istruire i sordi gli insegnanti affermano, nel venire a conoscenza dei buoni risultati riportati da un collega, che  lo scolaro esaminato non fa testo perché «sente bene»; con questo ammettono che, il successo scolastico di un sordo, dipenda esclusivamente dai residui uditivi - dalla percezione - piuttosto che dalle capacità del docente di ricercare un metodo appropriato e un’efficace comunicazione con l’alunno per spiegargli bene le conoscenze e indirizzarlo nel processo di critica.

L’IPOCRISIA DELLA FALSA INCLUSIONE

Giovedì, Febbraio 23rd, 2012

La VII Commissione (Cultura, Scienze e Istruzione) della Camera era chiamata ad esaminare il nuovo testo della proposta di legge C. 4207, recante: «Disposizioni per la promozione della piena partecipazione delle persone sorde alla vita collettiva e riconoscimento della Lingua dei Segni Italiana». Testo unificato delle innumerevoli leggi  proposte sulla LIS, licenziato dalla Commissione permanente del Senato approvato durante il Governo Berlusconi, ma il 16 febbraio 2012 ha avuto  il «parere contrario» dalla VII Commissione della Camera dei Deputati. La Commissione ha rigettato con un  comunicato indolente, mostrando ignoranza esplicita sull’argomento,    disattenzione per bambini e adulti privi dell’udito e difficoltà di linguaggio verbale, sposando  proposte di (ri)abitazione alla carlona, non pensando che – la loquela – è azione di processi psicomotori   dipendenti a solleciti cognitivi nell’utilizzo di uno «strumento»  di comunicazione. Linguisti del calibro di Noam Chomsky, del nostro Tullio De Mauro, ex-ministro dell’Istruzione che, pur riconoscendola «lingua» vera e propria, non è riuscito a imporla materia d’insegnamento facoltativo nella Scuola… L’ipocrisia del verbale della Commissione è massima quando afferma di ottemperare «grande attenzione e cautela» (sic), come dire che, “segnare” con le mani sarebbe come se, i bambini o gli scolari siano loro sordi o udenti, maneggiassero coltelli!. Sorgono, a questo punto, interrogativi vasti: legislativi e procedurali sull’approvazione di  una legge in Italia.  Intuisco il risibile del lettore! Ma al Senato l’Idv, grazie ai senatori guidati da Belisario, che stimo, licenziò positivamente la legge (!), vuol dire che il nostro ADP – come tanti notano ogni anno all’assemblea di Vasto dell’Idv portando, chi scrive, innumerevoli sordi, ivi convenuti nella loro invisibile disabilità, felici di comprendere ed essere attivi, grazie all’interprete di LIS – ha deputati capaci, o almeno quelli della Commissione VII della Camera, bravi solo, che io sappia, ad alzare la  manina per adeguarsi alla maggioranza. Come studioso di tematiche sociolinguistiche, che valuta e rispetta la «lingua», soprattutto la lingua che stimola i processi di apprendimento, non può sottacere che taluni dei ‘nostri’ non abbiano contrastato la maggioranza (almeno è evidente dal verbale della Commissione presieduta dalla vicepresidente Di Centa). Vorrei che si riflettesse sulla considerazione di Wittgenstein: «Non parlare mai di una cosa che non conosci.» Il fatto di cestinare la pdl 4207, rinviando la soluzione dei problemi dei disabili sensoriali, coprendola con una spolverina ipocrita di cipria, dicendo di difendere una presunta “inclusione”, affermo, al contrario, con Don Lorenzo Milani, Priore della scuola speciale   per contadinelli di Barbiana, nel Mugello, che «è la lingua che fa eguali», ovviamente  si riferiva alla lingua italiana, la capacità di saperla utilizzare per iscritto e parlato; io la penso allo stesso modo, aggiungendo che è nella comunicazione, anche nelle mie o le altrui mani, che riconosco l’intelligenza del mio interlocutore e gli indirizzo la mia!    
 

SEGNARE AMORE

Lunedì, Febbraio 20th, 2012

Quando mi spoglio ai giorni
nello stimolo risposta
d’infanzia sonora vissuta a valle
aperta a vita, al narrare al canto,
mi accorgo abbarbicarmi al segno.
Cinestetica mano ara parole sul corpo
in spazi cognitivi consentiti.
La gente mira l’imago-movimento e
la mente disistima l’uomo verbum.

Stasera capisco l’abuso violenza
dell’uomo cianciante. Nullità.
Sul litorale alla necessaria flebile luce
osservo motilità di labbra di donna e
le mie mani che le segnano amore.

QUANDO IL PARLAMENTO E’ CONTRO LA LINGUA…

Lunedì, Febbraio 20th, 2012

   

La VII Commissione (Cultura, Scienze e Istruzione) della Camera è stata chiamata per esaminare il nuovo testo della proposta di legge C. 4207, recante   per oggetto: «Disposizioni per la promozione della piena partecipazione delle persone sorde alla vita collettiva e riconoscimento della Lingua dei Segni Italiana». Il testo, unificato, proviene dalle varie proposte legislative di quasi tutti i Partiti presenti in Parlamento, e licenziato dalla   Commissione permanente del Senato durante il Governo Berlusconi, ha avuto,  in data 16 febbraio, il «parere contrario» dalla VII Commissione della Camera dei Deputati.

Il verbale finale della Commissione, che non dice proprio niente sui processi linguistici della lingua  visuomanuale plaudita, per darvi un’idea, da  geni del linguaggio come Noan Chomsky e, in Italia, dall’ex-ministro dell’istruzione, Prof. Tullio De Mauro, che tuttavia ha la “colpa”  di non averla favorita  nell’insegnamento nella scuola  si ogni ordine e grado (…). Il parere contrario della Commissione recita, con ipocrisia, di ottemperare «grande attenzione e cautela» (sic), come dire che, “segnare” con le mani sarebbe come se, i bambini o gli scolari siano loro sordi o udenti, maneggiassero coltelli….
 

Sorge l’interrogativo, ma che parlamentari abbiamo? Infatti, costoro sono deputati «normali», pensano con gli orecchi (sic) che,   molto probabilmente, non  favoriscono un processo di analisi di tematiche del visivo e della motilità. L’ipocrisia della VII Commissione è massima, direi offensiva (!). Si dice, nello strampalato comunicato di rigetto della LIS, che occorre «produrre la massima inclusione nella società delle persone prive dell’udito, e che il riconoscimento della lingua dei segni, già peraltro, di fatto, pienamente utilizzata (??? gli interrogativi sono nostri), potrebbe portare più che ad includere i non udenti nella società piuttosto ad escluderli…» (sic). Allora la nostra riflessione conduce a questo: se la LIS utilizzata nella società condurrebbe all’esclusione, si affermino i contesti in cui avverrebbe! Portate argomenti scientifici! Confrontatevi con quei sordi capaci di ribattere in possesso di titoli scientifici! Non vi avvedete, signori Onorevoli, che siete ridicoli?  Wittgenstein afferma, lapidario: «Non prendere mai posizione su un argomento che non conosci bene!»

Andiamo in una classe dove frequenta la scuola un bambino sordo o ipoacusico, verifichiamo l’attività didattica della sua “insegnante di sostegno”, facendo attenzione alla  comunicazione e vi avvedrete, esimi  onorevoli…. Non ci siamo proprio: e non si uscirà MAI dal tunnel in cui siamo precipitati perché, nelle nostre Università, prevale ancora un insegnamento psittacistico della conoscenza della comunicazione dei sordi o ipoacusici. Sono frasi per lo più orecchiate dagli udenti dappoco, non da studiosi del linguaggio e della mente!. A questo punto si potrebbe dire che, la 1^ Commissione del Senato che aveva approvato l’iter della legge sulla LIS, è composta di uomini e donne fuori dal mondo, a meno che, la Presidente dell’ENS precedente, Ida Collu, sia stata molto abile, molto intelligente, molto ferrata nella conoscenza dei processi psicolinguistici dei sordi portando argomenti forti per convincere i senatori.
 

Qualcosa non torna, signori! Allora chiudete tutto ciò che è gestito dagli udenti per i sordi, affidando ogni realtà alla loro gestione diretta, a partire dai telegiornali della LIS. Come fanno le TV statali in alcune Paesi! Gli utenti sordi si autogestiscano l’informazione… Qui, se qualcuno non l’ha ancora intuito, si apre una diatriba senza fine. Ci stimiamo abbastanza intelligenti e colti da tenere testa, in un dibattito pubblico, alla presenza di giudici imparziali, sulla validità o meno della LIS, nei processi di apprendimento. Questo non vuol dire che respingiamo la parola verbale.
 

L’imbroglio è evidente: da una parte operatori per i sordi formati, o presenti a livello volontaristico, che agiscono con una formazione  «pressappochistica», tipica in Italia; dall’altra  professionisti  superformati, che si credono vessilli della  «normalità», della sanitizzazione, prendendo a modello Apollo, prototipo di vedere/ascoltare/deambulare alla perfezione…Il bambino deve imitarlo: e sarà tanto più «normale» (!) quanto più saprà immedesimarsi nel suo corpo.  Altro imbroglio allora: il corpo considerato come oggetto di lucro? Con quale coraggio un parlamentare afferma che approvare la LIS significa distogliere risorse per la riabilitazione eccetera? Non ci siamo! E’ la lingua verbale propria degli udenti che, blaterando in continuazione, finiscono per riempirsi la bocca di vuote parole, confondendo proprio tutti. Il pregiudizio sarà eliminato quando riusciremo, in uno Stato democratico, valutando la meritocrazia, avere programmi specifici di formazione e ciò che effettivamente gli operatori, che si dedicano alla scolarizzazione, alla cognitività e all’abilitazione dei sordi hanno l’obbligo di studiare.

QUANDO GLI UDENTI USANO I SORDI…

Mercoledì, Febbraio 15th, 2012

(22.07.1986) La più grande tragedia del sordo non è la sordità in se stessa,  bensì il momento in cui finisce tra le mani di persone senza scrupoli, che lo strumentalizzano per ottenere favori dal potere politico,  irraggiungibile altrimenti senza approfittare della disabilità sensoriale dei sordi.

IL MINISTRO NON CONTINUI A BERLA…

Lunedì, Febbraio 13th, 2012

Credo che sia difficile, in futuro, che i sordi e gli ipoacusici siano protagonisti nella società; per “protagonisti” mi riferisco alla loro capacità di manifestare i reali bisogni psicocognitivi e sociolinguistici, come avviene ai simili in tanti Paesi dell’EU. Invece, in Italia, siamo incarcerati nelle lobby. Costoro sono facilmente individuate nei settori sanitari, con la fisima di voler risanare, o addirittura sradicare la sordità dalla faccia della terra. E’ ovvio che, per un genitore, è bramosia avere un figlio «sano». Ma il piccolo sordo è sano e vispo: il genitore prende sempre  per modello (cfr R. Pigliacampo, 2008) il coetaneo con tutti i sensi ben funzionanti (…), riportando il discorso sul leitmotiv della normalizzazione

Un altro  principio emerge in Italia: la carenza della formazione specifica del personale che si dedica al settore scolastico e linguistico (intendo l’interazione col bambino e non agli aspetti logopedici…). Una percentuale di tale personale sospinge i sordi, loro stessi  bisognosi di supporto culturale, con spesso limitata comprensione di temi sociali, se non che la smania di gridare alla LIS, messa in testa ai dirigenti di associazioni più o meno grandi. Approvo la validità della lingua italiana dei segni, ma deve entrare nel contesto - anche teorico - con altre appropriate discipline d’insegnamento, tramite un’ottima programmazione per formare operatori qualificati! Oggi il MIUR, di cui ho fatto parte per un periodo nella Consulta nazionale, non compie lo sforzo di formare docenti e personale secondo l’evoluzione psicocognitiva e sociolinguistica  del bambino sordo in carico, ma esclusivamente per le smanie di chi gestisce il potere sui o per i sordi. Verissimo che un’elevata percentuale di docenti e operatori (assistenti alla comunicazione, interpreti di LIS o labiali) è «ignorante» sulle tematiche e problematiche della sordità, ma molto di più lo è chi si qualifica «professore» di discipline di cui non ha la base principale, che implica studiare prima lo sviluppo del bambino senza deficit sensoriali. Ecco che diveniamo complici talvolta di persone che, per il fatto di sapere qualche segno significativo, si spaccia di possedere conoscenze che, messe di fronte ai sordi professionisti (psicologi, pedagogisti, sociologi, ecc.) si squagliano come neve al sole! Di fatto la responsabilità ricade sul ministro dell’istruzione che va avanti alla giornata. Ci sono sordi con studi e titoli accademici all’altezza di fornire indicazioni, che gioveranno a tutti i bambini. Si abbia l’umiltà del confronto: e che il ministro non la beva, come troppo spesso succede!