Archive for the 'Senza Categoria' Category

AGGRAPPATO AL SILENZIO

Mercoledì, Marzo 16th, 2011

         2 marzo 2011, alle Marche ferite dall’alluvione

 

Io non ricordo più quel che sono stato

nei giorni infanti nella casa sparsa

oltre il Colle dell’Infinito, nella contrada

di gente a mezzadria pregante in idioma e

nel mese mariano sull’altare porre Speranza

sulle biade e quintali di grano la cascina inondare.

Perduto mi trovo sul litorale di Potentia

qui esiliato non più mi so donde arrivo.

I miei paesi sono ormai senza tempo

                                                  né storia,

già fanciullo mi spersi in terre padane e

in quel di Padova mi affacciai scrivano

su opere sottratte in biblioteca d’istituto,

in cui apprendevo segni guidati dall’occhio

perché l’orecchio chiuso inintelligibile al verbum.

Non sono più poeta che scrive di getto.

Non avrò isola serena, lasciata.

MORTE DI UN VECCHIO RIVOLUZIONARIO

Lunedì, Febbraio 21st, 2011

Ho consumato tutti i miei giorni

in un abbraccio di pensieri    silenzio

credendovi gioia          felicità:

felicità  - dico.

E sognavo aquiloni fatti di cartone

volare più alti nel cielo democratico:

rubicondo felice di sogno:

spazio d’uguaglianza vagheggiato in vita

con promessa di riscatto;

 

fervide speranze rivoluzionarie

per rotte d’avvenire.

 

Tu fosti, invece, sporta di ceralacca

avevi toppe sui calzoni

davanti a casa, strada a ciottoli,

sventolava sempre bandiera di partito.

Com’era ridicola l’idea di ribellione!

Te ne fuggisti di notte

dopo l’imprevista sconfitta.

Ridevano a crepapelle

i compari del partito vincitore

dei tuoi comizi falliti.

 

Te ne andasti come un cane bastonato:

tutto annullato per il voto.

 

(Ancora oggi dicono di te

lungo i paesi della costa.

I vecchi avvinazzati:

“Aveva fegato l’uomo”)

da Canto per Liopigama. CASISMA Edizioni, Porto Recanati 1995.

IL VERGARO, LA DONNA E I SORDI

Lunedì, Febbraio 14th, 2011

Quando ero piccolo vivevo nella valle oltre il Colle dell’Infinito leopardiano. Mio nonno paterno mi aveva insegnato i segreti nel ‘leggere’ il volto delle persone: fisiognomica perfezionata poi negli studi, per necessità di superare l’ostacolo della disabilità uditiva.

Quando nei primi tempi andavo alle riunioni dell’Idv, mi inalberavo parecchio, perché niun cane si degnava di farmi comprendere l’interloquio, sebbene fossi stato invitato all’incontro; coi tempi poi ci ho fatto il callo e, con maestria, ho iniziato a ‘navigare’ sui volti e la motilità dei presenti. Individuando tantissimo senza necessità (talvolta) di audizione. La sintesi di un’alta percentuale di popolazione politica dirigente dell’Idv è amara, esplicita negli eventi susseguenti di taluni politici che hanno abbandonato poi ADP, o dei voltagabbana. Certa gente idvista non è migliore di chi critichiamo negli altri partiti. I valori professati con energia divengono solo esercizi articolatori per produrre verbalità. In talune sezioni dell’Idv, se sei sordo o cieco, o che altro non so, resti tale nella tua grave disabilità sensoriale. Non sei persona, sei una tessera e, il peggio, accade quando sei sordo dove non c’è uno qualsiasi (sebbene tu sia notissimo) che ti dica: posso far sì che tu capisca quanto avviene in questa riunione? Una realtà oggettiva che non entra nella testa dei dirigenti locali! Ma avviene sempre la smania di acquisire più potere. Sono evidenti realtà che annuncio da anni. Mi accorgo che ADP è crocifisso con i suoi «iscritti speciali», non è ascoltato in periferia, e non fa come taluni leader dei partiti europei dove, i disabili sensoriali in particolare, sono aiutati a testimoniare le proprie esperienze di vita nei consessi politici. All’EU ci sono ben 4 deputati profondamente sordi. Se l’Idv vuole essere creduto inizi a dire, a 360°, al disabile sensoriale iscritto all’Idv: cosa vuoi che il partito faccia perché tu divenga partecipe nella nostra politica?

Se il signor B. degrada la donna, senza valutarne la mente superiore all’uomo, non ci sembra che certi partiti, compreso l’Idv insisto, sia artefice di valorizzare iscritti coraggiosi con titoli scientifici e culturali idonei, talvolta li usano come “portatori d’acqua”, come il Signor B. prostituisce il body della donna! Mai sono stato, in tanti anni che faccio politica col l’Idv, messo a confronto con chi si autocandida o con chi è sospinto dal leader locale per essere eletto, nasce il disamore della politica inducendo parecchi disabili ad affermare, tanto vale che resti nelle associazioni, per criticare il/i partito/i dall’esterno. Credo che in tanti pensano così, ma non scommetto più sul loro masochismo.

Giustizia e disabilità (prima parte)

Venerdì, Gennaio 7th, 2011

Martha C. Nussbaum ha portato l’attenzione sulla teoria delle capacità, allo scopo che ciascuno di noi raggiunga la felicità che esprimerà secondo le sua potenzialità. L’autrice ammette che è un errore del nostro tempo (cfr Le nuove frontiere della giustizia. Disabilità, appartenenza di specie) che la democrazia e la politica devono essere  gestite solamente da chi è giudicato normale. Portando di fatto l’attenzione su tre problemi irrisolti: 1) le questioni della giustizia nei confronti delle persone con  handicap; 2) il problema dell’estensione della giustizia a tutti i cittadini; 3) il nostro modo di trattare gli animali non umani.

L’autrice ha presente che è sbagliato considerare cittadini – come succede  in particolare oggi – solo baldi giovanotti, escludendo l donne, i bambinoni, gli anziani e i disabili. Siamo nell’errore iniziale di fornire i principi politici fondamentali di una società solo ai giovani, ma dobbiamo far sì che sia estesa a tutti i cittadini. Per Nussbaum la teoria della giustizia di Rawls è la migliore perché non esclude nessuno dalla partecipazione democratica se non che chi  si vuole tirar fuori dalla società stessa. Se i disabili sono considerati membri della società, come i fondo essi sono, è evidente che la società  è chiamata a risolvere i loro problemi  di partecipazione  (superamento della disabilità delle strutture e del personale specializzato ) affinché le  loro potenzialità siano  attive nel conteso della stessa società. Una volta, per esempio, si torturava chi mancino. Era un pregiudizio. Considerato addirittura handicappato, simile alla donna che, a detta degli uomini, incapace di  esercitare delle professioni in quanto soggetta al ciclo mensile, e di fatto disadattata a decidere con serenità in quei periodi. La democrazia allora non esiste per disabili? E chi la garantisce poi? Sono sempre “quelli lì” a comandare con le stesse strutture dotate per i normali.  Questo, di fatto, mina la democrazia alla base  perché qualcuno manca.  E ciò che dice Sylvain  Maréchal nel  Manifesto degli Eguali  nei quali sono ammessi gli affilati egualitarismi di Babeuf e dei suoi congiunti. Maréchal invoca una società in cui «non ci sono più fra gli uomini altra differenza che quella dell’età e del sesso».

Buttare fuori con disinvoltura donne, bambini e handicappati dalla nave della politica quando lo si fa nel loro primo affacciarvisi perché c’è il sospetto che siano migliori, soprattutto  nei confronti dei bambini accostati per l’alfabetizzazione sulla Giustizia, anche con la presenza di Figure carismatiche o da imitare, e se li escluderemo (a parte la farsa dei consigli comunali dei bambini) ci comportiamo nello stesso modo di quando schiavi, donne, handicappati  e stessi bambini non avevano nessun diritto. Non dobbiamo più continuare a giocare sull’ambiguità del termine «diritti dell’uomo», occorre, invece, valutare che cosa può dare quest’uomo quando è messo nella condizione di partecipare nelle sue potenzialità per facilitare la crescita della democrazia nella società.

Tacere

Venerdì, Gennaio 7th, 2011

Noi che affermiamo d’essere specie umana
non ci avvediamo dell’egoismo
quotidiano innestante
“tutti siamo eguali”;
invece c’è sempre taluno superiore
che reprimiamo per tenerlo nel ricinto;
l’Italia a volte lascia
intelligenza esiliata in stranieri siti a fatica
la lingua biascica,
negligente fu per lui la patria
formica misconosciuta, vaga. (…)

Politico, giustificarsi non serve.
Sei quacchero, zero.
Quel che fa piangere il cuore
è che non lo sai;
nello scranno di eletto a Montecitorio articoli parole vuote.
Non hai capito - dai saggi qui passati -
che tacere è sinonimo d’intelligenza.

Bugia e menzogna

Venerdì, Gennaio 7th, 2011

Caro Marco, lo spazio di questa Rubrica è, stavolta, per i giovani e per te.

Vi porto di fronte ai pilastri della realtà quotidiana: il Vero e il Falso. So che ridi. Ma se aggiungo, anche della Menzogna, sei preso da una motilità nervosa, dall’ansia. Il Vero e il Falso talvolta siamo in grado di identificarli con un po’ di attenzione e ragionamento. Difficile, invece, la Menzogna, la quale ha genesi da un’azione predisposta per nuocere, per far del male a qualcuno, per ricattarlo, per piegarlo ai voleri. Mentre sto scrivendo non so come finirà (politicamente) lo scontro Fini-Berlusconi. La gente è confusa. Perché - il vero e il falso – sono conosciuti con i tuoi occhi, con la tua mente: la Menzogna ti resta sempre appiccicata addosso, resta nel tormentoso dubbio. Ti ricordo che il Signor B. si vanta d’essere amico di Putin, il quale era capo del Kgb, la polizia segreta dell’URSS!  L’allievo italiano si sta comportando da studente diligente! Stranamente i dossier appaiono nei confronti  di persone che dànno fastidio, o adombrano il potere del leader. Il signor B. ha inventato una democrazia pro domo sua, abituato com’è a guazzare nel fango: e poi col megafono delle sue televisioni e di servili giornali, punta a distruggere l’avversario politico. Non c’è dubbio, ci sa fare: è un artista nel confondere e creare casini. Poi, chetate le tenzoni, il Burattinaio si propone al malcapitato per la soluzione del problema per il proprio tornaconto. Ovviamente il popolo che non reagisce è mentalmente depredato, la carenza di ragionamenti politici affossa, talvolta addirittura affascina (!) e come scrive Tocqueville: il potere tirannico seduce il popolo.

Fino a quando avremo un padrone che guida un partito come fosse un’azienda non avremo speranza di uscire dalla politica “ingessata”, mai avremo una Cultura di “liberazione”, un confronto con idee e proposte. Perché tu non sia obbediente, cioè servo dei “costruttori di menzogne”, devi guardare l’interlocutore negli occhi e tenere a portato di mano la Carta del  tuo Paese: con la dialettica illuminata e il confronto potrai vincere il Menzognero. Oriana Fallaci, donna forte, afferma che se l’autocompiacimento è il  sale della dittattura (v. il signor B.), la “critica è il sale della democrazia». Qualcuno ci liberi dal letame sparso in questo Paese.

IL SIGNOR B. E L’ADESCAMENTO PARLAMENTARE

Venerdì, Gennaio 7th, 2011

Le persone critiche, utilizzanti il proprio cervello, che non si adeguano ad uno psittacismo di maniera, si saranno accorte che Berlusconi, nei momenti ‘diffcili’ del suo governare, compie uno sforzo di «discolparsi» delle proprie azioni, con la fisima di scaricare sui «comunisti» ogni loro fallimento. Più che essere una questione psichiatrica, siamo dinanzi ad un’astuzia diabolica; più che «bugia», è «menzogna». Molti giornalisti e politici di opposizione scrivono ad orecchio, per sentito dire, invece la parola va dapprima decodificata e poi interpretata nel contesto dell’azione. Il signor B. guida  «il governo del non fare (sic!)», ma anche una squadra di fenomenali massmediologi e teoroci della comunicazione capaci di alterare il significato delle parole secondo «il» momento. Le mutazioni dei significati emergono a bizzeffe: «rientro di capitali», martellamento per settimane dei media per indurre il popolo acritico a pensare: “porteranno (i ricchi NdA) soldi per investimenti in loco (in Italia)”, nascondendo, alla semplice definizione (ma troppo esplicita): «il premier dà opportunità, agli evasori fiscali, di riportare in Italia i soldi nascosti all’estero»; «i magistrati di sinistra» e/o similari sortite sui giudici non graditi, inducendo il lettore disattento a pensare che, se commetterà un reato, non sarà giudicato da un giudice equilibrato, ma da «un giudice di sinistra o comunista», di fatto fazioso, venduto, col riferimento che, il male, è sempre a sinistra. Si possono analizzare decine e decine di locuzioni togliendole dal contesto e che, poi, incredibile (!) tutte conducono all’osanna del premier, ritornando all’occhiello o al titolo dell’articolo, cosicché il signor B., diventa «il miglior capo di governo degli ultimi 50 anni!» Il lettore di giornali non schierati, l’ascoltatore delle emittenti berlusconiane, si fanno l’idea che B. governi la res publica per il bene dei cittadini. Quando questo bene per/dei cittadini non emerge o ritarda ad apparire (vedi l’Aquila, Napoli e tante altre emergenze), la colpa ovviamente ricade sui comunisti, sui magistrati che intralciano i progetti. Il signor B. è prevenuto perché è abituato a corrompere - a ‘ungere le ruote’, nel gergo comune - di fatto gli è ignota la dirittura morale dei laici di sinistra: si pensi a Pajetta, a Terracini, a Togliatti, a Ciampi, ad Amendola e a tanti altri. Nell’intrigo di demonizzare «i comunisti» partecipa - col premier - tutto il suo entourage mediatico. La “menzogna a tavolino”, come l’ho definita, muta il significato della parola stessa, la sua imago. Eccoci di fronte al kofos aristotelico l’inquinamento delle azioni giuridiche condotte nelle diatribe e di rinvio a giudizio contro la magistratura; l’estemporanea pressione sui pubblici ufficiali e spacciare fandonie (vedi la storia di Ruby); sul misturato sistema di emittente pubblica e privata, allorché è controllore-controllato, elevano il signor B quale  fenomenale giocoliere della “cosa pubblica”, di cui non avremo corretezza amministrativa e democrazia sino a quando  sarà capo del governo, e lo   sarà a lungo perché troverà sempre un sodale - suo pari - che starà al gioco. Le persone con un buon cervello l’hanno capito. Ma la presunzione della gloria e della platea che spetterà al leader che vincerà il Drago, induce la coalizione a tergiversare… Docet ADP, col coraggio che lo distingue, dice: «Mi alleo anche col diavolo, pur che finisca l’era Berlusconi!» Non è odio per il premier, ragionevolezza e equilibrio di riaccendere la fiaccola della speranza.

METODO PIGLIACAMPO

Domenica, Dicembre 5th, 2010

Ogni tanto viene fuori qualcuno che spaccia un  metodo: e fa soldi, tantti. Ma che dice? che propone? che cosa ha inventato? L’Italia è il paese della turlupinatura. Infatti, quando andiamo all’estero, ci pensano un pochino (ci avete fatto caso?) prima di inserire la carta di credito nell’apposita ‘macchinetta’, quando dobbiamo pagare il conto, dapprima ti guardano con un atteggiamento (…). Ma io ho proposto un metodo serio, documentato nell’applicazione, che non smisto per far soldi. Riprendo dal mio  testo, a pag. 240, del volume Nuovo dizionario della disabilità, dell’handicap e della riabilitazione, Armando, Roma 2009.    «Il metodo Pigliacampo è un procedimento d’insegnamento ai ciechi di nascita o divenuti tali in età evolutiva o da adulti della lingua dei segni dei sordi o, al limite, di un gruppo di segni. La mia scoperta o, di verifica, è avvenuta all’inizio di questo terzo Millennio che, ritrovandomi con alcuni  sordi, con i quali avevo convissuto nell’Istituto per sordi e avevamo appreso in quella sede la lingua dei segni, avendo - negli anni - alcuni di   loro avendo perso totalmente la vista, facevano fatica a comunicare col braille o il sistema Malossi, ma che nello scambio interrelazionale tattile avevano conservato i processi mnemonici  cinestetici. L’esperienza del mio segnare, di cui io conoscevo anche quella degli amici, mi  portò a proporgli - nell’attuale scambio che, per essi, avveniva nel buio - di utilizzare aree del corpo, ogni area raggruppava una quantità di segni. Il procedimento è individuale. Ogni volta si presenta un gruppo di segni, il segno va dapprima accompagnato con la mano dominante del protagonista che si appresta ad apprendere: si ‘guida’ formando la configurazione, poi si predipone l’orientamento accompagnando il movimento sino al luogo segnico. L’esercizio segnico va ripetuto più volte, per mezzo della mano-guida, sino a quando il cieco non chiederà egli stesso di voler segnae da solo. L’obiettivo è quello di permettere al cieco di orientarsi nello spazio neutro e negli altri luoghi segnici, cioè nelle zone definite del proprio corpo, acquistando padronanza d’azione per raggiungere, infine, conoscienza delle forme degli oggetti perché, elaborando il segno, ne comprenderà la forma. E’ possibile passare, dopo la conoscenza di segni singoli o isolati, a due o più segni  corrispondenti a signifivati compiuti.»

SETE DI CONOSCENZA

Domenica, Novembre 7th, 2010

                                        Rochester, N.Y. 1 agosto 1990
 

Raggi di sole hanno acceso il suolo
solcando il cuore della terra:
e io cammino sull’orlo dei solchi
col cuore crocifisso di dolori.
Tu porti stesso amaro fardello?
Sei nel solco o voli spazi siderei?
Il tempo segna di rughe il volto
divenuto simile a prati in fienagione
dove erba s’è data alle falci
per ridonare verdi steli a primavera.
Vieni con me.
Stasera riscrivo ogni verso
riprendo profumo di valli
scogliere figli vocianti gabbiani
Il mondo è nostro
quando siamo baciati di gioia.
Ma la mia felicità non arriva:
dimmi se verrà dopo morte?
Nemmeno tu confermi.
Resto con la sete di sapere.
Da Canto per Liopigama, CASISMA Edizioni, Porto Recanati 1995
 

L’UNTO DEL SIGNORE

Sabato, Ottobre 23rd, 2010

 

  

Sono certo che parecchi lettori ricorderanno che, il Signor B., all’inizio del suo governo si incensava d’essere «l’unto del Signore», o meglio il nuovo Messia che ci avrebbe portato nell’Eldorado, dimenticando d’essere – sebbene miliardario – anche lui un uomo mortale. Sono trascorsi parecchi anni del suo maneggiar politica, senza che avessimo, ancora oggi, chiara idea del motivo del suo “scendere in campo”.  Eccolo lì – questo Unto del Signore – secondo l’opinione di grandi giornalisti, di osservatori politici compiere nefandezze verso i leaders della sua coalizione  di governo. La miseria umana dell’uomo che ci governa appare evidente nella mancanza di carisma, se non altro di un operare mascherato, nel momento  delle difficoltà, nell’astuzia becera, di abilità di sapersi incensare e di manipolare il consenso sia mediatico che di solerti fans (a pagamento). Auspica vivere centotrent’anni. Glielo auguriamo perché non è degno di persona mortale gioire la morte del nemico politico, considerato che ci sono tanti “morti viventi” in Parlamento! Dall’esultanza del potere (“l’unto del Signore”) è sceso nel linguaggio peggiore di un bevitore d’osteria ubriaco, sino a bestemmiare Dio (così riportano tutti i giornali). La superbia e l’ottusità mentale non hanno limiti. Anche la rana voleva divenire voluminosa come il bue, ma fece male i calcoli scoppiando in mille pezzi. Così finirà il signor B.: e tutti i seguaci, d’inizio e   fine della sua  storia politica, una volta “esploso”  diranno  - ammaestrati dalle sue menzogne - di non averlo mai conosciuto.  Sono trascorsi mesi e mesi di diatribe sulla proprietà della “casa di Montecarlo”. Tutt’Italia, il mondo hanno visto che le “battaglie” nel nostro Paese avvengono - non per i programmi di governo e di migliorare le condizioni di vita dei cittadini - bensì per disarcionare l’avversario politico quando, costui,  si oppone  al leader, nel nostro caso a Silvio Berlusconi. L’ex-ministro del governo Craxi, Formica, ebbe a dire che la politica “è merda e sangue”, ma oggi è peggio ancora: è vergognosamente blasfema.  Il presidente della repubblica emerito, Oscar Luigi Scalfaro, che è credente e cattolico praticante inorridisce. E le parole di Aldo Moro sono chiaroveggenti: «La società di domani, quella che vagheggiamo e per la quale lavoriamo, ha bisogno di uno Stato impegnato, articolato, caratterizzato da una efficace cooperazione dei poteri e da una corretta e agile amministrazione.» Assistiamo, invece, che un deputato del partito del capo del governo, l’On. avv. Ghedini, stipendiato dai cittadini, dedichi tutto il suo tempo a tutelare le miserevoli faccende legali del suo leader; lo scontro - fomentato dallo stesso capo del governo – fra le massime Istituzioni non ha tregua; l’insulto, più che il dibattito primeggia nei massimi poteri politici e istituzionali; il dossieraggio sulle abitudine sessuali e gli investimenti economici dei  leaders albergano fra le fazioni politiche. L’unto del Signore, Deus et machina nel prendere per il naso i cittadini onesti d’Italia, sta concludendo il suo ciclo politico; e, mentre questo succede, mi allarma una cosa che, anche nell’Idv, ha lasciato il Signor B. funesti indizi del suo “far politica”. Auguriamoci che ADP se ne accorga in tempo perché, se non avverrà, tutte le battaglie portate avanti con tenacia e sacrifici, per un Paese che rispetti le Regole democratiche e le Istituzioni, andranno sperse come bolle di sapone.