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Concorso di poesia

Domenica, Settembre 9th, 2007

CONCORSO INTERNAZIONALE DI POESIA «CITTA’ DI PORTO RECANATI», XX EDIZIONE 2008

Il Comune di Porto Recanati, il CASISMA (Centro Attività Informazioni sulla Sordità Marche) e l’Associazione “Coro a più voci” organizzano il Concorso Internazionale di Posia «Città di Porto Recanati», XX edizione 2008.

Art. 1 - Il poeta invierà una poesia a tema libero, edita o indedita. La poesia non superi i 50 versi e sia inviata una sola copia (la segreteria del Premio provvederà a fare le copie per i componenti della Giuria), riporti l’indirizzo, l’indicazione dell’e-mail e la dizione: «La poesia inviata, di cui sono autore, non ha vinto il primo premio in altri concorsi.»

Art. 2 - La Giuria stilerà la graduatoria di 10 Finalisti, dai quali saranno scelti i tre Vincitori dei premi in denaro, mentre per i restanti concorrenti, sino al 10° classificato - se presenti alla cerimonia di premiazione - avranno il rimborso delle spese una tantum di 50 euro, pergamena riportante nome e cognome del concorrente, l’ordine di classificazione e il dono di una targa o coppa. La Giuria assegnerà Premi, offerti da privati o enti, a quei poeti la cui opera testimonierà il riscatto sociale da una condizione di svantaggio o sia d’insegnamento per i valori in essa trattati. L’Associazione culturale «Coro a più voci» offrirà un’artistica targa al concorrente la cui poesia sarà ispirata al tema L’Infinito o ad uncanto degli Idilli del grande poeta di Recanati.

Art. 3 - I premi in denaro sono:

1° classificato 1000 euro, targa e pergamena

2° classificato  600 euro, targa e pergamena

3° classificato  400 euro, targa e pergamena

Art. 4 - Le poesie dovranno essere spedite entro il 30 aprile 2008 (farà fede il timbro postale di partenza) per posta (non spedire per raccomandata) al seguente indirizzo: Concorso Internazionale di Poesia «Città di Porto Recanati», XX edizione 2008, Casella Postale  n° 61   62017 PORTO RECANATI  (MC). Le poesie potranno essere inviata anche per e-mail (le copie per i membri della Giuria saranno  riprodottte dall’organizzazione) all’indirizzo di posta elettronica pigliacampo@cheapnet.it purché il concorrente dimostri di aver versato la tassa d’iscrizione di 20 euro sul conto corrente postale 29687621 intestato a Renato Pigliacampo c/o Casisma, Via del Sole, 18   62017 Porto Recanati (MC), o con altro mezzo a scelta del partecipanre.

Informazioni potranno essere richieste per e-mail pigliacampo@cheapnet.it o per messaggio cellulare al n. 335 7236926.

Si prega di non attendere gli ultimi giorni per spedire i propri elaborati.

 

Parole nel movimento

Sabato, Settembre 1st, 2007

Per i tipi di Armando Editore è uscito il mio nuovo libro: “Parole nel movimento. Psicolinguistica del sordo“.

L’intento del saggio è quello di approfondire le problematiche sulla scolarizzazione dei sordi e degli audiolesi nelle classi delle scuole pubbliche. Il libro conduce in un percorso fatto di conoscenze socio e psico-pedagogiche, linguistiche, antropologiche e neurolinguistiche, che sono utilizzate per elaborare un’originale teoria finalizzata a facilitare l’approccio alla scuola dei bambini con handicap uditivi.

Nel libro cerco - ancora una volta - di spiegare efficacemente la psiche e la mente del bambino non-udente comparate ai processi psicocognitivi dei coetanei cosiddetti “normali”. Penso che leggerlo sia quasi un dovere per coloro che trattano le problematiche del Silenzio.

Link: Vedi e compra il libro sul sito di Armando Editore

Lo sviluppo del linguaggio

Sabato, Agosto 4th, 2007

La professione di psicologo in una struttura pubblica mi ha permesso di capire che i professionisti della psiche e del soma hanno l’obiettivo (e come dar loro torto?) di sanizzare l’individuo secondo uno standard che ricada in una norma. Allo stesso modo di quando si eseguono le analisi del sangue per sapere se i nostri apparati corporei sballano. Se i dati ricadono tra x e y stiamo bene, siamo nella norma, non c’è necessità di approfondire le ricerche diagnostiche. Ovviamente i dati ricadenti nella normativa sono stati ricavati da un tot di ricerche sistematiche su individui secondo l’età e il sesso. Nel mondo dei sordi si paragonano i dati dello sviluppo psicocognitivo e linguistico sui coetanei udenti normodotati. Volterra e altri studiosi dello sviluppo del linguaggio dei sordi hanno dismostrato che se esposti alla lingua dei segni da sempre alla fine del primo anno di vita la quantità dei segni prodotti dal bambino sordo equivale alla quantità delle parole emesse dal bambino udente. La differenza è nella modalità di emissione: l’uno utilizza la modalità visuomanuale l’altro la acustico-verbale. Gli psicologi tuttavia non hanno inteso ragionare e riflettere sulla «quantità» dei codici espressi ma sulla «qualità» che, a loro giudizio, rientrava nella norma/normalità solo quella del bambino udente. La ricerca finiva qui: pochissimi si sono spinti ad analizzare i processi percettivi della produzione del lessema visivo-manuale. I sordi segnanti sanno bene che la maggior parte dei loro interlocutori udenti non li capiscono quando comunicano esperienze e concetti; fingono, allo stesso modo di loro quando sono indotti a labioleggere un apparato labiobuccale ‘impossibile’ per natura o per ignoranza di articolazione del soggetto che hanno di fronte. Il sordo - pensatela come volete ma è così! - è vittima della comunicazione della società di maggioranza; perciò dall’ignoranza e menefreghismo di una società informatissima dai media il sordo è messo fuori gioco nel diritto all’informazione. Siamo nel 2007 e ancora l’ente radiotelevisivo dello Stato trova difficoltà ad assegnare ai professionisti sordi d’informazione i loro dipartimenti e strutture per dirgli «Fatevi il vostro telegiornale a segni e con i sottotitoli». Invece le notizie sono riprese e tradotte dalle interpreti dai telegiornali strutturati nella forma mentis di giornalisti udenti per telespettatori (udenti). Ciò induce a pensare che i sordi non sono considerati, e tutti credono a quel che dicono gli otochirurghi impiantisti «i sordi non ci sono», o il loro ‘peso’ culturale e politico-associativo è debole sulle strutture pubblcihe e/o istituzionali.

Don Lorenzo Milani e la lingua

Mercoledì, Luglio 11th, 2007

Ho sempre pensato che la sordità si vince con la cultura. Un sordo ignorante è doppiamente svantaggiato (handicappato) perché non sa interpretare i significati della lingua scritta e parlata del proprio Paese. Pertanto è fondamentale, per il progresso sociale del sordo, impegnarsi per un’efficace scolarizzazione nella scuola pubblica. Ho scritto, qualche anno fa, un lvolumetto polemico contro la allora ministro della P.I., Letizia Moratti, rifacendomi alla proposta del Priore di Barbiana, Don Milani. Il titolo del libro, firmato con lo pseudonimo «Scuola di Silenzio», Lettera ad una Ministro (e dintorni), Armando, Roma 2005, non ha avuto, ovviamente, risonanza sui giornali e/o riviste nazionali perché non ho ‘entrature’ negli stessi né sono furbo a creare casini. I burocrati del ministero e gli interessati del governo, anche perché le elezioni politiche erano alle porte, si guardarono di scendere in polemica con un protagonista.  Questo muro di gomma mi irritava molto. Durante le riunioni al ministero ero presente. Ricordo la coordinatrice del Gruppo, D.ssa Maiolo, del Gabinetto della ministro, ora al comune di Milano a seguito della Moratti, combattuta, durante le riunioni delle associazioni nell’ampia sala adiacente la segreteria del ministro, verso di me tra ammirazione e rabbia di buttarmi fuori. Frenata tuttavia nell’agire perché componente ufficiale, per l’Associazione ENS, del gruppo di lavoro del ministero per «l’integrazione degli handicappati». 

Un Paese che nasconde proposte per il progresso scolastico e culturale dei disabili sensoriali gravi, sordi e ciechi, è destinato a peggiorare di anno in anno nell’istruzione pubblica, viene meno alla principale funzione di Stato democratico per le pari opportunità tra ricchi e poveri, disabili e normali.

La cultura che io sognavo - e proponevo -  era oltre,  non bazzicava il sottobosco culturale. Durante gli anni romani avevo frequenza di contatti con Cesare Zavattini che, più volte, mi aveva portato nella famosa radiotrasmissione «Chiamate Roma 3131». Per un sordo non è facile parlare alla radio. Perché non può ascoltarsi. Ricordo la pazienza dello scrittore e sceneggiatore Zavattini nell’insistenza a ripetere quel che volevo dire. Mi teneva, prima di andare in onda, un’ora di esercitazione di prove. Mi consigliava come ’staccare’ le parole, anche sentendo con la mano, tenuta a contatto della gola, le vibrazioni delle corde vocali, «altrimenti te le mangi» diceva. Per non deluderlo mi impegnavo molto per non creare un’insalata di fonemi: esperienza che mi sarà utile nella professione di psicologo e nelle lezioni all’Università di Macerata.

Nel 1981, con gli amici sordi del Centro culturale per sordi di Civitanova Marche, proposi un concorso nazionale di poesia a tema fisso: «Handicappato, chi sei?». Era intenzione verificare cosa pensassero, i cosiddetti normali, sulle realtà dell’handicappato, come comunemente era indicato. Al concorso parteciparono oltre 150 poeti di tutt’Italia. La Giuria, presieduta dal prof. Luigi Martellini di Fermo, qualche anno dopo sarà professore ordinario di Letteratura italiana all’Università della Tuscia, Viterbo, era composta dal poeta prof. Guido Garufi di Macerata, dal giornalista Dr. Giampiero Cavalli di Civitanova Marche e da me. Vinse il concorso Francesco Mannoni di Arzachena, Sassari con la poesia «Inno», con la  seguente motivazione: «Per la problematica del discorso poetico e la complessa articolazione del linguaggio che si svolgono attraverso una ricerca stilistica e formale autonoma e sicura, densa di significati e carica di introspezioni psicologiche». Riporto il testo.

Inno

  • Mi doneranno certo chiare immagini, altra indulgenza e pause
  • fossilizzate nel clamore indegno che impiaga tutta la mia vita.
  • Vergogna, ingiusto sentimento, più volte mi ha distolto e addolorato.
  • Uomo senza vene d’uomo urlo la pena che aggroviglia il cuore.
  • E l’amore, il negato amore che sbrana l’insaziata viltà
  • della parola esplode a fiotti e mi sommerge di rosso stordimento.
  • Sia dannato il mio tempo e tutto ciò che in ferrose ingiunzioni
  • mi confina. Sono isola chiusa nel fragore della tempesta
  • che sventagliando sfrana i profili della terra. Mi si doni
  • qualcosa che rapisca la mente  perduta nel chiarore d’una gioia
  • sovrana. Sia appagata la mia sete umana di baci e chiarezze,
  • la necessità che affonda unghie avvelenate nella carne
  • -  insulso poema d’orrori - e si compia l’epopea dell’epico abbordaggio.
  • Venga avanti la primula tracciando giro d’astri nel suo passo
  • e al soave mùrmure si distenda su giacigli infiorati di mimosa.
  • Non chiederò da quali anni provenga né quali riti a me
  • concessa. Ascolterò battiti e sospiri senz’altra volontà
  • che l’annullarmi nei suoi abbracci. Chiederò il bene
  • il dolce miele dell’istinto, la tenerezza di soffusi incanti
  • nei pensosi loggiati del meriggio quando disciolto si rovescia
  • il sole sulle palpebre schiuse alla congiura.
  • Null’altro assecondi la prestigiosa voluttà del cuore
  • né m’insozzi l’errore d’un sol dubbio. Nel pianto della mia
  • desolazione cresce l’inno che spalanca il cielo.
  • L’amore non ricerca nel suo vivere preordinate regole di vita.
  • Sia l’uomo ciò che medita la gioia non la dignità musa ferita.

Francesco Mannoni (Da Handicappato, chi sei?, Centro  Culturale ENS, Civitanova Marche, 1982.).

Volevo dare un segno di presenza, di coscienzazione delle problematiche che sperimentavo/sperimentavamo ogni giorno. Il concorso «Handicappato, chi sei?», ebbe risonanza regionale e nazionale. L’anno seguente proposi al sindaco di Porto Recanati, Dr. Luigi Matassini, di continuare l’esperienza conservandone spirito e organizzazione. Era la genesi del 1° concorso internazionale di poesia «Città di Porto Recanati», per il quale per decenni mi sono speso, con presenza di poeti di chiara fama provenienti da tutto il mondo. La Giuria preseduta da personalità (Valerio Volpini, Luigi Martellini, Leonardo Mancino, Guido Garufi, Gastone Mosci, ecc.) che hanno tracce nella storia della letteratura italiana.

Mi spingeva il coraggio: uscire dalla commiserazione del popolino per indurre la società normale a riflettere. Sarà la mia bandiera d’attacco negli anni successivi.

Italia dei Valori: l’esodo è iniziato

Martedì, Luglio 10th, 2007

Non capisco perché qualche amico mi vuole umiliare dicendomi che “non poteva che finire così!..”. Io non mi sono candidato, stavolta. Stavolta non ho buttato né il nome né i soldi al macero. I navigati della politica mi hanno avvertito in tempo. Sono stato previdente: e
quindi ho evitato la solita “incazzatura”. Il “nostro partito” non esiste in periferia. C’è chi, il solito colonnello delegato a livello territoriale, afferma che “non fatichiamo”, “non ci muoviamo”, “non corriamo dietro ai potenziali elettori”, eccetera, eccetera. Scarica la colpa - è ovvio! - su di noi. Sa che dice il falso.

Ricordo la prof.ssa Maura che, all’alba del movimento, faceva cento cose per stimolare la crescita dello stesso. Anch’io ci avevo messo l’anima: venivano a darmi una mano anche una flotta di giovani silenti durante le elezioni. La verità è diversa: la gente ha capito che il re è nudo. Non mi riferisco a Di Pietro, intendo i presuntuosi capi che non gradiscono avere attorno potenziali concorrenti, perché, appiccicati al loro trono, temono di perderlo.

L’egoismo e l’oscurantismo mentale stanno distruggendo il partito. L’unica via è fare un congresso nazionale per rinnovare la classe dirigente. Di Pietro si è immolato per la legalità delle istituzioni, ma non ha vigilato abbastanza nel suo partito. Lo affermo senza cattiveria. Era certo difficile districarsi tra i leccapiedi e i soliti attori della politica, ma Antonio – uomo intuitivo e intelligente – avrebbe dovuto capire che, chi dava di gomito per salire sul palco, era un Totò recitante senza averne l’inventiva. Adesso restano le macerie. Sta sparendo persino lo “zoccolo duro”, i duri e puri, vale a dire il 2% che ci permetteva di galleggiare, oppure – come è avvenuto in taluni comuni delle Marche – immischiarci con gli “udeurini” per salvare la faccia. Non ho voglia di dire altro.

L’esodo è iniziato.

Conoscere per risolvere le tematiche

Martedì, Giugno 19th, 2007

Gente di studio, profuma di laurea con lode e ha il dottorato di ricerca, ma non sa nulla del mondo percettivo visivo del sordo. Essendo ignorante la maggior parte di questi professionisti che opera nell’ASL tenta di modellare i sordi secondo le proprie teorie. Ora va di moda gli slogan di una marca di protesi acustiche che, dagli schermi televisivi, ovviamente con frasi verbali ad effetto per gli udenti (!) e mai con didascalie per i sordi (potenziali utenti) è affermato che «nessuno è sordo». Fa eco un’altra marca concorrente «il nostro orecchio bionico vince la sordità». I genitori, i nuovi professionisti stipendiati dall’ASL, fremono a queste parole perché confermano la via della normalità. Per ora non gradiscono la presenza di vecchi retaggi pedagogici sui «gesti dei sordomuti». L’obiettivo è l’integrazione ad ogni costo. Medici o psicologi comandano settori specifici per il «recupero riabilitativo e psicologico» dei disabili  sensoriali del territorio. I docenti che operano nelle scuole  sono catechizzati sul come agire. Ovviamente si propaganda il parlare con i sordi, parlare! Ci sono riunioni nelle scuole in cui, novelli seguaci di Mons. Giulio Tarra, riprendono alla lettera il suo «insegnare la parola con la parola». A parlare in questi incontri sono sempre gli udenti: e sono presuntuosi perché, avendo le orecchie aperte, credono che lo sia anche il loro cervello! La mia esperienza professionale, quale psicologo di una ASL, mi ha portato ad aspre divergenze con taluni colleghi che vedevano i sordi dal loro punto  di vista di udenti,  scorgendo la sordità come svantaggio che impediva la dirigenza di strutture e reparti “come gli udenti”. Proprio nella mia ASL ci fu un caso di esclusione di una sorda nella frequenza di un corso di operatore sanitario alludendo, il direttore del corso, che l’handicap le impediva di svolgere le mansioni proprie… I giudici del TAR, a cui si rivolse la giovane, le dettero ragione ammettendo che aveva tutti i requisiti per la professione sanitaria, tanto è vero che divenne indispensabile nei reparti degli anziani afasici riuscendo a capire le le loro richieste grazie alla labiolettura, impossibile per le colleghe udenti.

Tuttavia la questione della comunicazione dei sordi nelle strutture delle istituzini pubbliche è ancora irrisolta. Io ne ho sofferto molto. Poi con la mia grinta, talvolta con la mia simpatia sono riuscito a prevalere e ad avere, durante le riunioni, personale specializzato esterno per capire bene i colleghi per l’impostazione dei programmi d’intervento. A poco a poco l’apertura verso la persona sorda nella mia ASL è avvenuta quasi nel momento in cui stavo avviandomi alla quiescenza. Ho provato dispiacere lasciare i colleghi psicologi proprio perché ormai ci capivamo nelle capacità culturali, professionali e linguistiche, riuscendo a trasmettergli un “mondo di Silenzio” che non era handicap ma doviziosità dove, io e loro, ci arricchivamo.

Relazioni, interventi e articoli

Martedì, Maggio 22nd, 2007

Coloro che fossero interessati all’approfondimento scientifico delle materie che tratto (Psicologia e pedagogia della disabilità sensoriale, Lingua e linguaggio nel sordo, Teoria e tecnica della Lingua dei Segni) possono trovare una serie di relazioni, articoli e interventi tenuti in convegni nazionali e internazionali, nonché materiali didattici utilizzati nelle docenze presso l’Università di Macerata sul mio sito (www.renatopigliacampo.it).

I materiali si possono leggere e scaricare nella sezione “Ricerca e Università“, scegliendo la pagina “Interventi e meteriali didattici”.

Sulla spiaggia adriatica in cerca di Dio

Martedì, Maggio 22nd, 2007

Siamo intimi in silenzio nelle parole segnate:
immote bandiere sull’acqua
né sussurro di vento impaccia
né colloquio con la natura
ci è caro; noi due delusi a segnare;

e s’ allontana quel che non abbiamo avuto:
il ramo fiorito di mia stirpe
luce che cammina verso il Nuovo.

Le barche vanno a pelo d’acqua
raccontando storie di ieri e oggi:
di moldave croate donne dell’est
che han svenduto anima e corpo.

Lontano qualcuna piange, o canta
per comunicare quel che resta, il vuoto.
Con te mi sono accostato alla spiaggia
per riprendere il colloquio col mare:

ancora una volta sommerge il Silenzio:
e mentre a testa china sulla rena cammino
un vecchio pescatore accenna
che sono fesso a cavare coi gesti
seduzione da donne forestiere.
«Prendile di dietro» dice
«a colpo sicuro» ridacchia.
Ho rinunciato a rincorrere i sogni.

L’ombra scende sul mare
come se stanotte
dovesse sposare l’Ignoto
pure io vestirmi di tenebre.

Silenzio tormenta ferisce.

Pronunci lentamente «amore»:
che le mie orecchie s’aprano sicure
e mosse da fonemi intonati
risponda la lingua capace.

Ondivago è sulla spiaggia il mare.
Gocciolano stille che raccolgo in mano.
Oh mio Dio perché non mi doni Pace?
Perché Tu con me non sei goccia?

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Renato Pigliacampo, inedita, Porto Potenza Picena, primavera 2007.

10

Giovedì, Maggio 3rd, 2007

I miei giorni accompagnano i tuoi sorrisi
le lacrime l’abbandono
i segni i sussurri.
Le notti cancellano i colloqui
per l’impossibile labiolettura e
navigano col pensiero ai porti
delle mie peripezie e
accanto a mia madre mi ritrovo
al cèrbero direttore di collegio
ai ragazzi sordomuti di Roma
a questa contrada sul mare
che scioglie il pianto di poeta
di frontiera.

Di me non sanno (perché non vivono)
questo giogo che mi porto col sorriso
questa voglia di vita che mi seduce
e condanna.
Non consumare per me parole.
Mi basta sperare da solo.
Però è diffcile credere
in chi procede da cent’anni
con gli orecchi otturati.

da Renato Pigliacampo, Radice dei giorni, Forum/Quinta Generazione, Forlì 1986.

Le etichette

Giovedì, Maggio 3rd, 2007

L’anno internazionale delle persone handicappate può essere considerato l’anno della presa di coscienza dei disabili dei propri problemi: processo che diverrà attivo e insistente in chi ha buona istruzione di base per svolgere azione di critica verso la società e le istituzioni. Purtuttavia i protagonisti che fanno udire la propria voce sono pochi. Le rivendicazioni dei disabili sono, come sempre è avvenuto, delegate ai «normali». I sordi potrebbero essere sostenuti, nei primi anni d’inserimento nelle scuole pubbliche, dagli educatori e docenti che hanno operato con loro nelle scuole specializzate statali e no. Ma costoro - molti dei quali trasferiti  nelle pubbliche scuole - non si spendono più di tanto per i nuovi programmi scolastici e riabilitativi. Gli «enti inutili» che sino ad allora avevano ghettizzato gli handicappati - a dire delle forze politiche di sinistra - nelle “scuole speciali”  sono spogliati delle funzioni di assistenza e di ‘guida’ nei confronti dei protetti. Spezzata l’appartenenza alla «categoria speciale» restava l’individuo col suo handicap; infatti - senza distinzione - tutti venivano chiamati «portatori di handicap». La nuova etichetta era stata attaccata, non all’entrata delle istituzioni speciali, come era evidente ieri all’ingresso dei portoni, ma sulla porta dell’aula frequentata con i coetanei normodotati. I pochi docenti trasferiti nelle scuole pubbliche dove sono finiti? Per lo più tacciono. Non hanno coraggio né capacità d’iniziativa di intervenire per formare i colleghi e dar loro i fondamenti metodologici e didattici necessari agli studenti speciali. Ecco intanto entrare nella scuola nuovi professionisti: psicologi, pedagogisti, terapisti d’ogni tipo. Costoro sono bravissimi (Cfr. Scuola di Silenzio, Lettera ad una Ministro (e dintorni), Armando editore, Roma 2005) nello stendere relazioni sul «caso»; per lo più è farina del sacco di un collega collaboratore del periodico professionale o dell’ordine che, puntuale, si porta nella borsa di servizio. Tutto è ammantato di patina scientica e professioanle, con  una sortita, scritta o parlata, di tanto in tanto del nome di un luminare, di cui annunciano d’esserne stati allievi all’Università di***. Così devono agire, muoversi ed essi stessi convincersi d’essere sopra le parti. Tutto deve procedere con metodo: ciascun portatore di handicap, indicazione ormai canonica, ha la propria cartella personale dove è annotato tutto proprio tutto. Se sorgono perplessità sui termini adottati o frasi nel contesto di un periodare liceale, si chiede indicazioni all’esperto della rivista dell’associazione professionale o dell’ordine. Nella riunione dell’équipe settimanale ciascuno potrà fare passerella o bella figura leggendo, agl’intervenuti, la propria prosa scientifica (…). Il coordinatore del gruppo sintetizzerà il tutto con una proposta di lavoro per la settimana prossima a cui, tutti, si associano.