Riabilitazione fonica
Sabato, Maggio 13th, 2006La maggior parte degli operatori dei sordi vogliono lavorare sulla riabilitazione fonica, consistente nel favorire l’articolazione della parola il più possibile comprensibile all’orecchio degli udenti. Questo è bene: permette al sordo di pronunciare parole e frasi chiare agli ascoltatori, anche a chi “non ha fatto l’orecchio” alla sua voce. Sorge tuttavia un interrogativo che, con gli anni e gli studi universitari, si presentò sempre più insistente in me: perché non preoccuparsi in modo che il sordo segnasse bene, utilizzando un’appropriata grammatica visuomanuale? Ho assistito quando amici sordi - e io stesso - recitavamo la poesiola per Sua Eccellenza il Vescovo che, entusiasta per la chiarezza della favella, benediceva l’azione benemerita della Madre e del suo gruppo, ma non ho visto mai plaudire un religioso quando il non udente segnava così bene da ‘fondersi’ con/nella motilità del proprio corpo che, con e nelle sue mani, diventava messaggio di comunicazione profonda. Capivo che esisteva una parola diversa che non doveva essere - per forza - solo la lingua verbale. Per ora ero appiattito sulla considerazione del Priore di Barbiana, Don Lorenzo Milani, che diceva «E’ la lingua che ti fa eguali». Ricco o povero iconta meno, l’importante è che tu parli… la lingua della maggioranza! Era un discorso ineccepibile per gli scolari udenti, e su questo il Priore aveva ragione. Ma nel nostro caso di sordi la volontà e il coraggio talvolta venivano meno. Perché? Semplicemente perché molti non ce la facevano a coordinare l’articolazione fonatoria. Le mani erano più svelte della lingua (fisiologica). Eppure la filastrocca dei docenti e degli Esperti era la solita: «Se impari a segnare sei perduto!» E l’assillante frase che tormentava la mia adolescenza era: «Se segni diventi sordomuto!» Non volevo restare senza favella. Ma intuivo che i miei amici silenti, senza comprensibile articolazione fonica, non dovevano essere giudicati terra terra. Nella mia lotta per conservare la voce non mi negavo i segni significativi, sebbene mi fossero vietati, con drastiche bacchettate sulle mani! I docenti e il gruppo degli Esperti tenevano molto al buon nome della Scuola, si sapesse dell’ostracismo alla mimica, come insistevano a chiamare la comunicazione dei sordi utilizzanti i segni.