Archive for the 'Senza Categoria' Category

«La sinistra inganna i giovani» dice Berlusconi.

Venerdì, Ottobre 31st, 2008

Da dove giunge la predica, mio Dio!  E’ la solita solfa. Il  reale inganno, verso i giovani, giunge dal capo del governo. La riforma scolastica della ministra Gelmini e dell’uomo di Arcore ha l’obiettivo del peggio, di un’istruzione che lascia i ragazzi e i giovani nell’ignavia, divide i ricchi dai poveri, i figli di papà dai garzoni. Se andiamo andietro di 45-50 anni ritroviamo le scuole rurali, sparse in luoghi di campagna nel nostro Paese, erano le pluriclassi con addirittura una sola maestra per cinque classi! Oggi ci sono alunni che hanno bisogni educativii differenziati, pensiamo ai figli degli immigrati, ai disabili e ai tanti ragazzini sulla soglia di sofferenze borderliniane. Di questi alunni problematici, caro Berluconi, che ne facciamo? I suoi figli sono stati istruiti col metodo steineriano. Tenuti lontani prima di tutto dalle televisioni, dai media tramite i quali il genitore è divenuto megamiliardiario.

Oggi è arduo farsi chiamare «maestro» da qualcuno, allora pretendiamo imporlo a ragazzini chiamati a seguire un uomo o una donna, più quest’ultima del primo. La società voluta da Berlusconi è fondata sulla  menzogna, sul falso in bilancio delle aziende, sull’astuzia di far fesso il legislatore.

La ministra Gelmini si pone un solo obiettivo: accontentare il suo “datore di lavoro” per  spingerlo a trasformare la scuola per tutti in scuola di élite,  per le nuove oligarchie. La riforma è pessima perché, se fosse vero che il mutamento didattico delle figure presenti in classe, ha lo scopo di focalizzare l’attenzione degli alunni su un’unica “guida”, lo stato spenderebbe più soldi per  formare i docenti, per renderli maggiormente produttivi e professionali. Per  quanto riguarda la popolazione scolastica svantaggiata - i disabili - il governo punta a rimetterli nelle «scuole speciali», imponendo alle amministrazioni provinciali di accollarsi le rette di mantenimento in quelle sedi. Berlusconi è un attore nato, stargli lontano o contestarlo è l’unica saggezza che può compiere la persona inteligente.

Il confronto del sordo

Lunedì, Ottobre 27th, 2008

Confrontarsi  è fondamentale per conoscere le proprie potenzialità e “dove si è arrivati” nello scibile. I sordi di nascita e divenutili in età evolutiva spesso commettono gravi errori di autovalutazione. Non sanno ‘misurarsi’ con i colleghi sulla loro  professionalità. Questo è evidente nei soggetti con difficoltà di conoscenza della lingua italiana. Spesso non sono in possesso di nessuna «prima lingua»: né la lingua italiana né la lingua dei segni (LIS). Anche i laureati, spesso professionisti  iscritti all’Albo che esercitano la professione, trovano difficoltà di aggiornarmento sui testi scritti. Qualcuno ha sollevato la domanda: ti faresti curare da un medico sordo? Eh, io sì. Ovviamente sarò sollecito nel chiedere il posesso della specializzazione. Perché se lo rispengessi vuol dire non avere fiducia di un simile prevalendo in me il pregiudizio. Come era imperante nell’epoca ellenistica, nell’idea del kofos aristotelico.  Eppure  parecchi sordi non sono aggiornati sulla loro professione: e i colleghi del settore professionale sono più attenti ai corsi di aggiornamento, ai nuovi studi e  scoperte. Al professionista udente spesso basta una telefonata ad un collega per conoscere realtà professionali nuove e avere l’astuzia di accantonare teorie obsolete e diagnosi superate. Il sordo ci giunge più tardi, deve studiare e comparare le conoscenze e questo è imprescidibile  della lingua italiana con cui sono pubblicati i testi di specializzazione. Molti sordi dicono che a loro basti confrontarsi con i sordi nella “lingua dei segni”, vale a dire che la adottano per entrare nel nocciolo della questione di una teoria o ipotesi che fa loro comodo!. Questo ragionamento non torna! Se la mettiamo così allora è inutile che i sordi studiino le teorie linguistiche per capire il linguaggio e i processi che lo governino perché, a dire di taluno, non serve studiare la lingua italiana per conoscere cosa ha scritto Piaget o Vygotskij. Siamo al limite della presunzione. Tra i sordi ce ne sono perché deducono che tutto sia spiegabile attraverso il bel segnare. Non facciamoci prendere dagli stessi vizi di taluni udenti  parolai. I sordi hanno il dovere di confrontarsi sui testi della lingua del loro paese, opere scritte dagli udenti validi perché è ipocrisia l’affermazione di  lavarsene le mani dicendo “Loro sono udenti e non capiscono i sordi!”. Qui si tratta di ignoranza, del tentativo di aprire la porta del Sapere senza faticare, adducendo che - gli udenti -  hanno i libri scritti in lingua italiana e… io, sordo, i segni, la LIS e quindi mi bastano. La verità è che ciascun sapere deve essere interpretatato con una lingua, conoscerla bene aprirà diverse possibiltà di analisi.

Se non hai volontà di confrontarti sei pregiudizioso, limitato professionalmente, un demagogo, uno scansafatica.

La diversità. Quale?

Domenica, Ottobre 12th, 2008

I neuropsichiatri infantili, gli psichiatri ci guidano alla diagnosi dei disturbi dell’infanzia e dell’adolescnza. Sono molto convincenti nell’individuare i deficit della mente e della psiche. Basta prendere in mano i loro manuali, sui quali si aggiornano o studiano, per sapere la classificazione di tutti i «disturbi». Questa continua ricerca della diagnosi ci conduce alla domanda che la maggior parte della gente teme la diversità?  Certo che l’umanità è insicura. Siamo accucciati nella nostra nicchia: e quando ci avvediamo che qualcuno sfugge dal carcere dell’esistenza, o agisce in modo differente da noi, ci appare un pazzo. Compie qualcosa differente dalla massa? Ma è fuori di testa! E’ capace di comunicare con le mani? Mon Dieu, come fa a farsi capire? E’ uno squilibrato! Non c’è dubbio che le leggi della natura, della normalità codificata degli uomini è articolare l’apparato labiobuccale per produrre la parola verbale, deambulare sui due piedi per il movimento, pensare e ragionare dopo aver ascoltato i consigli di insegnanti, educatori, familiari (…). C’è sempre qualcuno tuttavia che sfugge il sistema di catalogazione. Sono i diversi, i geni che ritengono facile e ripetitivo applicare le formule senza approfondire. E allora tentano di percorrere nuove vie, l’oltre.

La diversità è temuta perché induce a scommettere sull’oltre, di fatto a riprogrammare ciò che diamo per scontato, l’ovvio. Nelle mie lezioni per il corso di specializzazione per docenti per la scuola secondaria dell’Università di Macerata ho un obiettivo, sempre: ricercare la via per riflettere sulla diversità. Il percorso iniziale è l’osservazione sistematica del «diverso» nell’interagire col «normale». E comparando le due realtà si capisce che la normalizzazione è un’etichetta, una delle tante propinate dalla comunità debole. Chi l’ha intuito non deve fare altro che strapparsi la definizione appiccicatagli addosso dalla società. E’ difficile perché siamo continuamente protesi a sentire quel che è detto dalla massa seducendoci per i piaceri, e poco tesi ad ascoltare le potenzialità dell’emozione e del pensiero che ci conducono all’introiezione dell’essere.

LA PREGHIERA DEL SILENTE

Giovedì, Ottobre 9th, 2008

                                                  (30.10.’68) 

Signore Ti ringrazio
di avermi creato,
di avermi offerto questa croce

da portare nei silenzi del mondo.

Signore, sono felice di portare
questo muto mondo
sapendo che il mio dolore
Ti aiuta a perdonare
chi Ti offende chi Ti uccide!
Conservami, Signore
questo muto mondo;
Ti lodi col cuore
Ti senta nell’anima mia
anche se non ho voce,
anche se non sento io Ti amo,
perché so che Tu Sei tutto
so che mi parli,
mi vuoi tuo; so, o Signore,
che un giorno anch’io
avrò l’udito per sentirTi

e vicino lodarTi.

Da Poesie sparse 1964-1968.

INDIZIO FRATERNO

Mercoledì, Ottobre 8th, 2008

Mi è accanto in silenzio
sulla spiaggia per Numana.
Scalcia l’acqua sospirando sogni.
Dice senza voce: «Hai sbagliato tutto.»
Leggo le labbra. Perplessi
guardandoci negli occhi proseguiamo.
Pensa che appartenga all’albo dei falliti:
io lo stesso di lui.
Così tanto ci rispettiamo!
«L’Adriatico è mutato» dico.
«Il mare di allora bambino.»
Ride, ironìa strana
segna il volto bellissimo.
«Hai sbagliato tutto» insiste.
«Potevi restare in città,
avresti fatto soldi, dicevi alla radio
con Zavattini, un’altra spinta e… »
Comprendo il discorrere labioleggendo.
Ha dato pugni pesanti sui rings d’Italia
ma le labbra son quelle di mamma.
Ridice dell’ingenuità del ritorno.
………………………………
Lontano fisso orizzonte di cielo
nel quale m’abbeverai fanciullo
nell’onda ancor cara al suono
sullo scoglio amico e gabbiani
schiamazzanti nel gironzare.
Con Ermanno vado a piedi nudi.
E’ stato un sogno rivisitato.
Guarda le sue mani potenti.
«A metà fu abbuiata la mia strada»
afferma. «Potevi tu l’ultimo sforzo.»
Non sapevo dei suoi sogni di gloria
e dolore. Sconosciuto fratello.
«Vedi, talvolta i luoghi t’invocano.»
Sorride bagnandosi il volto d’acqua di mare
gonfie gocce gli cadono sul viso abbronzato
guardandolo nella vitalità che prorompe
comprendo la materia che cinge sua vita.
Il silenzio regna anche verso Numana:
il Cònero protende gibboso sul mare.
«Finiremo tutti dentro» dice.
Ha capito che ho scelto l’ideale.
Mare azzurro di giuliva infanzia:
volteggiano ad ali spiegate gabbiani
nell’ultimo volo alla costa.
L’onda che giunge nasconde le lacrime.
«Difficile restare» aggiungo.

da Dal silenzio, Forum/Quinta Generazzione, Forlì 1981.Â

L’angelo decaduto

Sabato, Ottobre 4th, 2008

Scendo di notte in cerca di prede
nel pianeta degli uomini
dove passione e vizio
stanno connubio nei padri e figli.
Io sono rombo di tuono:
e fuoco.
Regno negli abissi del mistero,
nel pecccato più oscuro,
dove luce non sposa alba
né suono umano s’immerge.
Io sono il Ribelle
volevo sostituire Colui che è.
La presunzione condanna
non il poco che si è.
Se osi il mistero d’esistere
ti avvedi del primo e dell’ultimo
in un dualismo che sempre sarà:
il Male e il Bene, io e Lui.
Verso il fine. Fine?!
Ridacchio dal precipizio.

Inedita. Porto Potenza Picena, ottobre 2008.

C’EST FINI*

Venerdì, Ottobre 3rd, 2008

Ho percorso la vita;
qui finisce il cammino;
qui nell’urna riposo:
e tutto è stato/sarÃ
nel sollazzo del DNA (1)
che si miscela a Geo (2);
oh mon Dieu (3) giaccio ancora
abbracciando la sera
che non voglio lasciare;
la luce d’una stella
mi ricorda mia madre
che soleva (4) mirare il cielo.
Sono passato e
non so Chi (5) mi chiama.

* E’ finito, conclusione dell’esistenza.
Inedita, Porto Potenza Picena, ottobre 2008.

1. Contiene le molecole del codice genetico, in cui è tradotta l’intera quantità d’informazione genetica.
2. Terra, il nostro pianeta. 3. Mio Dio (francese).
4. Aveva l’abitudine.
5. Riferito a entità trascendente, con la maiuscola per confermare un credo o fede.

Camminare il mondo

Mercoledì, Settembre 24th, 2008

Piero Camporesi, studoso di etnografia, alcuni anni fa pubblicò un libro Camminare il mondo. Vita e avventure di Leonardo Fioravanti medico del Cinquecento, riproposto dall’editore Garzanti nel 2007. Fioravanti iniziò a… camminare dalla Sicilia risalendo sino a Napoli, da Roma a Venezia, da Ferrara a Milano e, mentre marciava, «stava in mezzo alla gente». Lo studioso ammira Fioravanti tanto da affermare che «sapeva per esperienza che la Terra era un viscido labirinto pieno d’inganni e gabberie nella qale solo chi sapeva nuotare riusciva a galleggiare e soprvvivere, nella migliore delle ipotesi in una gabbia di matti».

Le vicende di questi giorni sulla compagnia aerea nazionale Alitalia ci induce a pensare che a galleggiare, pardon a volare, è sempre il signor Cavaliere Berlusconi. Costui non “cammina il mondo”, condiziona le menti della gente con le sue televisioni.  Berlusconi inventa i problemi entrando come il cucculo nel nido di altri volatili, crea scompiglio sino a quando non li sfratta. Poi scarica le malafatte agli oppositori politici, ad enti o istituzioni dello Stato sino a quando la sua strategia sia vincente. Ormai nessuno più crede  a Berlusconi, ammesso che le persone intelligenti e colte gli abbiano una volta creduto. Il Corriere della sera del 24 ottobre 2008 riportava un’intera pagina di riflessioni e interventi di massmediologhi sulle lettere d’insulto e maledizioni inviate nel sito di Forza Italia dagli italiani. Il responsabile dello stesso e della propaganda elettorale, Antonio Palmieri, affermava che fosse giusto che Berlusconi sappia, a parte i plausi e l’alleluia, che una marea di gente lo odia, lo disprezza, addirittura lo vuole morto. Tuttavia conclude che il Cavaliere, pur non avendo studiato McLuhan, è maestro di media per girare a suo vantaggio le opinioni negative provenienti dalla gente comune. Ci riesce perché siamo il paese delle passarelle, pronti a correre dalle emittenti televisive per dire la nostra, apparire insomma, a scapito del controllo del nostro cervello, della cultura o testimonianze edificanti. Troppi politici sono ospiti delle televisioni del Cavaliere: e si svalutano. Perché apparendo la gente sospetta che “sono tutti uguali” indipendentemente di ciò che dicono. La gente è stufa del virtuale, cerca il rapporto diretto con le persone, la testimonianza, vederti in faccia chi sei e cosa sai fare. Quando scendiamo sul terreno televisivo di Berlusconi è sconfitta certa. Perché ha risorse economiche che utilizza per il consenso immediato, per prostituire la verità, per comprare supporti dai suoi palafrenieri, che lavorndo professionalmente sull’informazione rende il vero per  falso e viceversa affinché possa  rispondere il giorno dopo: “Mi hanno interpretato male”, o «I giornalisti scrivono quel che vogliono, io non ho mai detto… ».

Spostiamo l’attenzione dall’udito al cervello del sordo

Lunedì, Settembre 15th, 2008

Quando do una tesi sia alle giovani laureande della Facoltà di Scienze della Formazione che alle docenti che conseguiranno la specializazione per l’insegnamento ai soggetti disabili noto che l’elaborato è focalizzato - attaccando il I capitolo - sull’immancabile sordità, considerata come deficit che blocca il processo d’apprendimento. Ciò fa pensare che, il candidato, dispone il lavoro con una mentalità stutturata esclusivamente sulla parola verbale, di udente, forgiata sulla/dallla verbalità. Ripete gli stessi argomenti e definzioni a iosa. Il modello da seguire è sempre l’udente, il coetaneo che ha la fortuna di sperimentare e utilizzare le parole verbali.

Vero che la mancanza d’udito è uno svantaggio a livello d’apprendimento immediato, ma non si fa sufficiente ricerca psicocognitiva, linguistica e metodologica per aggirare l’ostacolo del deficit sensoriale affinché sia possibile condurre il bambino sordo verso l’attività d’apprendimento col canale intatto (la vista). Il deficit è considerato, appunto, esclusivamente deficit ed è scaricato sul bambino, no sul docente o l’operatore che lo assiste nello sviluppo. Gesell, pedagogista e studioso di problematiche dei soggetti disabili, alla fine degli anni Sessanta del secolo scoro scriveva che non è normale essere sordo, «ma i sordi sono individui perfettamente normali se noi li aiutiamo a superre i vari problemi del loro handicap». Il sordo diventa un soggetto equilbrato nel momento in cui noi riusciremo a sviluppare un processo d’apprendimento efficace. Non è impegno plausibile e di lavoro scientifico disporre la programmazione didattica pensanta, e proposta, esclusivamente da chi ha sperimentato processi d’apprendimento con gli orecchi. Andare oltre per organizzare una didattica per venire incontro ai sordi vuol dire studiarne le azioni cerebrali  e i meccansmi percettivi, avere  la forza d’immaginazione di immedesimarsi nel loro esistere (cfr. Renato Pigliacampo, 2008).

Il chioccolo dell’educazione religiosa

Mercoledì, Agosto 27th, 2008

Nel tempo della frequenza delle scuole specializzate (gli ex-istituti per sordomuti) l’educazione religiosa era seguita regolarmente, in talune sedi imposta ai collegiali. C’era sempre qualcuno che non comprendeva le azioni liturgiche, intendo a livello teologico. Il celebrante compiva ogni sfozo per apprendere i segni più efficaci perché la Messa fosse seguita con attenzione e trasporto. Il ministro sollecitava un collegale diligente di insegnargli “i gesti”. Per la verità il compagno diventava il chioccolo per coinvolgere gli altri, talvolta in parecchi non cascavao nel tranello.

Padre Thomas McCoughlin, sordo dalla nascita, per trent’anni ha esercitato il suo apostolato nelle diocesi di Honolulu (Hawai), Denver (Colorado) e San Francisco (California); sin dall’inizio del suo ministero nella parrocchia di San Francisco è stato incoraggiato dal Cardinale William Joseph Levada, Prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede. Per Padre McCoughin l’apostolato tra i sordi era tutta la sua vita, tanto che pensò - e fu dai superiori incoraggiato - di istituire una comunità di religiosi che si occupasse esclusivamente della crescita religiosa dei sordi. La liturgia era ovviamente svolta in lingua dei segni. I sordi non stavano più in chiesa immobili come statue e il capo rivolto ai capitelli, partecipavano alla Parola. Perché il Verbum, come non mai, si faceva Signum nel linguaggio comune tra celebrante e assemblea sorda. Il sacerdote era un protagonista chiamato a svolgere il ministero tra i simili: e i presenti lo sapevano accettandone sermoni e consigli.